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Retroattività sanzioni amministrative: la Cassazione

Una società radiofonica, sanzionata per non aver richiesto il certificato di agibilità per i suoi lavoratori dello spettacolo in un periodo precedente al 2001, ha invocato l’applicazione di una legge successiva più favorevole che ha abolito tale obbligo. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione sulla retroattività delle sanzioni amministrative di tale importanza da rimettere la decisione alle Sezioni Unite. La Corte ha sollevato dubbi sulla ragionevolezza di continuare a sanzionare una condotta che non è più considerata illecita, data la natura punitiva e l’afflittività della sanzione originale.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Retroattività Sanzioni Amministrative: La Cassazione Interpella le Sezioni Unite

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso il dibattito sulla retroattività delle sanzioni amministrative. Il caso, che vede contrapposti una nota società radiofonica e il Ministero del Lavoro, riguarda l’applicazione di una sanzione per una violazione di norme sul lavoro dello spettacolo oggi abrogate. La Corte, riconoscendo la particolare importanza della questione, ha deciso di rimettere gli atti alle Sezioni Unite per una pronuncia definitiva.

Il Caso: Il Certificato di Agibilità e la Sanzione

I fatti risalgono al periodo tra il 1999 e il 2001. Una società radiofonica aveva ricevuto un’ordinanza ingiunzione per un importo considerevole per non aver richiesto il cosiddetto “certificato di agibilità” per i propri lavoratori, appartenenti alle categorie dello spettacolo. All’epoca, la legge imponeva alle imprese di munirsi di tale certificato, rilasciato dall’ente previdenziale (all’epoca Enpals), prima di far agire i lavoratori. La mancanza di questo documento comportava l’applicazione di pesanti sanzioni amministrative.

Il contenzioso legale ha visto la società soccombere in secondo grado, con la Corte d’Appello che confermava la legittimità della sanzione. La società ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su un argomento cruciale: l’evoluzione della normativa.

L’Evoluzione Normativa e il Principio della Retroattività delle Sanzioni Amministrative

Il punto centrale del ricorso si fonda sullo ius superveniens, ovvero una nuova legge intervenuta successivamente ai fatti contestati. In particolare, la Legge di Bilancio del 2018 (L. n. 205/2017) e successive modifiche hanno eliminato l’obbligo di richiedere il certificato di agibilità per i lavoratori dello spettacolo assunti con contratto di lavoro subordinato e impiegati presso i locali dell’azienda.

La difesa della società ha sostenuto che, essendo venuto meno l’obbligo, la condotta originariamente sanzionata non dovrebbe più essere punita. Si è invocato, quindi, il principio della lex mitior, ovvero l’applicazione retroattiva della legge più favorevole. Questo principio, consolidato in materia penale, è oggetto di un acceso dibattito per quanto riguarda le sanzioni amministrative.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione non ha deciso la controversia nel merito, ma ha emesso un’ordinanza interlocutoria, riconoscendo che la questione sulla retroattività delle sanzioni amministrative merita un approfondimento da parte della sua massima composizione, le Sezioni Unite.

La Corte ha evidenziato diversi profili di criticità nella normativa previgente. La sanzione, applicata per ogni lavoratore e per ogni giorno di lavoro senza un tetto massimo, poteva assumere un carattere sproporzionato e afflittivo, specialmente per i lavoratori a tempo indeterminato.

Richiamando la giurisprudenza della Corte Costituzionale e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (i cosiddetti “criteri Engel”), i giudici hanno sottolineato che una sanzione, seppur formalmente amministrativa, può avere una natura sostanzialmente “punitiva”. Quando ciò accade, dovrebbe essere esteso anche ad essa il principio di retroattività della legge più favorevole, a meno che non sussistano interessi di rango costituzionale prevalenti.

Nel caso specifico, l’obbligo del certificato per i lavoratori “stanziali” è stato giudicato superfluo e un’inutile duplicazione rispetto ad altri adempimenti già previsti, come le denunce periodiche dei contributi. L’abolizione di tale obbligo da parte del legislatore del 2017 e 2018 è stata vista come una presa d’atto di questa superfluità. Di conseguenza, la Corte ha espresso un forte dubbio sulla ragionevolezza di continuare a punire una condotta che l’ordinamento stesso, con le nuove leggi, ha cessato di considerare illecita.

Le Conclusioni: Palla alle Sezioni Unite

In conclusione, la Corte di Cassazione ha deciso di non decidere. Ha sospeso il giudizio e ha trasmesso il fascicolo alla Prima Presidente per l’assegnazione alle Sezioni Unite. Sarà quindi il massimo consesso della giurisprudenza di legittimità a dover stabilire un principio di diritto chiaro e definitivo sulla questione. La decisione che verrà presa avrà un impatto significativo non solo su questo caso, ma su tutte le future controversie in cui una modifica legislativa favorevole interviene a depenalizzare o ad attenuare la sanzione per un illecito amministrativo.

Qual era la violazione originariamente contestata alla società?
La violazione consisteva nell’aver impiegato lavoratori appartenenti alle categorie dello spettacolo senza il possesso del prescritto certificato di agibilità rilasciato dall’ente previdenziale, come richiesto dalla normativa in vigore all’epoca dei fatti (periodo 1999-2001).

Perché la società ricorrente ritiene che la sanzione debba essere annullata?
La società ritiene che la sanzione debba essere annullata in virtù dello ius superveniens, cioè di una nuova normativa (Legge n. 205 del 2017 e successive modifiche) che ha abolito l’obbligo del certificato di agibilità per i lavoratori subordinati che operano nei locali di proprietà dell’impresa. Si invoca quindi l’applicazione del principio di retroattività della legge più favorevole (lex mitior).

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso il caso nel merito ma, riconoscendo la particolare importanza della questione giuridica relativa all’applicabilità retroattiva della disciplina più favorevole in materia di sanzioni amministrative, ha rimesso la controversia alle Sezioni Unite per una pronuncia definitiva che stabilisca un principio di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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