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Fideiussione omnibus nulla: Cassazione sulla clausola

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha cassato una sentenza di merito che aveva negato la nullità di una fideiussione omnibus. La Corte ha ribadito che la clausola basata sullo schema ABI, che deroga all’art. 1957 c.c., è nulla per violazione della normativa antitrust. Di conseguenza, la banca creditrice perde il diritto di agire contro il garante se non intraprende un’azione giudiziaria contro il debitore principale entro sei mesi. Questa decisione rafforza la tutela del fideiussore contro le clausole vessatorie nei contratti bancari, specificando che una semplice lettera di messa in mora non è sufficiente a interrompere i termini di decadenza.

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Fideiussione Omnibus Nulla: La Cassazione Annulla la Clausola ABI e Protegge il Garante

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale a tutela dei garanti nei rapporti con gli istituti di credito. Il caso riguardava una fideiussione omnibus nulla a causa dell’inserimento di clausole basate su uno schema ABI (Associazione Bancaria Italiana) giudicato anti-concorrenziale. La decisione chiarisce che la nullità di tali clausole ripristina pienamente le tutele legali per il fideiussore, in particolare l’onere per la banca di agire tempestivamente contro il debitore principale.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Treviso, con cui una banca chiedeva a un privato cittadino il pagamento di oltre 36.000 euro. Il debito derivava da una fideiussione che il cittadino aveva prestato a garanzia delle obbligazioni di una società, successivamente dichiarata fallita. Il fideiussore si opponeva alla richiesta, ma sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello di Venezia respingevano le sue ragioni. Il garante decideva quindi di ricorrere alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione di legge e l’errata applicazione di importanti norme del codice civile.

Le Ragioni del Ricorso: Focus sulla Clausola Abusiva

Il cuore del ricorso si concentrava sulla nullità della clausola n. 6 del contratto di fideiussione. Questa clausola, conforme a uno schema standardizzato dell’ABI, derogava alla protezione offerta dall’articolo 1957 del codice civile. Tale articolo stabilisce che il creditore deve agire legalmente contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione, altrimenti perde il suo diritto nei confronti del fideiussore. La clausola in questione, invece, esonerava la banca da questo onere, consentendole di richiedere il pagamento al garante “a semplice richiesta scritta”.
Il ricorrente sosteneva che, essendo tale clausola illecita perché frutto di un’intesa restrittiva della concorrenza (come stabilito dalla Banca d’Italia già nel 2005), la sua nullità avrebbe dovuto comportare la piena applicazione dell’art. 1957 c.c. Poiché la banca non aveva intrapreso alcuna azione giudiziaria contro la società debitrice fallita, ma si era limitata a inviare una raccomandata al garante, avrebbe perso il suo diritto.

Le Motivazioni della Cassazione e la fideiussione omnibus nulla

La Corte di Cassazione ha accolto le tesi del ricorrente, giudicando fondati il secondo e il terzo motivo di ricorso. I giudici hanno chiarito che l’articolo 1957 c.c. rappresenta una norma protettiva fondamentale per il fideiussore, volta a evitare che la sua posizione di garanzia rimanga “indefinitamente sospesa”.

La Corte ha ribadito che la clausola n. 6 del contratto, essendo riconducibile a uno schema illecito, è da considerarsi nulla. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di neutralizzare gli effetti dell’art. 1957 c.c. proprio sulla base di una clausola riconosciuta come invalida. La nullità della clausola di deroga comporta, infatti, la reviviscenza della norma di legge, con tutti i suoi requisiti.

Inoltre, la Cassazione ha sottolineato che l’iniziativa richiesta dall’art. 1957 c.c. deve essere di natura giudiziaria. Una semplice diffida stragiudiziale o una richiesta di pagamento tramite raccomandata, come quella inviata dalla banca, non è sufficiente a soddisfare l’onere imposto dalla legge per evitare la decadenza del diritto.

Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un’importante vittoria per la tutela dei consumatori e dei garanti nei confronti delle pratiche bancarie. La Cassazione ha stabilito che la nullità di una clausola contrattuale, perché anti-concorrenziale, non è una mera formalità, ma produce effetti concreti, ripristinando le garanzie legali previste a favore della parte più debole. La banca, non avendo agito giudizialmente contro il debitore principale nei termini di legge, non poteva più pretendere il pagamento dal fideiussore. La sentenza impugnata è stata quindi annullata e il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello di Venezia per un nuovo esame, che dovrà attenersi ai principi enunciati dalla Suprema Corte.

Una clausola in una fideiussione che ricalca lo schema ABI anti-concorrenziale è valida?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che la clausola n. 6 del negozio fideiussorio, conforme allo schema ABI dichiarato illecito dalla Banca d’Italia, è nulla.

Se la clausola che deroga all’articolo 1957 c.c. è nulla, cosa deve fare il creditore per agire contro il fideiussore?
Il creditore, in questo caso la banca, deve rispettare l’articolo 1957 c.c., ovvero deve proporre le sue istanze contro il debitore principale entro sei mesi dalla scadenza dell’obbligazione, pena la decadenza dal suo diritto verso il fideiussore.

L’invio di una semplice raccomandata al fideiussore è sufficiente per rispettare i termini dell’articolo 1957 c.c.?
No, l’ordinanza chiarisce che l’iniziativa richiesta dall’articolo 1957 c.c. deve essere di natura giudiziaria. L’invio di una semplice richiesta di pagamento, come una raccomandata, non è sufficiente a impedire la decadenza del diritto del creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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