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Lavoro straordinario dirigente medico: quando è escluso?

Un dirigente medico di struttura complessa ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, una Fondazione ospedaliera, per ottenere il pagamento del lavoro straordinario svolto tra il 2007 e il 2009. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. La Suprema Corte ha stabilito che la natura dell’incarico dirigenziale implica una prestazione onnicomprensiva, finalizzata al raggiungimento di obiettivi, la cui retribuzione include già l’eventuale superamento dell’orario standard. Pertanto, il compenso per il lavoro straordinario del dirigente medico è generalmente escluso, salvo specifiche previsioni contrattuali. La Corte ha distinto tale richiesta da quella per danno da lavoro usurante, che richiede una prova rigorosa del pregiudizio alla salute.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Lavoro Straordinario Dirigente Medico: Quando il Compenso è Escluso? L’Analisi della Cassazione

Il tema del compenso per il lavoro straordinario del dirigente medico è da tempo al centro di dibattiti giurisprudenziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 9126/2024, ha fornito chiarimenti cruciali, confermando un orientamento consolidato: per i dirigenti di struttura complessa, la prestazione lavorativa è da considerarsi onnicomprensiva e finalizzata al raggiungimento di obiettivi, rendendo non configurabile un autonomo diritto al compenso per le ore eccedenti l’orario standard.

Il Contesto: La Richiesta del Dirigente Medico

Il caso ha origine dalla domanda di un dirigente medico, responsabile dell’Unità Operativa di Anatomia Patologica di un importante ospedale gestito da una fondazione. Il medico chiedeva il pagamento delle ore di lavoro straordinario svolte in un arco temporale di quasi tre anni, dal 2007 al 2009. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano rigettato la sua richiesta, sostenendo che la normativa contrattuale collettiva applicabile escludesse tale diritto per i dirigenti apicali. Il medico ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandosi su una presunta errata interpretazione delle norme contrattuali.

La Decisione della Corte: Niente Compenso per il Lavoro Straordinario del Dirigente Medico

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e confermando la linea dei giudici di merito. La decisione si basa su un’interpretazione sistematica dei contratti collettivi di settore, sia pubblici che privati (in questo caso, il CCNL ARIS-ANMIRS 1998-2001).

L’interpretazione del Contratto Collettivo

I giudici hanno evidenziato che la disciplina contrattuale per i dirigenti medici, soprattutto quelli con incarichi di direzione di struttura complessa, prevede un regime specifico. A differenza degli altri lavoratori, questi dirigenti non sono soggetti a un rigido vincolo di orario. La loro prestazione lavorativa è caratterizzata da flessibilità e autonomia, in quanto è funzionale al raggiungimento degli obiettivi e dei programmi assegnati. L’orario di lavoro, sebbene indicato in 38 ore settimanali, è inteso più come un parametro di riferimento che come un limite invalicabile.

La Distinzione tra Lavoro Straordinario e Raggiungimento degli Obiettivi

Il punto centrale della motivazione risiede nell’impossibilità di scindere, nella prestazione del dirigente, le ore di lavoro ordinarie da quelle ‘straordinarie’. L’intera attività del dirigente è vista come un unicum volto a conseguire i risultati gestionali. Di conseguenza, l’eventuale superamento dell’orario di lavoro è già ricompreso e compensato dalla retribuzione complessiva, in particolare dalla ‘retribuzione di risultato’. Quest’ultima è concepita proprio per remunerare l’impegno aggiuntivo e la responsabilità connessi al raggiungimento degli obiettivi. Riconoscere un ulteriore compenso per lo straordinario creerebbe una duplicazione ingiustificata.

Lavoro Usurante vs Lavoro Straordinario Dirigente Medico

La Corte ha però operato una distinzione fondamentale. L’esclusione del compenso per lo straordinario non significa che il dirigente sia privo di tutele in caso di un carico di lavoro eccessivo. Se la prestazione lavorativa supera costantemente e in modo sistematico i limiti della ragionevolezza, configurando un ‘lavoro usurante’ che mette a rischio la salute psico-fisica del lavoratore, quest’ultimo ha diritto a una tutela.

Onere della prova a carico del lavoratore

Tuttavia, in questo caso, la tutela non consiste nel pagamento dello straordinario, ma nel risarcimento del danno alla salute (ai sensi dell’art. 2087 c.c. e dell’art. 32 Cost.). Spetta però al dirigente che agisce in giudizio l’onere di allegare e provare rigorosamente non solo l’eccessivo carico di lavoro, ma anche la natura usurante dello stesso e il conseguente danno subito. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva già accertato che il medico non aveva fornito prove sufficienti in tal senso, limitandosi a indicazioni generiche sul numero di esami e sulla carenza di organico.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio consolidato, già espresso dalle Sezioni Unite nel 2009 (sentenza n. 9146). La prestazione del dirigente è ‘complessiva’ e deve essere svolta per ‘conseguire gli obiettivi propri ed immancabili dell’incarico affidatogli’. La contrattazione collettiva, quando ha voluto riconoscere un compenso extra per attività specifiche (come le guardie mediche o la pronta disponibilità), lo ha previsto espressamente. In assenza di una previsione esplicita, vige la regola generale dell’onnicomprensività della retribuzione. La Corte ha inoltre giudicato inammissibili le censure del ricorrente relative alla presunta esistenza di una ‘prassi aziendale’ per il pagamento degli straordinari, in quanto la questione giuridica sulla non configurabilità del diritto era assorbente e decisiva.

Conclusioni

L’ordinanza n. 9126/2024 ribadisce un principio cardine del diritto del lavoro dirigenziale in sanità: il ruolo del dirigente di struttura complessa non è compatibile con la logica del compenso orario tipica del lavoro subordinato standard. La sua retribuzione, comprensiva della parte legata ai risultati, è pensata per remunerare l’intera dedizione richiesta dal ruolo. Resta ferma la possibilità di agire per il risarcimento del danno da lavoro usurante, ma solo a fronte di una prova rigorosa del carattere irragionevole e lesivo della prestazione, un onere probatorio che si conferma essere particolarmente gravoso per il lavoratore.

Un dirigente medico di struttura complessa ha diritto al compenso per il lavoro straordinario?
No, di regola il dirigente medico con incarico di struttura complessa non ha diritto a un compenso specifico per il lavoro straordinario, poiché la sua prestazione è considerata onnicomprensiva e finalizzata al raggiungimento degli obiettivi, già remunerata dalla retribuzione fissa e da quella di risultato.

Cosa compensa la retribuzione di risultato per un dirigente?
La retribuzione di risultato compensa l’intera prestazione lavorativa diretta al conseguimento degli obiettivi assegnati, includendo anche l’eventuale superamento dell’orario di lavoro. Secondo la Corte, non è possibile distinguere tra le ore preordinate al raggiungimento dei risultati e quelle imposte da esigenze del servizio ordinario.

Se il lavoro del dirigente diventa eccessivamente gravoso, quale tutela è prevista?
Se la prestazione lavorativa eccede i limiti della ragionevolezza e diventa ‘usurante’, ledendo il diritto alla salute, il dirigente non può chiedere il compenso per lo straordinario ma può agire per ottenere il risarcimento del danno (ai sensi dell’art. 2087 c.c.). Per farlo, deve però fornire una prova rigorosa che le condizioni di lavoro erano irragionevoli e che hanno concretamente causato un danno alla sua salute o personalità morale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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