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Divieto di anatocismo: la Cassazione chiarisce

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che il divieto di anatocismo, introdotto con la legge di stabilità del 2013, è immediatamente applicabile dal 1° gennaio 2014, senza la necessità di attendere una delibera attuativa del CICR. Il caso nasce dall’azione di un’associazione di consumatori contro diversi istituti di credito per l’illegittima capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi. La Suprema Corte, ribaltando le decisioni dei giudici di merito, ha affermato che la nuova norma ha sostituito la precedente, rendendo inapplicabile la vecchia disciplina che permetteva l’anatocismo a determinate condizioni e ripristinando il divieto generale previsto dal codice civile.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Divieto di anatocismo: la Cassazione conferma l’efficacia immediata

Introduzione: Il Contesto del Divieto di Anatocismo

La questione dell’anatocismo, ovvero la produzione di interessi su interessi già maturati, è da sempre un tema caldo nel diritto bancario. La Sentenza n. 21344 del 2024 della Corte di Cassazione interviene con un chiarimento cruciale: il divieto di anatocismo, introdotto dalla Legge di Stabilità del 2013 (L. n. 147/2013), è entrato in vigore immediatamente il 1° gennaio 2014, senza bisogno di ulteriori provvedimenti attuativi. Questa decisione ha implicazioni significative per i correntisti e definisce i confini della legittimità delle pratiche bancarie in materia di interessi passivi.

I Fatti del Caso: Un’Azione Collettiva contro la Capitalizzazione degli Interessi

Il caso ha origine da un’azione legale promossa da un’associazione a tutela dei consumatori contro numerosi istituti di credito. L’associazione chiedeva di accertare l’illegittimità della condotta delle banche che, anche dopo il 1° gennaio 2014, avevano continuato ad applicare la capitalizzazione trimestrale degli interessi passivi sui conti correnti. Secondo l’associazione, tale pratica violava la nuova formulazione dell’art. 120 del Testo Unico Bancario (t.u.b.), che di fatto introduceva un divieto di anatocismo. La richiesta includeva l’inibizione di tale comportamento, la restituzione degli interessi indebitamente pagati dai consumatori e la pubblicazione della sentenza a scopo informativo.

L’Iter Giudiziario: Le Decisioni di Primo e Secondo Grado

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste dell’associazione. I giudici di merito avevano sostenuto che la nuova disciplina non fosse immediatamente applicabile. A loro avviso, l’efficacia del divieto era subordinata all’emanazione di una nuova delibera da parte del CICR (Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio), che avrebbe dovuto definire le ‘modalità e criteri’ per la produzione di interessi. In assenza di tale delibera, le banche potevano legittimamente continuare ad applicare la precedente normativa, che consentiva l’anatocismo a determinate condizioni.

Le Motivazioni della Suprema Corte e l’immediata applicabilità del divieto di anatocismo

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato questa interpretazione, accogliendo il ricorso dell’associazione. Gli Ermellini hanno fornito una lettura chiara e sistematica della normativa. La Legge n. 147/2013 non si è limitata a modificare, ma ha ‘sostituito’ il testo precedente dell’art. 120, comma 2, del t.u.b.. Questo atto di sostituzione ha avuto un effetto abrogativo sulla norma precedente e, di conseguenza, sulla delibera del CICR del 2000 che su di essa si fondava. Venuta meno la norma primaria, anche la normativa secondaria che la attuava ha perso la sua efficacia.

La nuova formulazione, pur con un linguaggio definito ‘involuto e impreciso’, stabiliva un principio netto: gli interessi non possono produrre ulteriori interessi, i quali devono essere calcolati ‘esclusivamente sulla sorte capitale’. Questo, per la Corte, equivale a un divieto assoluto e auto-esecutivo, che non necessitava di alcun completamento da parte del CICR per essere operativo. La delega al CICR non riguardava la possibilità o meno di applicare l’anatocismo (ormai vietato), ma solo le modalità tecniche per la contabilizzazione degli interessi semplici. Pertanto, dal 1° gennaio 2014, ogni forma di capitalizzazione degli interessi era da considerarsi illegittima.

La Corte ha inoltre chiarito che la norma transitoria dell’art. 161 t.u.b., invocata dai giudici di merito, non era applicabile al caso di specie, in quanto pensata per gestire il passaggio alla normativa del Testo Unico del 1993 e non le successive modifiche legislative.

Le Conclusioni: Un Principio di Diritto Fondamentale per i Consumatori

La sentenza si conclude con l’enunciazione di un principio di diritto di fondamentale importanza: ‘In tema di contratti bancari, l’art. 120, comma 2, t.u.b., come sostituito dall’art. 1, comma 628, l. n. 147 del 2013, fa divieto di applicazione dell’anatocismo a far data dal 1 dicembre 2014 e tale prescrizione è da ritenersi operante indipendentemente dall’adozione, da parte del CICR, della delibera, prevista da tale norma, circa le modalità e i criteri per la produzione di interessi nelle operazioni poste in essere nell’esercizio dell’attività bancaria’.

Questa pronuncia rafforza la tutela dei consumatori, stabilendo che il legislatore del 2013 ha voluto ripristinare il divieto generale di anatocismo previsto dall’art. 1283 del codice civile anche nel settore bancario, ponendo fine a una prassi a lungo contestata. Le banche, a partire da quella data, non avrebbero dovuto più capitalizzare gli interessi passivi, e i correntisti hanno il diritto di contestare eventuali addebiti illegittimi.

La modifica all’art. 120 del Testo Unico Bancario del 2013 ha introdotto un divieto di anatocismo con effetto immediato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la norma introdotta dalla Legge n. 147/2013 ha stabilito un divieto di anatocismo immediatamente operativo a partire dal 1° gennaio 2014, data di entrata in vigore della legge.

Per rendere operativo il divieto di anatocismo del 2013 era necessaria una nuova delibera del CICR?
No. La Corte ha chiarito che la prescrizione che vieta l’anatocismo era auto-esecutiva e non necessitava di alcun provvedimento attuativo del CICR. La delega al CICR riguardava solo la definizione di modalità e criteri per il calcolo degli interessi, non la vigenza del divieto stesso.

La vecchia delibera del CICR del 2000 è rimasta in vigore dopo la modifica legislativa del 2013?
No. La sentenza spiega che la legge del 2013 ha ‘sostituito’ la norma precedente su cui si basava la delibera del CICR del 2000. Di conseguenza, venuta meno la norma primaria, anche la delibera attuativa ha perso la sua efficacia e non poteva più regolamentare la materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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