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Legittimazione attiva creditore: credito contestato

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26518/2025, ha stabilito un principio fondamentale sulla legittimazione attiva creditore per la richiesta di liquidazione giudiziale. Un credito semplicemente contestato o ‘sub iudice’ non è sufficiente. Il giudice deve effettuare una valutazione sommaria ed incidentale per verificare l’effettiva esistenza del credito, non potendo basarsi sulla mera pendenza di un’altra causa. La Corte ha quindi annullato la decisione di merito che aveva aperto la liquidazione basandosi solo sulla contestazione del credito.

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Legittimazione Attiva Creditore: Credito Contestato non Basta per la Liquidazione

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nelle procedure di insolvenza: quali requisiti deve avere un credito per fondare la legittimazione attiva creditore a richiedere l’apertura della liquidazione giudiziale di un’impresa? La Suprema Corte chiarisce che la semplice esistenza di una controversia sul credito (credito sub iudice) non è, di per sé, sufficiente. È necessario un accertamento, seppur sommario, da parte del giudice.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare si è vista dichiarare aperta la liquidazione giudiziale dalla Corte d’Appello, su istanza di un suo ex socio. Quest’ultimo vantava un presunto credito derivante dalla liquidazione della sua quota di partecipazione, un credito però oggetto di un’altra complessa e annosa causa giudiziaria. In primo grado, il Tribunale aveva ritenuto inammissibile la richiesta, proprio per il difetto di legittimazione attiva dell’ex socio, dato che il suo credito non era certo, liquido ed esigibile.

La Corte d’Appello, riformando la decisione, aveva invece ritenuto che il solo fatto che il credito fosse ‘contestato’ e ‘sub iudice’ fosse sufficiente a radicare la legittimazione dell’istante a chiedere la liquidazione. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra l’altro, proprio l’errata valutazione sulla sussistenza della legittimazione attiva.

La Decisione della Cassazione sulla Legittimazione Attiva Creditore

La Suprema Corte ha accolto i motivi di ricorso della società, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa ad altra sezione della stessa per un nuovo esame. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 37 del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), che regola l’iniziativa per l’accesso alla liquidazione giudiziale.

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: per poter richiedere la liquidazione di un debitore, non è necessario che il creditore disponga di un titolo esecutivo o di un credito definitivamente accertato. Tuttavia, non è neanche sufficiente la mera affermazione di essere creditore.

Il Dovere di Valutazione del Giudice

La Cassazione ha sottolineato che, di fronte a un credito contestato dal debitore, il giudice investito della richiesta di liquidazione ha il potere-dovere di effettuare un vaglio incidentale e sommario sull’effettiva esistenza del credito. Questo significa che il giudice deve compiere una delibazione autonoma, basata sulle allegazioni e sulle prove fornite da entrambe le parti, per verificare, in via preliminare, la fondatezza della pretesa creditoria.

La Corte d’Appello aveva errato nel concludere che la pendenza di un’altra causa sul credito fosse di per sé sufficiente. Così facendo, ha omesso quella valutazione di merito, seppur sommaria, che la legge le imponeva di compiere per accertare la legittimazione attiva del creditore istante.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla necessità di bilanciare due esigenze: da un lato, non ostacolare eccessivamente l’accesso alla procedura di liquidazione da parte dei creditori; dall’altro, proteggere l’imprenditore da iniziative pretestuose o basate su crediti inesistenti. Affermare che un credito ‘sub iudice’ sia automaticamente sufficiente significherebbe esporre le imprese al rischio di procedure concorsuali basate su pretese infondate, con conseguenze potenzialmente devastanti.

Il giudice prefallimentare, quindi, non può limitarsi a prendere atto della contestazione. Deve entrare, seppur in modo non definitivo, nel merito della pretesa, accertando se, sulla base degli elementi disponibili, l’esistenza del credito appaia probabile. Questo accertamento, pur essendo ‘incidentale’ (cioè funzionale solo a decidere sulla legittimazione in quella sede), è un passaggio imprescindibile del procedimento.

Le Conclusioni

La sentenza rafforza un principio di garanzia per le imprese. Un creditore non può utilizzare la minaccia della liquidazione giudiziale come strumento di pressione in una diversa controversia. Prima di aprire una procedura così grave, il giudice deve essere convinto, attraverso una valutazione autonoma e sommaria, che la legittimazione attiva creditore si fondi su un credito la cui esistenza è, quantomeno, verosimile. La decisione della Corte d’Appello è stata annullata proprio per aver abdicato a questo fondamentale dovere di accertamento, accontentandosi di una constatazione formale (la pendenza della lite) invece di compiere una valutazione sostanziale.

È sufficiente che un credito sia contestato per poter richiedere la liquidazione giudiziale di un’azienda?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è sufficiente. Il semplice fatto che un credito sia contestato o ‘sub iudice’ non basta a fondare la legittimazione attiva del creditore.

Cosa deve fare il giudice quando un creditore chiede la liquidazione giudiziale sulla base di un credito non ancora accertato in via definitiva?
Il giudice deve compiere un ‘vaglio incidentale’ e sommario per accertare l’effettiva esistenza del credito. Deve valutare in modo autonomo le prove e le allegazioni di entrambe le parti, non potendosi limitare a prendere atto della pendenza di un’altra causa.

A chi spetta l’onere di provare l’esistenza del credito nell’istanza di liquidazione giudiziale?
L’onere della prova grava sul creditore che presenta l’istanza. Sebbene la pronuncia non lo specifichi direttamente, il principio generale e la logica della decisione implicano che il creditore debba fornire elementi sufficienti a convincere il giudice, in sede di valutazione sommaria, della probabile esistenza del suo diritto di credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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