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Interposizione fittizia: quando l’appalto è nullo

La Corte di Cassazione conferma la decisione dei giudici di merito, riconoscendo una interposizione fittizia di manodopera in un appalto di servizi di trasporto. La Corte ha stabilito che, a causa del controllo diretto e pervasivo esercitato dalla società committente sul lavoratore della ditta appaltatrice, si era instaurato un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato. La sentenza chiarisce anche che il termine di prescrizione per i crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto, data l’assenza di un regime di stabilità reale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Interposizione fittizia: quando un appalto nasconde un rapporto di lavoro subordinato

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale nel diritto del lavoro: la interposizione fittizia di manodopera. Questo fenomeno si verifica quando un’azienda, tramite un contratto di appalto di servizi, utilizza di fatto i dipendenti di un’altra società come se fossero i propri, esercitando su di essi un potere direttivo e di controllo. Con questa decisione, i giudici ribadiscono i criteri per distinguere un appalto lecito da una somministrazione di lavoro mascherata, con importanti conseguenze sulla tutela del lavoratore e sulla decorrenza della prescrizione dei crediti.

I Fatti del Caso: Un Appalto Sotto Esame

Il caso riguarda un lavoratore formalmente assunto da una società di autotrasporti, ma di fatto impiegato in un servizio di trasporto e ritiro di effetti postali per conto di una grande azienda committente. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano accertato che l’appalto era in realtà una interposizione fittizia, poiché il lavoratore non riceveva ordini e direttive dal suo datore di lavoro formale, bensì direttamente dalla società committente. Quest’ultima, infatti, organizzava e dirigeva l’attività lavorativa in ogni dettaglio, dalla pianificazione dei percorsi agli orari, senza che la società appaltatrice avesse una reale autonomia organizzativa. Di conseguenza, i giudici di merito avevano dichiarato l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato direttamente con l’azienda committente sin dal 1987, condannandola al pagamento delle differenze retributive.

La Decisione della Corte: Riconoscimento del Rapporto di Lavoro

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla società committente, confermando integralmente le decisioni dei giudici di merito. I giudici supremi hanno ritenuto che la valutazione operata dalla Corte d’Appello fosse corretta e immune da vizi logici o giuridici. La decisione si fonda su elementi concreti emersi durante il processo, che dimostravano in modo inequivocabile la carenza di genuinità dell’appalto.

Le Motivazioni della Sentenza: Gli Indici della Interposizione Fittizia

La Corte ha basato la sua decisione su una serie di indicatori che, nel loro complesso, rivelavano la natura simulata del contratto di appalto. Tra questi, i più rilevanti sono:

* Eterodirezione da parte del committente: Il lavoratore riceveva istruzioni e direttive quotidiane direttamente dai dipendenti della società committente.
* Mancanza di autonomia dell’appaltatore: La società appaltatrice non aveva una propria organizzazione del lavoro, ma si limitava a una gestione puramente amministrativa del rapporto (buste paga, etc.). Non vi era nemmeno un referente dell’appaltatore presente sul luogo di lavoro.
* Controllo e pianificazione: I percorsi, gli orari, i punti di sosta e persino la tipologia dei veicoli erano definiti in modo stringente dalla committente attraverso specifici ‘modelli di pianificazione trasporti’.
* Uso di mezzi del committente: Gran parte dei mezzi materiali, ad eccezione del furgone, appartenevano alla committente.

Questi elementi, secondo la Corte, sono indici sintomatici che configurano un rapporto di lavoro subordinato, in cui il lavoratore è a disposizione del datore di lavoro di fatto per essere assoggettato al suo potere di eterodirezione.

Un altro punto fondamentale affrontato dalla Corte riguarda la prescrizione dei crediti di lavoro. I giudici hanno confermato che, a seguito delle riforme del mercato del lavoro (legge n. 92/2012 e D.Lgs. n. 23/2015), il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non è più assistito da un regime di stabilità ‘reale’ che garantisca sempre la reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo. Per questo motivo, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti retributivi non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua effettiva cessazione. Questo principio tutela il lavoratore, che potrebbe essere timoroso di agire in giudizio per paura di ritorsioni.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per le Aziende

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per le aziende che ricorrono a contratti di appalto di servizi. Per essere considerato genuino, un appalto deve implicare che l’appaltatore mantenga una reale autonomia organizzativa e gestionale, assumendosi il rischio d’impresa. Quando il committente esercita un potere direttivo e di controllo pervasivo sui dipendenti dell’appaltatore, il rischio di veder dichiarato nullo il contratto e di essere riconosciuto come l’effettivo datore di lavoro, con tutti gli oneri conseguenti, è estremamente elevato.

Quando un appalto di servizi nasconde una interposizione fittizia?
Un appalto nasconde una interposizione fittizia quando l’azienda committente esercita un potere direttivo e di controllo diretto sui dipendenti dell’appaltatore, organizzandone il lavoro quotidiano (orari, percorsi, direttive), e l’appaltatore si limita a una gestione puramente amministrativa del personale, senza una reale autonomia organizzativa e senza assumersi il rischio d’impresa.

Da quando decorre la prescrizione dei crediti di lavoro in un rapporto non assistito da stabilità reale?
La prescrizione dei crediti retributivi decorre dalla cessazione del rapporto di lavoro. La Corte chiarisce che, a seguito delle riforme del 2012 e 2015, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non è più garantito da un regime di stabilità reale, pertanto il termine di prescrizione rimane sospeso per tutta la durata del rapporto per proteggere il lavoratore da possibili ritorsioni.

Quali sono gli elementi che dimostrano il potere di eterodirezione del committente?
Gli elementi includono la pianificazione dettagliata dei compiti da parte del committente (attraverso modelli e direttive), il controllo costante sull’esecuzione del lavoro, l’assenza di un referente dell’appaltatore sul luogo di lavoro, e l’invio di istruzioni quotidiane direttamente al lavoratore da parte dei dipendenti del committente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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