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Diritto Societario

Acquisto da erede apparente: come tutelarsi
Una figlia, riconosciuta post-mortem, agisce per la sua quota di eredità, inclusa una partecipazione societaria venduta dai fratelli a terzi. Le corti inferiori proteggono l'acquisto da erede apparente dei terzi acquirenti, ritenendoli in buona fede. In Cassazione, la ricorrente rinuncia al ricorso e il giudizio viene dichiarato estinto, chiudendo la vicenda senza una decisione nel merito.
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Competenza territoriale crisi d’impresa: sede legale
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in materia di competenza territoriale crisi d'impresa, il trasferimento della sede legale di una società nell'anno antecedente il deposito della domanda di accesso a una procedura concorsuale non è rilevante. La giurisdizione rimane radicata presso il tribunale della sede precedente, in applicazione della norma anti-abuso (c.d. forum shopping) prevista dal Codice della Crisi. La Corte ha inoltre chiarito che il tribunale può dichiarare la propria incompetenza anche dopo aver emesso provvedimenti iniziali, non appena riceve la documentazione completa per decidere sull'ammissione alla procedura.
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Bancarotta fraudolenta e nullità dei contratti
La Corte di Cassazione chiarisce che un contratto stipulato per realizzare una bancarotta fraudolenta è nullo per violazione di norme imperative. Tuttavia, nel caso di specie, il ricorso di una società in amministrazione straordinaria è stato rigettato. La Corte ha ritenuto che la valutazione del tribunale di merito, secondo cui i contratti di locazione non erano funzionalmente collegati all'operazione distrattiva, costituisce un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, è stata confermata l'ammissione al passivo del credito per i canoni non pagati.
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Azione Revocatoria: Cassazione e la Prova Presuntiva
Una società debitrice cede le proprie partecipazioni societarie ad altre entità riconducibili alla stessa famiglia. Un creditore agisce con successo tramite un'azione revocatoria per rendere inefficaci tali atti. La Corte di Cassazione conferma la decisione, legittimando l'uso della prova presuntiva, basata su indizi come i legami familiari e la sproporzione del prezzo, per dimostrare il pregiudizio alle ragioni del creditore (eventus damni) e la consapevolezza di tale danno.
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Condanna alle spese: quando l’erede paga in giudizio
La Corte di Cassazione ha stabilito che la condanna alle spese processuali è legittima nei confronti dell'erede che, pur essendo stato chiamato in giudizio da terzi, si costituisce e prende una posizione processuale risultata poi perdente. Nel caso specifico, l'erede del liquidatore di una società aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado, che è stata poi riformata in appello. La Suprema Corte ha chiarito che tale condotta, a prescindere dalle modalità di ingresso nel processo, qualifica l'erede come parte soccombente, giustificando l'addebito dei costi legali.
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Nullità contratto distrazione patrimoniale: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sulla nullità del contratto per distrazione patrimoniale. Un contratto che integra il reato di bancarotta fraudolenta è nullo per violazione di norme imperative. Nel caso specifico, una società in amministrazione straordinaria contestava la validità di un contratto di locazione, ritenendolo parte di una più ampia operazione distrattiva. Sebbene la Corte abbia corretto la motivazione del giudice di merito, ha rigettato il ricorso perché non è stato provato il collegamento funzionale tra la distrazione degli immobili e il successivo contratto di locazione, il quale è stato ritenuto un atto separato e non uno strumento della distrazione stessa.
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Impugnazione delibera assembleare: quando è inammissibile
Un socio di un'associazione di caccia ha contestato una delibera che limitava l'area di caccia. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che il socio non aveva dimostrato un pregiudizio specifico e attuale derivante dalla delibera. La Corte ha inoltre respinto le argomentazioni relative a un presunto clima intimidatorio e all'illegittimità della risoluzione, qualificandola come un legittimo atto di gestione faunistica. Il caso sottolinea la necessità di dimostrare un interesse concreto per procedere con un'impugnazione di delibera assembleare.
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Responsabilità soci: debiti fiscali dopo la cancellata
Una società in accomandita semplice veniva cancellata dal registro delle imprese. Anni dopo, l'Agenzia delle Entrate notificava ai soci avvisi di accertamento per redditi non dichiarati risalenti a prima della cancellazione. La Corte di Cassazione ha confermato il principio della responsabilità soci società cancellata, stabilendo che i soci subentrano nei debiti fiscali dell'ente estinto. La sentenza chiarisce i diversi regimi di responsabilità tra socio accomandatario e accomandante, il raddoppio dei termini di accertamento in presenza di reati tributari e le regole sulla compensazione dei crediti IVA.
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Cancellazione società: quando è opponibile ai terzi?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha chiarito un punto cruciale sull'efficacia della cancellazione società dal registro delle imprese. La Corte ha stabilito che la data che conta per l'opponibilità ai terzi (incluso il Fisco) è quella dell'effettiva iscrizione della cancellazione nel registro, non una data retroattiva stabilita da un provvedimento giudiziario. Di conseguenza, le notifiche di atti fiscali avvenute prima di tale iscrizione sono valide, mentre quelle successive devono essere indirizzate agli ex soci per essere efficaci.
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Rinuncia implicita: quando non si applica all’azione
Una società energetica ha citato in giudizio un'altra azienda per concorrenza sleale, a causa dell'uso illecito di bombole a marchio registrato. La società convenuta ha eccepito la rinuncia implicita all'azione civile, poiché l'attrice si era costituita parte civile in un parallelo processo penale contro l'amministratore della convenuta. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che per la rinuncia implicita è necessaria una perfetta identità soggettiva tra le parti dei due giudizi. La società, in quanto soggetto giuridico autonomo, è distinta dalla persona fisica del suo amministratore, pertanto l'azione civile contro l'ente può coesistere con quella esercitata in sede penale contro l'individuo.
