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Esenzione Bolar: limiti per produttori di principi attivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18372 del 2024, ha stabilito i limiti di applicazione dell’esenzione Bolar per i produttori di principi attivi farmaceutici. Il caso riguardava due società che producevano e offrivano in vendita un principio attivo ancora coperto da brevetto, sostenendo che tale attività fosse lecita in quanto finalizzata a consentire a terzi di ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio per farmaci generici. La Corte ha rigettato questa tesi, chiarendo che l’esenzione Bolar per un produttore terzo presuppone una richiesta preventiva e specifica da parte del genericista. La produzione e l’offerta proattiva, slegate da una committenza, costituiscono contraffazione di brevetto.

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Esenzione Bolar: la Cassazione fissa i paletti per i produttori di principi attivi

La Corte di Cassazione, con una recente e importante sentenza, ha fornito un’interpretazione rigorosa dei limiti dell’esenzione Bolar nel settore farmaceutico. Questa norma è cruciale perché permette ai produttori di farmaci generici di avviare le attività di ricerca necessarie per ottenere l’autorizzazione alla vendita prima della scadenza del brevetto del farmaco originale. La pronuncia chiarisce in modo definitivo a quali condizioni un’azienda terza, produttrice del solo principio attivo, possa beneficiare di questa eccezione senza incorrere in una violazione del brevetto.

I fatti del caso: la produzione del principio attivo

La vicenda giudiziaria ha origine dalla controversia tra una nota casa farmaceutica, titolare del brevetto su un importante principio attivo broncodilatatore, e due società specializzate nella produzione di principi attivi per farmaci generici. Queste ultime avevano avviato la produzione e la commercializzazione del principio attivo, offrendolo sul proprio sito internet a potenziali clienti (aziende genericiste) prima della scadenza del brevetto. La titolare del brevetto le citava in giudizio per contraffazione, sostenendo che tale attività violasse i suoi diritti di esclusiva. Le società convenute si difendevano invocando l’applicazione dell’esenzione Bolar, argomentando che la loro attività era meramente preparatoria e finalizzata a consentire a terzi di svolgere gli studi necessari per ottenere l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) di un farmaco generico.

La decisione dei giudici di merito e l’applicazione dell’esenzione Bolar

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Milano avevano dato ragione alla società titolare del brevetto. I giudici di merito, pur ammettendo in via interpretativa che l’esenzione Bolar potesse estendersi anche ai produttori terzi di principi attivi, avevano stabilito che tale estensione fosse soggetta a condizioni precise. In particolare, l’attività del produttore terzo doveva essere strettamente funzionale e conseguente a una specifica richiesta da parte di un’azienda genericista. Nel caso di specie, invece, era emerso che le società produttrici avevano agito in modo autonomo e proattivo, offrendo indiscriminatamente il prodotto sul mercato attraverso il proprio sito web. Questa attività di marketing, secondo i giudici, era incompatibile con la finalità puramente sperimentale e registrativa richiesta dalla norma, configurandosi come un vero e proprio sfruttamento commerciale del brevetto altrui.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha confermato integralmente la decisione dei giudici di merito, respingendo il ricorso delle società produttrici. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per enunciare un principio di diritto chiaro e definito sull’interpretazione dell’art. 68 del Codice della Proprietà Industriale.

La ratio dell’esenzione Bolar è quella di bilanciare due interessi contrapposti: da un lato, tutelare il diritto di esclusiva del titolare del brevetto; dall’altro, favorire il tempestivo ingresso sul mercato dei farmaci generici alla scadenza della privativa, evitando ulteriori di fatto prolungamenti del monopolio. Per raggiungere questo equilibrio, la norma consente le attività prodromiche all’ottenimento dell’AIC.

Il principio di diritto sull’esenzione Bolar

La Corte ha stabilito che, sebbene l’esenzione possa applicarsi anche all’attività di terzi che producono il principio attivo per conto di genericisti, tale applicazione non è incondizionata. È necessario che la finalità registrativa sia chiara ab origine ed ex ante. Questo significa che l’attività del produttore deve essere avviata in ragione di una richiesta proveniente da un’azienda genericista.

Requisiti stringenti: la richiesta preventiva del genericista

La sentenza sottolinea che la produzione e l’offerta del principio attivo slegate da una committenza specifica si configurano come un’attività di mero sfruttamento commerciale, non coperta dalla scriminante. Il produttore terzo non può agire autonomamente per poi cercare clienti, ma deve essere un mero fornitore che risponde a un’esigenza concreta di un’azienda che intende chiedere l’AIC.

Inoltre, la Corte ha specificato che tale finalità deve essere chiaramente indicata a livello negoziale, ad esempio con clausole che limitino l’utilizzo del principio attivo alle sole finalità Bolar, magari supportate da penali in caso di violazione. Si tratta di minime misure precauzionali per assicurare che lo scopo della norma non venga eluso.

Le conclusioni: implicazioni per i produttori di farmaci generici

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per l’intera filiera del farmaco generico. I produttori di principi attivi che intendono avvalersi dell’esenzione Bolar devono agire con cautela. Non possono produrre e pubblicizzare principi attivi coperti da brevetto in modo speculativo, ma devono poter dimostrare di aver agito su input specifico di un’azienda genericista. Quest’ultima, a sua volta, dovrà attivarsi per tempo, commissionando la produzione del principio attivo con congruo anticipo e formalizzando un accordo che ne vincoli l’uso ai soli scopi registrativi. In assenza di queste condizioni, il rischio di essere condannati per contraffazione di brevetto è concreto.

Un’azienda può produrre un principio attivo coperto da brevetto per venderlo a produttori di farmaci generici, invocando l’esenzione Bolar?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. La produzione non può essere un’iniziativa autonoma e speculativa. Deve avvenire in seguito a una richiesta specifica e preventiva da parte di un’azienda genericista che intende utilizzare quel principio attivo per gli studi necessari a ottenere l’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC).

Quali condizioni devono essere rispettate affinché la produzione di un principio attivo da parte di un terzo rientri nell’esenzione Bolar?
Secondo la Corte di Cassazione, devono sussistere due condizioni fondamentali: 1) deve esserci una richiesta preventiva e specifica da parte del soggetto genericista che utilizzerà il principio attivo; 2) la finalità registrativa deve essere indicata a livello negoziale come limite di utilizzo, ad esempio attraverso contratti che prevedano clausole specifiche e penali per garantire che il principio attivo sia usato esclusivamente per gli scopi consentiti dalla norma.

La semplice pubblicizzazione di un principio attivo brevettato, con l’intenzione di venderlo per scopi registrativi, è consentita dall’esenzione Bolar?
No. La Corte ha stabilito che l’offerta indiscriminata in vendita, ad esempio tramite un sito internet, costituisce un’attività di marketing e sfruttamento commerciale incompatibile con le finalità dell’esenzione Bolar. Tale attività è slegata da una richiesta specifica e quindi non è coperta dalla norma, configurandosi come contraffazione di brevetto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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