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Diritto Immobiliare

Responsabilità solidale appaltante: il caso deciso
Un consorzio autostradale è stato ritenuto responsabile in solido con l'impresa appaltatrice per i danni a una proprietà privata. La Cassazione ha confermato la responsabilità solidale appaltante a causa di vizi progettuali e ha chiarito che l'onere di provare l'estinzione di un giudizio interruttivo della prescrizione grava su chi eccepisce la prescrizione stessa.
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Improcedibilità del ricorso: notifica mancante
Una disputa condominiale per danni a un lastrico solare arriva in Cassazione. La Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso perché il ricorrente non ha depositato la prova completa della notifica telematica della sentenza d'appello, violando un requisito procedurale essenziale.
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Litisconsorzio necessario: quando non serve in appello
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7478/2025, ha stabilito un importante principio sul litisconsorzio necessario nelle opposizioni all'esecuzione. Un debitore si opponeva a un creditore intervenuto sostenendo la mancata escussione preventiva del patrimonio di una società. La Corte d'Appello aveva dichiarato nullo il giudizio di primo grado per non aver coinvolto tutti gli altri creditori. La Cassazione ha ribaltato tale decisione, chiarendo che il litisconsorzio necessario non si applica quando l'opposizione si basa su motivi personali relativi a un singolo creditore, ma solo quando le contestazioni possono travolgere l'intera procedura esecutiva, come nel caso di impignorabilità dei beni.
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Proprietà sottotetto: quando si presume bene comune?
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla disputa relativa alla proprietà di alcuni sottotetti venduti da una cooperativa edilizia a singoli acquirenti, ma rivendicati come parti comuni dai condomini. La Corte ha stabilito che, in assenza di un titolo contrario che ne attesti la proprietà esclusiva, la natura di un sottotetto dipende dalla sua funzione. Poiché nel caso di specie i locali sottotetto consentivano l'accesso alle terrazze comuni, la loro funzione strumentale all'uso comune ne determina l'appartenenza condominiale, rigettando i ricorsi della società costruttrice e degli acquirenti.
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Debiti condominiali: chi paga dopo la vendita?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il nuovo proprietario di un immobile non è tenuto a pagare i debiti condominiali per lavori straordinari deliberati prima del suo acquisto. Anche in presenza di un decreto ingiuntivo definitivo contro il condominio, il singolo condomino può opporsi all'esecuzione forzata eccependo la propria estraneità al debito, trattandosi di una difesa personale che non poteva essere sollevata dall'amministratore nel giudizio principale.
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Debiti condominiali: chi paga dopo la vendita?
Un individuo acquisisce un appartamento e gli viene richiesto da un'impresa di pagare lavori approvati dal condominio prima del suo acquisto. La Cassazione chiarisce che per i debiti condominiali preesistenti, il nuovo proprietario non è responsabile. La Corte stabilisce che il nuovo proprietario può opporsi all'esecuzione forzata basata su una sentenza contro il condominio, sollevando l'eccezione personale di non essere il debitore al momento in cui l'obbligazione è sorta.
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Convocazione assemblea condomino: esclusione in lite
La Corte di Cassazione ha stabilito che un condomino in causa con il proprio condominio non ha diritto alla convocazione all'assemblea che delibera sulla gestione di tale lite. Essendo considerato una controparte, il condomino non ha legittimazione a partecipare né a impugnare la delibera per omessa convocazione assemblea condomino. La sua posizione è di 'estraneità' rispetto alla decisione, non di mero conflitto di interessi.
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Appello inammissibile per genericità: la decisione
La Corte d'Appello dichiara un appello inammissibile per genericità, confermando la sentenza di primo grado che negava il trasferimento di un immobile per vizi del contratto preliminare. La decisione sottolinea l'importanza di formulare critiche specifiche e motivate contro la sentenza impugnata, pena la condanna alle spese e il rigetto del ricorso. Il caso verteva su una richiesta di esecuzione specifica di un preliminare privo dei requisiti urbanistici e su una domanda riconvenzionale per occupazione illegittima.
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Cessione contratto di locazione: analisi della Cass.
Una società che affitta un ramo d'azienda contesta il pagamento delle spese condominiali, sostenendo di non essere subentrata nel contratto di locazione dell'immobile. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza 7544/2025, dichiara il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su due pilastri: l'appellante non ha contestato una ratio decidendi autonoma della sentenza d'appello e la richiesta di una nuova interpretazione del contratto esula dai poteri della Corte. L'ordinanza ribadisce che la cessione contratto di locazione può essere implicita e che il godimento del bene comporta l'obbligo di pagare gli oneri accessori.
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Travisamento della prova: quando è inammissibile
Una società conduttrice ha citato in giudizio la società locatrice per la restituzione di somme versate in eccesso rispetto al canone pattuito per un affitto d'azienda. Le richieste sono state respinte in primo e secondo grado. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la procedura seguita in appello era legittima in base alle norme emergenziali Covid-19 e che il cosiddetto travisamento della prova non costituisce motivo valido per un ricorso in Cassazione, ma per un diverso rimedio processuale.