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Giudicato penale: efficacia automatica nel civile?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza penale di condanna per reati che causano un dissesto societario ha efficacia di giudicato nel successivo processo civile non solo riguardo alla condotta illecita dell'amministratore, ma anche sull'esistenza del danno e del nesso di causalità. In questo caso, una società chiedeva il risarcimento a un ex amministratore per la distribuzione di utili fittizi. La Cassazione, riformando la decisione di merito, ha chiarito che il giudicato penale, in specifiche fattispecie di reato-danno, prova direttamente il danno-conseguenza, sollevando l'attore dall'onere di dimostrarlo nuovamente in sede civile.
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Azione revocatoria: inammissibile ricorso dell’ex AD
Un ex amministratore, di fronte a richieste di risarcimento da parte della banca che gestiva, ha costituito un fondo patrimoniale per la famiglia. La banca ha avviato un'azione revocatoria per rendere inefficace tale atto. Sia il tribunale di primo grado che la corte d'appello hanno dato ragione alla banca, riconoscendo che l'atto era stato compiuto con la consapevolezza di ledere i diritti dei creditori. La Corte di Cassazione ha infine dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex amministratore, confermando le decisioni precedenti e condannandolo al pagamento delle spese legali.
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Responsabilità amministratore: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione pecuniaria a carico di un amministratore non esecutivo di un istituto di credito per le omissioni informative contenute nei prospetti relativi a due aumenti di capitale. L'ordinanza stabilisce che la responsabilità amministratore sussiste anche in assenza di deleghe specifiche, a causa del generale dovere di agire informati e di vigilare. La Corte ha ritenuto che l'amministratore, pur essendo in carica solo per una parte del periodo rilevante, avesse l'obbligo di conoscere e intervenire su criticità note, come il fenomeno del "capitale finanziato" e le modalità di determinazione del prezzo delle azioni. Il ricorso è stato rigettato, confermando la decisione della Corte d'Appello che aveva già ridotto la sanzione iniziale.
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Responsabilità amministratori: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione dell'Autorità di Vigilanza a un ex amministratore di una banca, privo di deleghe operative. La decisione si fonda sulla violazione dei doveri informativi nei prospetti di un aumento di capitale. La sentenza chiarisce la portata della responsabilità amministratori, sottolineando il loro dovere di agire informati e la presunzione di colpa, anche in assenza di poteri esecutivi diretti.
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Impugnazione delibera bilancio: guida alla sentenza
La Corte di Cassazione ha confermato l'invalidità di una delibera societaria che approvava cumulativamente diversi bilanci. Il caso chiarisce che l'impugnazione delibera bilancio per vizi sostanziali è ammissibile anche se le precedenti delibere, ora sostituite, erano state impugnate solo per vizi formali. La Corte ha inoltre ribadito che non si forma un 'giudicato' che possa precludere la nuova azione legale su questioni di merito non esaminate in precedenza.
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Esclusione socio cooperativa: motivi inammissibili
Una socia impugnava la delibera di esclusione da una cooperativa edilizia per il mancato pagamento delle quote di un mutuo. La Corte di Cassazione ha dichiarato il suo ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. I motivi del ricorso sono stati ritenuti inammissibili perché tentavano una rivalutazione dei fatti, mancavano di autosufficienza e, soprattutto, non si confrontavano con la vera ragione della decisione impugnata (la genericità e novità delle censure sollevate in appello). Il caso sottolinea l'importanza di formulare motivi di impugnazione specifici e pertinenti alla ratio decidendi della sentenza che si intende contestare.
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Responsabilità soci società cancellata: la Cassazione
Una società creditrice ha citato in giudizio gli ex soci di una società estinta per il pagamento di un debito. La Corte d'Appello ha limitato la responsabilità di questi ultimi alle somme percepite in fase di liquidazione. La Corte di Cassazione, investita della questione sulla responsabilità soci società cancellata, ha sospeso il giudizio in attesa di una pronuncia delle Sezioni Unite sullo stesso fondamentale principio di diritto.
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Litisconsorzio necessario e fallimento di società
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 14412/2025, chiarisce che nel procedimento per la dichiarazione di fallimento di una società di fatto non sussiste un litisconsorzio necessario tra tutti i soci. La Corte ha stabilito che l'accertamento del rapporto sociale è solo strumentale alla decisione sul fallimento e non richiede la partecipazione di tutti i presunti soci. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d'appello che aveva dichiarato inammissibile l'impugnazione per mancata integrazione del contraddittorio, rinviando la causa per un nuovo esame nel merito.
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Insider trading: la prova per presunzioni
Un dirigente viene sanzionato dall'autorità di vigilanza per insider trading sulla base di prove presuntive. La Corte d'Appello annulla la sanzione, invocando il divieto di 'doppia presunzione'. La Corte di Cassazione cassa la decisione, chiarendo che non esiste un divieto assoluto. È legittimo basare una presunzione su un fatto a sua volta provato per via presuntiva, purché il ragionamento logico complessivo sia solido e coerente. La valutazione degli indizi deve essere globale e non frammentaria.
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Interesse ad agire: l’ex CEO può impugnare il fallimento?
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha negato l'interesse ad agire a un ex amministratore che impugnava la dichiarazione di fallimento della sua precedente società. La Corte ha stabilito che non è sufficiente la mera qualifica per agire, ma è necessario allegare e provare un pregiudizio concreto e attuale, morale o patrimoniale, derivante dalla sentenza di fallimento, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto per carenza di legittimazione attiva.
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