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Espulsione lavoratore straniero: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino straniero, confermando la legittimità del suo decreto di espulsione. La Corte ha chiarito che la protezione contro l’espulsione, prevista durante la procedura di regolarizzazione (‘sanatoria’), cessa nel momento in cui la domanda viene formalmente rigettata e notificata all’interessato. La successiva pendenza di un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro tale rigetto non sospende l’efficacia del provvedimento di espulsione del lavoratore straniero, che quindi risulta legittimo.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Espulsione lavoratore straniero: la fine della sanatoria apre la via

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9606/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale sul tema dell’espulsione del lavoratore straniero a seguito del rigetto di una domanda di regolarizzazione, comunemente nota come ‘sanatoria’. La decisione stabilisce un principio netto: la protezione contro l’espulsione, garantita dalla legge durante l’iter della sanatoria, termina con la conclusione della procedura amministrativa, e non si estende alla durata di eventuali ricorsi giurisdizionali contro il rigetto.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino marocchino che aveva presentato una domanda di regolarizzazione ai sensi dell’art. 103 del d.l. 34/2020. Tale domanda era stata rigettata e la decisione notificata all’interessato in data 7 dicembre 2021. Successivamente, in data 20 maggio 2022, il Prefetto di Grosseto emetteva nei suoi confronti un decreto di espulsione dal territorio nazionale.

Il cittadino si opponeva a tale decreto dinanzi al Giudice di Pace, sostenendo che l’espulsione fosse illegittima a causa della pendenza di un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) contro il rigetto della sua domanda di sanatoria. Il Giudice di Pace rigettava l’opposizione, e la questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

L’espulsione del lavoratore straniero e la decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la piena legittimità del decreto di espulsione. I giudici hanno sottolineato come la normativa sulla sanatoria (art. 103 d.l. 34/2020) preveda una sospensione della possibilità di espulsione solo fino alla conclusione della relativa procedura amministrativa.

Nel caso specifico, la procedura si era conclusa il 7 dicembre 2021 con la notifica del rigetto al diretto interessato. Il decreto di espulsione, emesso oltre cinque mesi dopo, è stato quindi adottato quando la tutela prevista dalla legge era già venuta meno.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che l’automatismo espulsivo non è stato applicato in modo illegittimo, poiché la condizione di protezione era cessata. La legge mira a tutelare il richiedente durante la valutazione della sua istanza, ma una volta che l’Amministrazione si è pronunciata negativamente, lo straniero torna nella condizione di irregolarità che giustifica l’espulsione. Il fatto che contro il rigetto amministrativo sia stato presentato un ricorso al TAR non ha l’effetto di ‘congelare’ la situazione o di estendere la protezione offerta dalla procedura di sanatoria. La pendenza del giudizio amministrativo non sospende, di per sé, l’esecutività dei provvedimenti dell’autorità. Inoltre, la Corte ha rilevato che altre questioni, come i presunti legami familiari in Italia, sono state sollevate in modo generico e solo in sede di legittimità, senza prova di essere state adeguatamente presentate e documentate nel giudizio di merito davanti al Giudice di Pace.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio cruciale per i cittadini stranieri e i loro datori di lavoro: la domanda di sanatoria offre una protezione temporanea, non infinita. La conclusione negativa del procedimento amministrativo, con la relativa notifica, ripristina la condizione di irregolarità e rende possibile l’emissione di un legittimo decreto di espulsione del lavoratore straniero. L’eventuale impugnazione del rigetto davanti al giudice amministrativo è una strada percorribile, ma non blocca automaticamente le conseguenze derivanti dalla conclusione negativa della procedura di sanatoria. Per ottenere una sospensione degli effetti del rigetto, è necessario un provvedimento cautelare specifico da parte del giudice amministrativo, che non era presente in questo caso.

Può essere disposta l’espulsione di un lavoratore straniero mentre la sua domanda di sanatoria è in corso di valutazione?
No, la legge (art. 103 d.l. 34/2020) prevede che l’espulsione non possa essere legittimamente disposta fino alla conclusione della procedura di regolarizzazione, a meno che il soggetto non risulti pericoloso per la sicurezza dello Stato.

Cosa accade se la domanda di sanatoria viene rigettata?
Secondo l’ordinanza, una volta che la procedura di sanatoria si conclude con un rigetto e questo viene notificato all’interessato, cessa la protezione contro l’espulsione. Lo straniero torna ad essere considerato irregolare sul territorio e può essere destinatario di un legittimo decreto di espulsione.

Presentare ricorso al TAR contro il rigetto della sanatoria impedisce l’espulsione?
No, la sola pendenza del ricorso al TAR non è sufficiente a impedire l’espulsione. La protezione legale termina con la conclusione del procedimento amministrativo di sanatoria, non con l’esaurimento di tutti i possibili rimedi giurisdizionali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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