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Nullità delibera condominiale: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20601/2024, ha chiarito un punto fondamentale in materia di nullità della delibera condominiale. Un nuovo proprietario si era opposto a un decreto ingiuntivo per spese condominiali maturate prima del suo acquisto. Mentre i giudici di merito avevano considerato la delibera nulla, la Suprema Corte ha stabilito che un’errata ripartizione delle spese costituisce un vizio di annullabilità, non di nullità. Di conseguenza, la delibera doveva essere impugnata nel termine di 30 giorni, cosa non avvenuta. La Corte ha inoltre precisato che la contestazione della validità della delibera, in sede di opposizione a decreto ingiuntivo, va sollevata nell’atto introduttivo.

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Nullità Delibera Condominiale: Quando un Errore è Solo Annullabilità?

La gestione delle spese condominiali è spesso fonte di contenzioso. Un caso recente, deciso dalla Corte di Cassazione, offre un’importante lezione sulla differenza tra nullità e annullabilità delle delibere assembleari. Comprendere questa distinzione è cruciale, poiché determina i tempi e i modi per contestare una decisione che si ritiene ingiusta. L’ordinanza in esame affronta il tema della nullità della delibera condominiale che addebita a un nuovo proprietario spese maturate prima del suo acquisto, stabilendo principi chiari e rigorosi.

I Fatti di Causa

Un Condominio otteneva un decreto ingiuntivo nei confronti di un nuovo proprietario per il pagamento di spese condominiali. Il problema nasceva dal fatto che una parte consistente di tali spese, approvate con una delibera del 2017, si riferiva a gestioni precedenti all’acquisto dell’immobile da parte del condòmino, avvenuto nel 2015.
Il proprietario si opponeva al decreto, eccependo la nullità della delibera per violazione dell’articolo 63 delle disposizioni di attuazione del codice civile, che limita la responsabilità solidale del nuovo acquirente alle spese dell’anno in corso e di quello precedente.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello accoglievano l’opposizione, ritenendo la delibera affetta da nullità. Il Condominio, tuttavia, non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, sostenendo che il vizio fosse, in realtà, una semplice annullabilità e che, pertanto, la delibera non fosse stata impugnata nei termini di legge.

La Decisione della Cassazione e la Nullità della Delibera Condominiale

La Suprema Corte ha ribaltato le decisioni dei giudici di merito, accogliendo i motivi principali del ricorso del Condominio. I giudici hanno chiarito che un’errata imputazione delle spese a un condòmino non determina automaticamente la nullità della delibera condominiale, ma ne causa la mera annullabilità. Questa distinzione è fondamentale: mentre la nullità può essere fatta valere in qualsiasi momento, l’annullabilità deve essere eccepita entro il termine di decadenza di 30 giorni.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un principio consolidato, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (Cass. SU 9839/2021). Secondo tale orientamento, le delibere che violano i criteri di ripartizione delle spese sono da considerarsi nulle solo in un caso specifico: quando l’assemblea, a maggioranza, intende modificare in modo programmatico e permanente, per il futuro, i criteri stabiliti dalla legge o dal regolamento condominiale. In questo caso, l’assemblea agirebbe al di fuori delle proprie attribuzioni.
Al contrario, quando l’assemblea si limita a ripartire le spese per un caso specifico, commettendo un errore nell’applicazione dei criteri (anche consapevolmente), la delibera non ha carattere ‘normativo’ e non incide sui criteri generali. Si tratta di un semplice errore applicativo che vizia la delibera, rendendola annullabile. Di conseguenza, il condòmino che si ritiene danneggiato ha l’onere di impugnarla entro 30 giorni, pena la sua definitiva validità.
Inoltre, la Corte ha accolto anche i motivi relativi all’aspetto processuale. Ha stabilito che la contestazione sulla validità della delibera, sollevata dal condòmino opponente, costituiva una domanda nuova che avrebbe dovuto essere proposta fin dall’inizio nel suo atto di opposizione al decreto ingiuntivo, e non in una memoria successiva. Questo ritardo procedurale ha reso la contestazione inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per condòmini e amministratori. In primo luogo, ribadisce che non ogni errore nella ripartizione delle spese rende una delibera nulla. Nella maggior parte dei casi, si tratterà di annullabilità. Questo impone ai condòmini di essere estremamente vigili e di agire con tempestività: una volta trascorsi i 30 giorni dalla comunicazione della delibera, diventa molto difficile contestarla. In secondo luogo, sottolinea il rigore delle regole processuali: in un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, tutte le difese e le eventuali domande riconvenzionali, come quella per far dichiarare l’invalidità di una delibera, devono essere formulate immediatamente nell’atto introduttivo, per non rischiare di perdere il diritto di farle valere.

Una delibera che addebita a un condòmino spese non dovute è nulla o annullabile?
Secondo la Corte di Cassazione, tale delibera è semplicemente annullabile se si tratta di un errore nell’applicazione concreta dei criteri di ripartizione. È considerata nulla solo se l’assemblea manifesta l’intenzione di modificare in modo programmatico e per il futuro i criteri di ripartizione legali o contrattuali.

Entro quanto tempo si deve impugnare una delibera condominiale annullabile?
La delibera deve essere impugnata, a pena di decadenza, entro il termine perentorio di trenta giorni, come previsto dall’art. 1137 del codice civile, che decorre dalla data della delibera per i dissenzienti o astenuti e dalla comunicazione per gli assenti.

In un giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, quando si può contestare la validità della delibera condominiale?
La contestazione sulla validità della delibera, se configura una domanda nuova volta a privare il credito del suo fondamento, deve essere proposta nell’atto introduttivo del giudizio di opposizione (l’atto di citazione) e non in memorie successive, a pena di decadenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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