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Eccezione fideiussore: quando è tardiva in giudizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18380/2024, ha rigettato il ricorso di un garante che si opponeva a un pagamento. Il caso verteva su una fideiussione ritenuta valida nonostante il disconoscimento di altre garanzie successive. La Corte ha stabilito che l’eccezione fideiussore, basata sulla liberazione per concessione di credito a un debitore insolvente, deve essere sollevata nei termini di legge, altrimenti risulta tardiva e inefficace. La sentenza sottolinea l’importanza del rispetto dei termini processuali e dell’autosufficienza del ricorso in Cassazione.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Eccezione Fideiussore: I Termini Processuali sono Muri Insormontabili

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 18380/2024 offre uno spaccato chiaro sull’importanza cruciale dei termini processuali nel diritto bancario, in particolare per quanto riguarda l’eccezione fideiussore. La vicenda analizza il caso di un garante che, pur avendo argomenti potenzialmente validi, vede il proprio ricorso respinto a causa della tardività con cui ha sollevato le sue difese. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: nel processo civile, il ‘quando’ è tanto importante quanto il ‘cosa’.

I Fatti di Causa: Dalla Fideiussione Falsa a quella Valida

Tutto ha inizio quando un istituto di credito ottiene un decreto ingiuntivo contro una società debitrice e i suoi due garanti per una somma considerevole, derivante da un saldo di conto corrente e titoli cambiari protestati.

Uno dei garanti si oppone al decreto, sostenendo che le firme apposte sulle fideiussioni non siano le sue. Una perizia tecnica (CTU) conferma la falsità delle firme, portando il Tribunale di primo grado a revocare il decreto ingiuntivo. Il Tribunale, inoltre, rileva che la banca aveva agito contro la buona fede, continuando a erogare credito alla società nonostante il peggioramento delle sue condizioni patrimoniali, aggravando così la posizione del garante.

La Decisione della Corte d’Appello

La banca impugna la decisione e la Corte d’Appello ribalta parzialmente la sentenza. I giudici di secondo grado condannano il garante a pagare una parte del debito (circa 24.700 euro), basandosi su una diversa argomentazione. Durante il processo, infatti, la banca aveva prodotto un’ulteriore fideiussione, molto più datata (del 1996), la cui validità non era stata contestata. Secondo la Corte d’Appello, l’obbligo di pagamento del garante derivava da questo precedente contratto. Inoltre, la Corte ha ritenuto tardiva l’eccezione fideiussore relativa alla liberazione dalla garanzia (ex art. 1956 c.c.), in quanto sollevata oltre i termini perentori stabiliti dal codice di procedura civile.

L’Analisi della Cassazione e l’Importanza dell’Eccezione Fideiussore tempestiva

Il garante ricorre in Cassazione, ma la Suprema Corte rigetta tutti i motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti procedurali.

Primo e Secondo Motivo: Fatto Storico vs. Argomentazione Difensiva

Il ricorrente lamentava che la Corte d’Appello avesse omesso di considerare la sua contestazione sull’importo dovuto. La Cassazione chiarisce che la contestazione di una somma non è un ‘fatto storico’ decisivo omesso, ma una mera argomentazione difensiva, non sindacabile sotto il profilo del vizio di cui all’art. 360 n. 5 c.p.c. Allo stesso modo, viene respinta la censura sulla produzione della fideiussione del 1996 solo in corso di causa, poiché il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo si trasforma in un ordinario processo di cognizione in cui le prove possono essere integrate.

Terzo e Quarto Motivo: Novazione e Tardività dell’Eccezione

Il garante ha poi sostenuto che la fideiussione del 1996 si fosse estinta per novazione a seguito della stipula delle successive garanzie (poi rivelatesi false). La Corte dichiara questo motivo inammissibile in quanto ‘questione nuova’, mai trattata nei precedenti gradi di giudizio.

Il punto cruciale, però, è sul quarto motivo. Il garante sosteneva di aver tempestivamente sollevato l’eccezione di liberazione ex art. 1956 c.c. La Corte la dichiara inammissibile per ‘carenza di autosufficienza’: il ricorrente non aveva riportato nel suo atto il contenuto specifico della memoria con cui avrebbe sollevato l’eccezione, impedendo alla Corte di verificare la sua tempestività.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Cassazione si fonda su principi procedurali solidi e rigorosi. La Corte ribadisce che il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, pur iniziando con un procedimento sommario, si evolve in un giudizio a cognizione piena. In questo contesto, le parti hanno l’onere di formulare tutte le loro domande ed eccezioni entro i termini perentori fissati dall’art. 183 c.p.c. L’eccezione di liberazione del fideiussore, prevista dall’art. 1956 c.c., è un’eccezione in senso proprio: deve essere sollevata dalla parte e non può essere rilevata d’ufficio dal giudice. Se sollevata tardivamente, è come se non fosse mai stata proposta. Infine, il principio di autosufficienza del ricorso per Cassazione impone al ricorrente di fornire alla Corte tutti gli elementi per decidere, senza che questa debba ricercare atti nei fascicoli precedenti.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per tutti i garanti e i loro difensori: le strategie processuali devono essere impostate con attenzione fin dall’inizio. Avere ragione nel merito non è sufficiente se non si rispettano le regole del gioco processuale. L’eccezione fideiussore, come qualsiasi altra difesa, deve essere articolata nei tempi e nei modi corretti. Attendere o formulare le proprie difese in modo generico può precludere definitivamente la possibilità di far valere i propri diritti, trasformando una potenziale vittoria in una sconfitta certa.

È possibile per il creditore produrre una prova (come una fideiussione diversa) in corso di causa dopo l’emissione del decreto ingiuntivo?
Sì. Una volta che il debitore propone opposizione al decreto ingiuntivo, si instaura un normale processo di cognizione. In questa fase, il procedimento è regolato dalle norme ordinarie e non più solo dall’art. 633 c.p.c., permettendo al creditore di integrare le prove a sostegno della propria pretesa.

L’eccezione di liberazione del fideiussore (art. 1956 c.c.) per concessione di credito a un debitore le cui condizioni patrimoniali sono peggiorate può essere sollevata in qualsiasi momento del processo?
No. Si tratta di un’eccezione in senso proprio, che deve essere sollevata dalla parte interessata entro i termini perentori stabiliti dal codice di procedura civile (in particolare, entro il primo termine dell’art. 183, comma 6, c.p.c.). Se sollevata tardivamente, il giudice non può prenderla in considerazione.

La contestazione in Cassazione dell’importo stabilito dalla Corte d’Appello costituisce un ‘fatto storico’ la cui omessa valutazione può viziare la sentenza?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la quantificazione dell’importo dovuto attiene a un’argomentazione difensiva e non a un ‘fatto storico’ decisivo. Pertanto, la sua contestazione non rientra nel paradigma del vizio di omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio (art. 360, comma 1, n. 5, c.p.c.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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