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Restituzione frutti possessore: quando cessa l’obbligo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un erede che chiedeva la restituzione dei frutti di un immobile da parte di una società di leasing. La Corte ha confermato la decisione di merito, basata su una ragione giuridica non contestata dal ricorrente: la società di leasing aveva perso il possesso del bene molti anni prima della sua effettiva restituzione, a seguito di un atto del curatore fallimentare della società utilizzatrice. Di conseguenza, è venuto meno il presupposto per l’obbligo di restituzione frutti del possessore, previsto dall’art. 1148 c.c., che è strettamente legato alla qualifica di possessore.

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Restituzione Frutti Possessore: Cosa Succede se si Perde il Controllo del Bene?

La questione della restituzione frutti del possessore di un immobile è un tema classico del diritto civile, regolato principalmente dall’art. 1148 del codice civile. Questa norma stabilisce che il possessore di buona fede fa suoi i frutti fino al giorno della domanda giudiziale. Ma cosa accade se, nel corso di una lunga vicenda giudiziaria, il possessore perde il controllo materiale del bene? A questa domanda risponde l’Ordinanza n. 12917/2024 della Corte di Cassazione, che chiarisce il legame indissolubile tra possesso e obbligo restitutorio.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una complessa operazione immobiliare risalente al 1990. Una società industriale alienava un complesso immobiliare a una società di leasing, la quale contestualmente lo concedeva in locazione finanziaria alla stessa venditrice. Anni dopo, una sentenza passata in giudicato accertò che la vendita era avvenuta a non domino, ovvero da un soggetto che non era il vero proprietario. Il diritto di proprietà, infatti, spettava a un’altra persona.

Nel frattempo, la società utilizzatrice del bene era fallita. Il curatore fallimentare, con una comunicazione del 1994, aveva manifestato l’intenzione di possedere l’immobile per conto della procedura fallimentare, realizzando di fatto una interversio possessionis e spogliando la società di leasing del suo possesso. L’immobile veniva infine restituito ai legittimi proprietari solo nel 2005.

L’erede del proprietario originario avviava quindi una causa contro la società di leasing (nel frattempo incorporata da un grande gruppo bancario), chiedendo la condanna alla restituzione dei frutti civili che l’immobile avrebbe potuto generare dal momento della domanda di rivendica fino alla sua effettiva riconsegna.

La Questione della Restituzione Frutti e la Cessazione del Possesso

Il punto centrale del dibattito legale era se la società di leasing, pur essendo stata possessore in buona fede, dovesse rispondere dei frutti per tutto il periodo fino alla restituzione del bene agli eredi, oppure se il suo obbligo fosse cessato nel momento in cui aveva perso il possesso a causa dell’intervento del curatore fallimentare.

La Corte d’Appello aveva respinto la domanda dell’erede, sostenendo che la società di leasing avesse perso il possesso del bene già nel 1994. Di conseguenza, non poteva essere tenuta a restituire frutti per un periodo in cui non era più nella condizione di possessore. Contro questa decisione, l’erede ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Importanza della Ratio Decidendi nel Ricorso

Il ricorso per Cassazione è un mezzo di impugnazione a critica vincolata. Ciò significa che non si può semplicemente lamentare l’ingiustizia della sentenza, ma è necessario indicare specifici errori di diritto, contestando in modo puntuale le ragioni giuridiche (rationes decidendi) che sorreggono la decisione impugnata. Se una sentenza si basa su più ragioni autonome e il ricorrente non le contesta tutte, il ricorso è destinato all’inammissibilità, poiché la decisione rimarrebbe comunque valida sulla base della ragione non contestata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio per la ragione appena esposta. La Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione su un punto cruciale: la società di leasing aveva cessato di essere possessore dell’immobile nel febbraio 1994, quando il curatore fallimentare della società utilizzatrice aveva mutato la propria detenzione in possesso (interversio possessionis). Da quel momento, la società di leasing non aveva più il controllo del bene.

Secondo la Cassazione, il ricorrente non ha adeguatamente contestato questa specifica ratio decidendi. Non ha confutato, con argomenti giuridici pertinenti, la ricostruzione della Corte d’Appello secondo cui il possesso era venuto meno. Di conseguenza, anche se le altre censure mosse dal ricorrente fossero state fondate, la decisione di rigetto sarebbe rimasta in piedi su questa autonoma e non scalfita ragione giuridica.

L’obbligo di restituzione frutti del possessore, disciplinato dall’art. 1148 c.c., presuppone logicamente e giuridicamente la qualifica di possessore. Se un soggetto non è più possessore, non può essere tenuto a rispondere dei frutti che non ha percepito né avrebbe potuto percepire.

Le Conclusioni

L’ordinanza offre due importanti lezioni pratiche. La prima, di natura processuale, ribadisce l’importanza strategica di attaccare tutte le rationes decidendi di una sentenza nel ricorso per Cassazione. Omettere la critica anche solo di una di esse può compromettere irrimediabilmente l’esito del giudizio di legittimità.

La seconda, di natura sostanziale, chiarisce che l’obbligazione di restituire i frutti è intrinsecamente legata alla situazione di possesso del bene. Nel momento in cui il possesso cessa, per qualsiasi causa (in questo caso, l’atto di un terzo), viene meno anche il presupposto per l’applicazione della norma sulla restituzione dei frutti. Un principio di logica e giustizia che la Corte ha fermamente riaffermato.

A partire da quale momento il possessore di buona fede deve restituire i frutti del bene?
Secondo l’articolo 1148 del codice civile, il possessore in buona fede è obbligato a restituire i frutti percepiti e quelli che avrebbe potuto percepire usando l’ordinaria diligenza a partire dal giorno della domanda giudiziale di rivendica.

Cosa succede all’obbligo di restituzione dei frutti se il possessore perde il controllo del bene?
Secondo la decisione in esame, se il possessore perde il possesso del bene, il suo obbligo di restituire i frutti cessa. L’obbligazione prevista dall’art. 1148 c.c. è infatti strettamente connessa alla qualifica di possessore e al controllo effettivo sul bene.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha contestato una delle ragioni giuridiche fondamentali (ratio decidendi) su cui si basava la sentenza d’appello. Nello specifico, non ha confutato l’affermazione che la società di leasing avesse perso il possesso dell’immobile nel 1994, un fatto che da solo era sufficiente a giustificare il rigetto della domanda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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