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Procedura Civile

Ricorso per revocazione: errore di fatto vs giudizio
Un dipendente pubblico presenta un ricorso per revocazione contro una decisione della Cassazione, sostenendo un errore di fatto. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che la presunta errata interpretazione dei motivi di ricorso costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto, e non rientra tra i motivi tassativi di revocazione.
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Servitù di passaggio: quando il ricorso è inammissibile
Una cooperativa agricola ha impugnato una sentenza che negava la violazione di una servitù di passaggio da parte del proprietario del fondo servente. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che non si può chiedere un riesame dei fatti in sede di legittimità, ma solo contestare errori nell'interpretazione della legge.
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Improcedibilità ricorso: deposito notifica sentenza
Un privato cittadino ha impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole, ma il suo appello è stato respinto. La Suprema Corte ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso perché il ricorrente non ha depositato, insieme all'atto di impugnazione, la prova della notifica della sentenza del tribunale, come richiesto da un termine perentorio di legge. Questa omissione procedurale è stata ritenuta fatale, confermando la rigidità delle norme che regolano il processo di cassazione.
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Usucapione servitù di passaggio: prova e testimoni
Un caso di usucapione servitù di passaggio respinto dalla Corte di Cassazione. La decisione evidenzia come testimonianze contraddittorie e la mancata invocazione iniziale dell'accessione nel possesso impediscano di raggiungere la prova del possesso ultraventennale necessario per acquisire il diritto.
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Criteri CIGS: quando il ricorso è inammissibile
Un gruppo di lavoratori ha contestato la legittimità della loro sospensione in Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS), sostenendo la genericità dei criteri di individuazione e rientro. La Corte di Cassazione ha dichiarato il loro ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. Secondo i giudici, la valutazione dei criteri CIGS spetta al giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se il ricorso si limita a proporre una diversa interpretazione dei fatti.
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Onere della prova: documento essenziale per il credito
Una cittadina si è vista negare i contributi pubblici per i danni da frana a causa della mancata produzione di un verbale tecnico. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha rinviato il caso a nuovo ruolo per acquisire il fascicolo d'ufficio, sottolineando l'importanza dell'onere della prova e la necessità di esaminare tutti gli atti per decidere sull'ammissibilità del ricorso.
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Procura speciale: ricorso inammissibile se anteriore
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia di opposizione all'esecuzione per difetto di una valida procura speciale. La procura presentata era stata rilasciata per il giudizio di primo grado e in data anteriore alla sentenza d'appello impugnata, risultando quindi inidonea a conferire il mandato per il giudizio di legittimità.
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Ricorso inammissibile: la decisione della Cassazione
La Corte di Cassazione dichiara un ricorso inammissibile relativo a una controversia sul pagamento di una rendita vitalizia. L'impugnazione è stata respinta per una serie di vizi procedurali, tra cui la presentazione di motivi nuovi, il tentativo di riesaminare i fatti già valutati nei gradi precedenti e la mancanza di specificità delle censure. La Corte ha sottolineato che non è possibile contestare per la prima volta in Cassazione questioni non sollevate in appello, confermando la decisione impugnata e condannando il ricorrente anche per lite temeraria.
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Compenso incarico aggiuntivo nel pubblico impiego
Un dipendente pubblico ha rifiutato un incarico aggiuntivo perché non retribuito. Successivamente, l'incarico è stato affidato a un altro soggetto con un compenso. Il dipendente ha chiesto un risarcimento, ma la Corte di Cassazione ha respinto la sua richiesta. La Corte ha stabilito che, nel pubblico impiego, un compenso per incarico aggiuntivo è dovuto solo se esplicitamente previsto dalla contrattazione collettiva. Il fatto che l'ente abbia poi pagato un'altra persona non crea un diritto per il primo dipendente.
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Imputazione pagamenti: prima interessi poi capitale
Una farmacia otteneva un decreto ingiuntivo contro un'Azienda Sanitaria Locale (ASL) per prestazioni non pagate. L'ASL si opponeva sostenendo di aver già saldato il dovuto. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ASL, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il principio di diritto ribadito è che, nel rapporto continuativo e unitario tra ASL e farmacie, vige la regola dell'imputazione pagamenti secondo l'art. 1194 c.c.: i versamenti parziali devono essere attribuiti prima agli interessi e poi al capitale, salvo diverso accordo con il creditore.
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Eccezione di inadempimento sindaco: compenso negato
La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità del rigetto della domanda di ammissione al passivo del compenso di un sindaco di una società fallita. Il curatore ha sollevato con successo l'eccezione di inadempimento, basata sulla grave omessa vigilanza del professionista riguardo la perdita del capitale sociale. La Corte ha ribadito che, a fronte dell'allegazione di uno specifico inadempimento da parte del fallimento, spetta al sindaco dimostrare di aver adempiuto correttamente ai propri doveri, prova che nel caso di specie non è stata fornita.
