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Onere della prova e delibera non prodotta in giudizio

La Corte di Cassazione chiarisce la ripartizione dell’onere della prova in un caso tra un laboratorio di analisi e una ASL. Sebbene una delibera amministrativa impeditiva del pagamento non fosse stata prodotta in giudizio, la sua esistenza e il suo contenuto, non essendo stati contestati, sono stati ritenuti provati. La Corte ha stabilito che spettava al laboratorio, che ne chiedeva la disapplicazione, produrre il documento per dimostrare che fosse una mera reiterazione di un atto precedente annullato. In assenza di tale prova, il ricorso è stato respinto.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Onere della Prova: Quando un Fatto Non Contestato Diventa Prova

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sull’onere della prova e sugli effetti del principio di non contestazione nel processo civile. Il caso riguarda una controversia tra un laboratorio di analisi e un’azienda sanitaria locale (ASL) per il pagamento di prestazioni specialistiche. La decisione chiarisce che un fatto, seppur basato su un documento non prodotto in giudizio, può essere considerato provato se non viene specificamente contestato dalla controparte.

I Fatti del Processo

La vicenda ha inizio quando un laboratorio analisi ottiene un decreto ingiuntivo contro una ASL per il pagamento di oltre 200.000 euro per prestazioni sanitarie. L’ASL si oppone al pagamento, sostenendo che il laboratorio non fosse accreditato per erogare tali prestazioni specialistiche, ma solo per quelle di base. A fondamento della sua difesa, l’ASL citava una propria delibera che declassava l’accreditamento del laboratorio.

Il laboratorio, a sua volta, sosteneva che tale delibera fosse una mera reiterazione di un atto precedente, già annullato in sede amministrativa, e ne chiedeva quindi la disapplicazione per violazione del giudicato. Tuttavia, un elemento cruciale ha caratterizzato l’intero processo: la delibera in questione non è mai stata materialmente depositata agli atti da nessuna delle due parti.

La Corte d’Appello, pur riconoscendo che le parti concordavano sull’esistenza e sul contenuto generale della delibera, aveva rigettato la domanda del laboratorio, ritenendo di non poter procedere all’esame incidentale di un atto non presente nel fascicolo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, investita della questione, ha rigettato il ricorso del laboratorio, confermando la decisione di merito, ma con una motivazione giuridica precisa e illuminante sulla ripartizione dell’onere della prova.

La Ripartizione dell’Onere della Prova

La Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento: chi agisce per ottenere il pagamento di un credito (il laboratorio) ha l’onere di provare il titolo su cui si fonda la sua pretesa. Il debitore (l’ASL), invece, ha l’onere di provare eventuali fatti impeditivi, estintivi o modificativi del diritto, come la mancanza di accreditamento.

In questo caso, l’esistenza della delibera di declassamento era il “fatto impeditivo” eccepito dall’ASL. Poiché il laboratorio non ha mai contestato né l’esistenza né il contenuto dispositivo di tale delibera, per il principio di non contestazione (art. 115 c.p.c.), tale fatto è stato considerato come provato, anche in assenza del documento fisico. La mancata contestazione ha sollevato l’ASL dall’onere di produrre materialmente la delibera.

L’onere della prova per la disapplicazione dell’atto

A questo punto, l’onere della prova si è nuovamente spostato sul laboratorio. Per ottenere la disapplicazione della delibera, non era sufficiente affermare che fosse identica a quella precedente annullata. Il laboratorio avrebbe dovuto dimostrare che la motivazione alla base del nuovo atto fosse la stessa del precedente, violando così gli effetti del giudicato amministrativo. Per compiere tale accertamento, il giudice avrebbe avuto bisogno di esaminare il contenuto della delibera. Di conseguenza, spettava al laboratorio, che aveva l’interesse a provarne l’illegittimità, produrla in giudizio. Non avendolo fatto, la sua domanda non poteva essere accolta.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica applicazione delle regole processuali. La Suprema Corte chiarisce che il principio di non contestazione legittima il giudice a ritenere provato un fatto non specificamente contestato, anche se la prova documentale che lo attesta non è in atti. Questo alleggerisce l’onere probatorio della parte che lo ha allegato. Tuttavia, quando la controparte introduce una contro-eccezione (come la richiesta di disapplicazione per violazione di giudicato), l’onere di provare i fatti a fondamento di tale contro-eccezione ricade interamente su di essa. Nel caso di specie, la prova della presunta identità tra le due delibere poteva emergere solo dal confronto testuale dei documenti. La mancata produzione del documento chiave da parte del soggetto interessato a farne valere l’illegittimità si è rivelata fatale per l’esito della causa.

Le Conclusioni

Questa ordinanza sottolinea l’importanza strategica della gestione delle prove nel processo civile. Insegna che non contestare un fatto affermato dalla controparte equivale, in molti casi, ad ammetterlo. Inoltre, evidenzia come l’onere della prova sia un concetto dinamico, che si sposta tra le parti a seconda delle eccezioni e delle contro-eccezioni sollevate. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: è fondamentale non solo affermare i propri diritti, ma anche e soprattutto fornire al giudice tutti gli elementi necessari per provarli, senza fare affidamento sul fatto che la controparte possa supplire alle proprie mancanze probatorie.

Chi ha l’onere di provare un fatto in un processo civile?
Secondo l’art. 2697 del codice civile, chi vuol far valere un diritto in giudizio deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento. Chi eccepisce l’inefficacia di tali fatti ovvero eccepisce che il diritto si è modificato o estinto deve provare i fatti su cui l’eccezione si fonda.

Cosa accade se un fatto allegato da una parte non viene contestato dalla controparte?
In virtù del principio di non contestazione (art. 115 c.p.c.), i fatti non specificamente contestati dalla parte costituita sono posti dal giudice a fondamento della decisione senza bisogno di prova. La Corte ha ritenuto che l’esistenza e il contenuto della delibera fossero provati proprio perché non contestati.

Per chiedere la disapplicazione di un atto amministrativo, chi deve produrre il documento?
La parte che ha interesse a dimostrare l’illegittimità dell’atto amministrativo e a chiederne la disapplicazione ha l’onere di produrlo in giudizio. Nel caso specifico, spettava al laboratorio produrre la delibera per consentire al giudice di verificarne il contenuto e confrontarlo con l’atto precedente annullato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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