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Intervento in appello: quando è inammissibile?

Analisi di un’ordinanza della Cassazione su un caso di locazione. Una società bancaria, creditrice di una delle parti, ha visto il suo intervento in appello dichiarato inammissibile. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di primo grado, che ordinava la restituzione di un deposito cauzionale. Ora entrambe le parti originarie ricorrono in Cassazione.

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Intervento in Appello: Il Ruolo del Creditore nel Processo Altrui

L’intervento in appello è uno strumento processuale che consente a un soggetto terzo di inserirsi in una causa già in corso tra altre parti. Tuttavia, questa possibilità non è illimitata e richiede la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare un caso emblematico, in cui l’intervento di un istituto di credito è stato dichiarato inammissibile, delineando i confini tra interesse di fatto e interesse giuridico.

La Vicenda Giudiziaria: Canoni di Locazione e Deposito Cauzionale

La controversia ha origine da alcuni decreti ingiuntivi emessi dal Tribunale di Roma a favore di una società immobiliare (locatrice) contro una società commerciale (conduttrice) per il mancato pagamento di canoni di locazione. La società conduttrice si opponeva a tali decreti e, in via riconvenzionale, chiedeva la restituzione di un cospicuo deposito cauzionale versato all’inizio del rapporto contrattuale.

Il Tribunale di primo grado rigettava le opposizioni della società conduttrice, ma accoglieva la sua domanda riconvenzionale, condannando la società locatrice a restituire il deposito cauzionale.

La Decisione della Corte d’Appello sull’Intervento in Appello

La vicenda si complica in secondo grado. In fase di appello, interveniva un istituto bancario, affermando di essere l’unico creditore della società conduttrice (l’appellante in quella sede) e di avere, quindi, un interesse diretto all’esito della causa.

La Corte d’Appello di Roma, tuttavia, ha dichiarato l’intervento in appello della banca inammissibile. Successivamente, ha esaminato il merito della causa e ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, rigettando l’appello principale. Avverso questa decisione, sia la banca che la società conduttrice hanno proposto ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Corte

Sebbene l’ordinanza in esame non entri nel merito della decisione della Cassazione, possiamo analizzare le probabili motivazioni che hanno guidato la Corte d’Appello nel dichiarare inammissibile l’intervento della banca. Per poter intervenire in un processo, un terzo deve dimostrare di avere un interesse giuridico, e non meramente di fatto. L’interesse deve essere concreto, attuale e direttamente collegato all’oggetto della controversia.

Nel caso specifico, l’interesse della banca era di natura prettamente economica: assicurarsi che la società sua debitrice ottenesse un risultato favorevole per poter più facilmente soddisfare il proprio credito. Questo viene qualificato come un ‘interesse di fatto’. La Corte d’Appello ha probabilmente ritenuto che la banca non fosse titolare di un diritto che potesse essere pregiudicato direttamente dalla sentenza tra le parti originarie. Il rapporto di credito tra la banca e la società conduttrice è, infatti, distinto e autonomo rispetto al rapporto di locazione oggetto della causa principale.

Conclusioni

La decisione di inammissibilità dell’intervento in appello ribadisce un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’accesso al processo è riservato a chi può vantare un interesse qualificato, ossia un interesse giuridico a far valere un proprio diritto che dipende dall’esito della controversia. Un semplice interesse economico, per quanto rilevante, non è sufficiente a giustificare l’ingresso in una lite altrui. Questa vicenda sottolinea l’importanza per i creditori di valutare attentamente gli strumenti giuridici a loro disposizione (come l’azione surrogatoria o revocatoria) per tutelare le proprie ragioni, senza poter fare generico affidamento sull’intervento in cause in cui non sono parti originarie.

Perché l’intervento della banca in appello è stato dichiarato inammissibile?
La Corte d’Appello ha ritenuto inammissibile l’intervento perché l’istituto bancario vantava un interesse meramente economico e di fatto (recuperare il proprio credito dalla società appellante), e non un interesse giuridico direttamente connesso al rapporto di locazione oggetto della causa.

Qual era l’oggetto principale della controversia tra le parti originarie?
La controversia verteva su decreti ingiuntivi per canoni di locazione non pagati e sulla domanda riconvenzionale della società conduttrice per ottenere la restituzione del deposito cauzionale versato all’inizio del contratto.

Cosa ha deciso la Corte d’Appello nel merito della causa?
La Corte d’Appello, dopo aver dichiarato inammissibile l’intervento della banca, ha rigettato l’appello e ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, che aveva accolto la richiesta di restituzione del deposito cauzionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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