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Legittimazione passiva esecuzione: chi citare?
Una compagnia di assicurazioni si opponeva a una cartella di pagamento emessa da un Ministero. La Cassazione ha dichiarato l'opposizione inammissibile, stabilendo che in tema di legittimazione passiva esecuzione, l'unico soggetto da citare in giudizio è l'agente della riscossione e non l'ente creditore. L'errore nella citazione del soggetto passivo rende la domanda improponibile.
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Credito appalto pubblico: quando nasce il diritto?
Una società costruttrice, dopo aver eseguito lavori per un ente pubblico e successivamente affittato il ramo d'azienda, ha citato l'ente per il pagamento. L'ente aveva pagato la società affittuaria, ritenendola la nuova titolare del credito. La Corte di Cassazione ha stabilito che negli appalti pubblici, il credito per gli acconti non sorge con la mera esecuzione dei lavori, ma solo con l'emissione dello Stato di Avanzamento Lavori (SAL). Poiché il SAL è stato emesso dopo il contratto di affitto, il pagamento all'affittuaria è stato ritenuto corretto, respingendo il ricorso della società originaria. La sentenza chiarisce la natura costitutiva del SAL per la nascita del credito appalto pubblico.
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Autosufficienza del ricorso: Cassazione inammissibile
Una società di diagnostica ha citato in giudizio un'azienda sanitaria per il mancato pagamento di prestazioni. Dopo aver vinto in primo grado e perso in appello, il suo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile. La Corte Suprema ha stabilito che l'atto violava il principio di autosufficienza del ricorso, in quanto non specificava né riproduceva adeguatamente i documenti e gli atti processuali fondamentali per la decisione, impedendo alla Corte di valutare la fondatezza delle censure.
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Risoluzione per mutuo consenso dopo 19 anni di inerzia
Un lavoratore ha impugnato un contratto a tempo determinato quasi vent'anni dopo la sua scadenza. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, stabilendo che un'inerzia così prolungata manifesta in modo inequivocabile una risoluzione per mutuo consenso del rapporto di lavoro, rendendo inammissibile la domanda.
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Leasing traslativo: la Cassazione e la tutela del cliente
La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società finanziaria, confermando la qualifica di un contratto come leasing traslativo. In caso di risoluzione per inadempimento, si applica l'art. 1526 c.c., che prevede la restituzione dei canoni versati dall'utilizzatore, al netto di un equo compenso per l'uso del bene, per evitare l'ingiusto arricchimento del concedente.
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Inquadramento lavorativo: CCNL prevale su bando
Un dipendente di un'azienda sanitaria, demansionato per presunti titoli non idonei, vince in Appello. La Cassazione, tuttavia, cassa la sentenza, affermando il principio che l'inquadramento lavorativo deve rispettare rigorosamente il CCNL e le leggi speciali che istituiscono profili professionali, richiedendo una verifica puntuale dei titoli abilitativi previsti dalla legge, anche quando il contratto collettivo offre requisiti alternativi.
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Nota di iscrizione ipotecaria: prova indispensabile
Una banca si è vista negare il riconoscimento di un'ipoteca in una procedura fallimentare per non aver prodotto la relativa nota di iscrizione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la nota di iscrizione ipotecaria è un documento indispensabile e non sostituibile da altre prove documentali per dimostrare la sussistenza della garanzia e ottenere la prelazione sul credito.
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Domanda di manleva e appello: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 3793/2024, ha chiarito che una domanda di manleva, anche se proposta all'interno di un giudizio di opposizione a un'esecuzione forzata, conserva la sua natura di azione ordinaria. Di conseguenza, la sentenza che la decide è soggetta alle normali regole di appello e non al regime di inappellabilità previsto per le opposizioni agli atti esecutivi. Il caso riguardava un debitore che, opponendosi a un precetto, aveva chiamato in causa un terzo per essere tenuto indenne. La Corte ha stabilito che ogni domanda segue il proprio regime di impugnazione, confermando l'autonomia processuale della domanda di manleva.
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Perdita di chance: risarcimento anche senza certezza
Un cliente, escluso da un'asta immobiliare a causa di un errore del suo avvocato, si è visto negare il risarcimento in appello perché non aveva provato che avrebbe certamente vinto. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che il danno da risarcire è la perdita di chance stessa, ovvero la perdita della possibilità di competere, la cui quantificazione va fatta in via equitativa. L'ordinanza chiarisce che non è necessario dimostrare la certezza del risultato finale per ottenere un indennizzo per la negligenza professionale.
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