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Ordine di liberazione immobile: i tempi del custode
Un acquirente all'asta ha citato in giudizio l'ex proprietario per ottenere un risarcimento a causa del ritardo nel rilascio dell'immobile. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che se l'acquirente si avvale del custode giudiziario per la liberazione, e l'occupante rispetta i tempi ragionevoli concessi da quest'ultimo, non sussiste un'occupazione illecita e non è dovuto alcun risarcimento. La sentenza chiarisce la corretta procedura per l'ordine di liberazione immobile e le responsabilità delle parti.
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Responsabilità del committente: quando paga i danni?
Un'ordinanza della Corte di Cassazione esamina il caso della responsabilità del committente per i danni causati a un vicino durante lavori di ristrutturazione. Il proprietario di un appartamento citava in giudizio il vicino del piano di sotto per i danni strutturali e l'interruzione dell'impianto di riscaldamento condominiale causati dai suoi lavori. La Corte d'Appello aveva condannato il committente al ripristino e al risarcimento. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del committente, confermando la sua responsabilità autonoma e sottolineando l'importanza degli oneri probatori e della corretta formulazione dei motivi di ricorso.
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Motivazione apparente: Cassazione annulla sentenza
La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte di Appello per motivazione apparente. Il caso riguardava l'impugnazione di un lodo arbitrale che condannava un imprenditore e una società per la mancata comunicazione di una cessione di quote, considerata una violazione della buona fede. La Cassazione ha ritenuto che la Corte di Appello non avesse esaminato adeguatamente i motivi di ricorso, limitandosi a formule generiche, e ha rinviato la causa per un nuovo esame.
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Azione Revocatoria: quando la cessione è revocabile
Una creditrice ha ottenuto la conferma di un'azione revocatoria contro una debitrice che aveva ceduto l'intero patrimonio immobiliare alla figlia. La Corte d'Appello ha stabilito che la sproporzione tra il valore dei beni e il debito da saldare costituisce un danno per il creditore (eventus damni), rendendo l'atto revocabile. La consapevolezza della debitrice di ledere le ragioni del creditore (scientia fraudis) è stata ritenuta provata, anche in considerazione del rapporto di parentela.
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Trascrizione preliminare: scadenze e tutela dei terzi
Un istituto di credito ha contestato con successo l'efficacia della trascrizione di un contratto preliminare poiché il rogito definitivo è stato stipulato oltre un anno dopo la scadenza pattuita. La Corte di Cassazione ha confermato che entrambi i termini previsti dalla legge per l'efficacia della trascrizione preliminare (un anno dalla data pattuita per il definitivo e tre anni dalla trascrizione stessa) sono perentori e posti a tutela dei terzi creditori, non solo delle parti. Il mancato rispetto di tali scadenze fa cessare l'effetto prenotativo, rendendo opponibili i pignoramenti o le ipoteche successive.
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Improcedibilità ricorso Cassazione: errore fatale
Una società impugna in Cassazione una sentenza d'appello sfavorevole in una lite condominiale. La Suprema Corte dichiara l'improcedibilità del ricorso Cassazione perché la parte ricorrente ha omesso di depositare la copia notificata della sentenza impugnata entro i termini di legge. L'errore procedurale si rivela insanabile e determina la fine del giudizio.
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Spese legali contumace: quando non sono dovute
Una condomina chiede il rimborso per lavori su una tettoia, ma perde la causa contro il condominio. Quest'ultimo, assente in appello (contumace), si vede erroneamente riconoscere le spese legali. La Cassazione interviene, chiarendo un principio fondamentale sulle spese legali contumace: non sono dovute se la parte vittoriosa non ha partecipato al giudizio e non ha sostenuto costi.
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Accordo novativo: i limiti del ricorso in Cassazione
Un imprenditore ha fatto ricorso per la restituzione di una somma versata per l'acquisto di un immobile, non trasferito formalmente. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, identificando un accordo novativo che modificava l'obbligo originario. La Corte di Cassazione ha dichiarato il successivo ricorso inammissibile, poiché mirava a un riesame dei fatti anziché a denunciare un errore di diritto, confermando la decisione di merito sull'interpretazione del contratto.
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Cessazione materia del contendere: il caso in Cassazione
Una complessa vicenda di usucapione tra comproprietari, ostacolata dall'intervento di un creditore, trova la sua conclusione in Cassazione. A seguito della rinuncia del creditore e di un accordo tra le altre parti, la Suprema Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, ponendo fine al giudizio e compensando le spese legali.
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Immissioni rumorose: non basta l’intervento, va provato
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in un caso di immissioni rumorose da un ascensore condominiale, non è sufficiente che il condominio esegua i lavori indicati da un perito. Il giudice ha il dovere di verificare se tali interventi siano stati realmente efficaci nell'eliminare il disturbo, specialmente se la loro efficacia è contestata. Rinviare i danneggiati a un nuovo processo è un errore che la Corte ha censurato, accogliendo il ricorso e cassando la sentenza precedente.
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