LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità extracontrattuale banca: il caso analizzato

La Corte di Cassazione conferma la condanna di un istituto di credito al risarcimento dei danni per responsabilità extracontrattuale. Il caso riguardava un certificato di deposito, risultato nullo per assenza di sottoscrizione, consegnato da un dipendente a un cliente. Nonostante la nullità del titolo, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso della banca, ribadendo la sua responsabilità per il fatto illecito del proprio preposto. L’ordinanza chiarisce anche importanti aspetti procedurali sulla riproposizione in appello di domande non esaminate in primo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

La responsabilità extracontrattuale della banca per illeciti del dipendente

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale: la responsabilità extracontrattuale della banca per atti illeciti commessi dai propri dipendenti. La Corte di Cassazione, con la decisione Num. 9922 del 2024, ha confermato la condanna di un istituto di credito a risarcire un cliente, vittima della consegna di un certificato di deposito nullo. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sia sul piano del diritto sostanziale, in merito alla responsabilità dei padroni e committenti (art. 2049 c.c.), sia su quello processuale.

I fatti di causa

La vicenda ha origine quando un istituto di credito cita in giudizio un proprio cliente chiedendo di accertare la nullità di un certificato di deposito al portatore da 50.000 euro. Il motivo? La mancanza della sottoscrizione, requisito essenziale per la validità del titolo. Il cliente, costituitosi in giudizio, non solo contesta la richiesta ma, in via riconvenzionale, chiede la condanna della banca al pagamento dell’importo del certificato e al risarcimento di tutti i danni subiti, patrimoniali e non.
Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda del cliente. La banca propone appello e la Corte territoriale, pur dichiarando la nullità del certificato, condanna l’istituto bancario al risarcimento del danno per responsabilità extracontrattuale, ai sensi degli artt. 2043 e 2049 del codice civile, per l’importo di 50.000 euro oltre interessi.

La responsabilità extracontrattuale della banca in appello

L’istituto di credito ricorre in Cassazione lamentando, tra i vari motivi, un errore procedurale. Sosteneva che la domanda di risarcimento del danno per responsabilità extracontrattuale, non essendo stata accolta in primo grado, avrebbe dovuto essere riproposta con un appello incidentale specifico e non con una mera riproposizione ai sensi dell’art. 346 c.p.c.
La Corte di Cassazione ha rigettato questa tesi, ritenendola inammissibile per difetto di autosufficienza. La banca, infatti, non aveva fornito nel ricorso gli elementi necessari per valutare se la domanda fosse stata rigettata o semplicemente assorbita dalla decisione di primo grado. La Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto sufficiente la riproposizione della domanda, in quanto il Tribunale l’aveva considerata assorbita. Questo punto chiarisce che, se una domanda non viene esaminata nel merito ma assorbita, non è necessario l’appello incidentale per devolverla al giudice del gravame.

L’applicazione degli articoli 2043 e 2049 c.c.

Un altro motivo di ricorso della banca contestava l’applicazione dell’art. 2049 c.c. (responsabilità dei padroni e committenti) in quanto la domanda del cliente avrebbe fatto riferimento solo all’art. 2043 c.c. (risarcimento per fatto illecito). Anche questa censura è stata respinta.
La Suprema Corte ha ribadito il principio iura novit curia (“il giudice conosce le leggi”), secondo cui spetta al giudice qualificare giuridicamente i fatti dedotti in giudizio. La domanda del cliente era basata sul comportamento illecito del cassiere della banca, che aveva ricevuto 50.000 euro consegnando in cambio un certificato privo di validità. Tali fatti rientravano pienamente nella fattispecie della responsabilità extracontrattuale della banca per l’operato del proprio dipendente, rendendo corretta l’applicazione congiunta degli artt. 2043 e 2049 c.c. da parte del giudice d’appello.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto inammissibile anche il terzo motivo di ricorso, con cui la banca lamentava un’errata valutazione delle prove. Secondo l’istituto, la Corte d’Appello non avrebbe considerato elementi che dimostravano un’anomalia nel rapporto tra cliente e dipendente, tale da interrompere il nesso di causalità. La Cassazione ha bollato questa doglianza come una sostanziale censura di merito, mascherata da vizio di legge. La Corte d’Appello aveva già esaminato le circostanze indicate e le aveva valutate, e non è compito della Cassazione riesaminare i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge.
La Corte ha accertato che la banca aveva omesso i controlli necessari sull’emissione e annullamento dei titoli e che il cliente non aveva competenze tecniche per riconoscere il difetto del certificato. Era stata provata la consegna del denaro e non era emerso alcun accordo fraudolento tra cliente e dipendente. Di conseguenza, la responsabilità dell’istituto di credito per il danno causato al cliente era pienamente configurabile.

Le conclusioni

L’ordinanza consolida principi importanti in materia di responsabilità extracontrattuale della banca. In primo luogo, l’istituto di credito risponde per il fatto illecito del dipendente che, nell’esercizio delle sue mansioni, arreca un danno a terzi, anche se l’atto specifico (come la consegna di un titolo nullo) è illecito. In secondo luogo, sul piano processuale, viene confermata l’ampia portata del principio iura novit curia e si chiarisce la corretta modalità di riproposizione delle domande “assorbite” nel giudizio d’appello. La decisione finale è stata il rigetto del ricorso e la condanna della banca al pagamento delle spese processuali.

Può una banca essere ritenuta responsabile per un certificato di deposito nullo emesso da un suo dipendente?
Sì. Secondo la sentenza, anche se il certificato è nullo, la banca risponde per responsabilità extracontrattuale (ai sensi degli artt. 2043 e 2049 c.c.) per il fatto illecito commesso dal proprio dipendente nell’esercizio delle sue funzioni, che ha causato un danno al cliente.

Se una domanda di risarcimento non viene esaminata in primo grado perché ‘assorbita’ da un’altra decisione, è necessario un appello incidentale per riproporla?
No. La Corte ha ritenuto che, qualora una domanda sia stata considerata assorbita in primo grado (e quindi non decisa nel merito), è sufficiente la sua mera riproposizione in appello ai sensi dell’art. 346 c.p.c., senza la necessità di un appello incidentale formale.

Può un giudice applicare una norma di legge diversa da quella indicata dalla parte?
Sì. La sentenza riafferma il principio ‘iura novit curia’, in base al quale il giudice ha il potere e il dovere di attribuire la corretta qualificazione giuridica ai fatti presentati dalle parti, indipendentemente dalla norma specifica da loro invocata. Nel caso di specie, il giudice ha correttamente applicato l’art. 2049 c.c. anche se la parte aveva genericamente richiamato la responsabilità per fatto illecito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati