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Diritto Immobiliare

Usucapione terreno: la prova del possesso continuo
La Corte di Cassazione conferma una decisione di merito sull'usucapione terreno, dichiarando inammissibile il ricorso volto a una nuova valutazione delle prove. La Suprema Corte ha ribadito che l'utilizzo esclusivo del bene, la sua manutenzione e l'esclusione di terzi sono elementi sufficienti a dimostrare il possesso qualificato, necessario per l'acquisto della proprietà per usucapione.
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Decreto di trasferimento: non toglie il possesso
La Corte di Cassazione chiarisce che, a differenza dell'esproprio per pubblica utilità, il decreto di trasferimento emesso in una procedura esecutiva forzata non comporta la perdita automatica dell'animus possidendi (la volontà di possedere come proprietario) in capo all'ex proprietario che continua ad occupare l'immobile. Di conseguenza, quest'ultimo non diventa un mero detentore e può ancora esercitare le azioni a difesa del possesso. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva negato tale tutela, basandosi su un'errata assimilazione tra esecuzione forzata ed esproprio pubblico.
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Riconoscimento del diritto altrui: no all’usucapione
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due fratelli che miravano a ottenere per usucapione la comproprietà di un terreno. La decisione si fonda su una scrittura privata in cui i ricorrenti avevano di fatto operato un riconoscimento del diritto altrui, proponendo l'acquisto del bene ai legittimi proprietari. Tale atto, secondo la Corte, interrompe il decorso del tempo necessario per l'usucapione ed esclude in radice l'esistenza dell'"animus possidendi", ovvero l'intenzione di possedere il bene come se si fosse il proprietario. La Corte ha inoltre confermato l'inammissibilità della domanda subordinata di usucapione di una servitù, in quanto proposta tardivamente.
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Scrittura privata: quando è una vendita definitiva?
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla natura di una scrittura privata di compravendita del 1969 tra privati e un ente pubblico. Nonostante la previsione di un successivo atto notarile, la Corte ha confermato che l'accordo costituiva una vendita definitiva con trasferimento immediato della proprietà. La decisione si basa sull'interpretazione della volontà delle parti, desunta dal titolo dell'atto, dal linguaggio usato e dal comportamento successivo dei contraenti. Di conseguenza, il diritto degli eredi a ricevere il prezzo è stato dichiarato prescritto e la loro richiesta di risarcimento respinta.
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Motivazione per relationem: quando è valida in appello
La Corte di Cassazione chiarisce i limiti della motivazione per relationem, rigettando il ricorso di alcuni eredi che contestavano una serie di atti patrimoniali compiuti dal loro parente defunto. La Corte ha stabilito che la sentenza d'appello può legittimamente richiamare le argomentazioni del giudice di primo grado, a condizione che dimostri di aver esaminato criticamente i motivi di gravame. Il caso verteva sulla presunta nullità di un preliminare di dazione in pagamento e di donazioni, ma il ricorso è stato respinto per carenze procedurali e infondatezza nel merito.
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Restituzione beni mobili: prova e oneri del locatore
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, chiarisce la natura dell'azione di restituzione beni mobili concessi in locazione. In un caso tra un Comune e gli eredi del conduttore di un immobile, la Corte ha stabilito che per ottenere la restituzione, il locatore non deve provare la proprietà assoluta dei beni (come nell'azione di rivendica), ma solo che tali beni erano inclusi nel contratto di locazione. Il ricorso degli eredi è stato quindi rigettato, confermando la loro condanna alla restituzione.
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Distanza alberi confine: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso sulla distanza alberi confine tra un privato e un condominio. Il condominio aveva acquisito per usucapione il diritto di mantenere gli alberi a una distanza inferiore a quella legale. La Corte ha stabilito che tale diritto prevale sulla norma che consente di tenere piante contro un muro divisorio, specialmente se questo è una recinzione mista. L'appello del privato è stato respinto, confermando che l'usucapione consolida la situazione e che le richieste di risarcimento per la caduta di foglie richiedono prove specifiche.
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Vincolo conformativo: Cassazione su indennità
Una società immobiliare ha contestato l'indennità di esproprio per un terreno, sostenendone la natura edificabile. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione di merito che qualificava il vincolo urbanistico come 'vincolo conformativo'. Tale vincolo, a differenza di quello espropriativo, definisce la natura non edificabile del suolo ab origine, limitando drasticamente l'indennità. L'inammissibilità è derivata dal fatto che i motivi di ricorso non hanno colto la 'ratio decidendi' della sentenza impugnata.
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Opposizione alla stima: il termine per l’impugnazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine di 30 giorni per l'opposizione alla stima dell'indennità di esproprio non decorre se l'ente pubblico omette di redigere e pubblicare la relazione della commissione provinciale. In assenza di tale adempimento, la domanda del proprietario non può essere considerata tardiva. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva dichiarato inammissibile il ricorso dei proprietari, rinviando il caso alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Usucapione immobile familiare: quando è escluso?
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di una donna che chiedeva il riconoscimento dell'usucapione sull'immobile familiare. La richiesta si basava su una promessa di donazione non formalizzata da parte del suocero. I giudici hanno confermato che la convivenza con il marito e altri familiari co-proprietari esclude il requisito del possesso esclusivo, necessario per l'usucapione. Inoltre, è stata dichiarata inammissibile la querela di falso contro i documenti probatori per la sua genericità.
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Distanze tra costruzioni: DM 1444/68 prevale sempre
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un proprietario che aveva realizzato una sopraelevazione senza rispettare le normative nazionali sulle distanze tra costruzioni. L'ordinanza chiarisce che il D.M. 1444/68, che impone una distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate, ha efficacia di legge dello Stato e si applica direttamente nei rapporti tra privati, sostituendo automaticamente eventuali regolamenti comunali meno restrittivi, anche se successivi. Di conseguenza, è stata confermata la demolizione dell'opera.
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Dolo decettivo: quando la negligenza esclude l’annullamento
Un imprenditore vende un immobile accettando in pagamento un credito inesistente. La Corte di Cassazione conferma la validità del contratto, negando l'annullamento per dolo decettivo. La ragione risiede nella negligenza dell'imprenditore, che non ha usato l'ordinaria diligenza per verificare l'esistenza del credito. La sentenza sottolinea che il dolo è rilevante solo se l'inganno è idoneo a trarre in errore una persona di normale avvedutezza.
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Onere della prova comodato: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12832/2025, ha chiarito l'onere della prova nel comodato di immobile. Il caso riguarda una madre che chiedeva la restituzione di un appartamento concesso al figlio, il quale sosteneva si trattasse di un comodato per esigenze familiari. La Corte ha rigettato il ricorso del figlio, stabilendo che grava su chi occupa l'immobile (il comodatario) l'onere di dimostrare che il contratto era finalizzato a soddisfare specifiche esigenze familiari. In assenza di tale prova, il rapporto si qualifica come precario e il proprietario può recedere liberamente.
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Procura speciale Cassazione: nullità e regole vecchie
La Corte di Cassazione dichiara nullo un ricorso a causa di un vizio nella procura speciale conferita al nuovo difensore. In una causa di divisione immobiliare iniziata nel 1976, si applica la normativa processuale previgente alla riforma del 2009. Secondo tali regole, la procura speciale cassazione non poteva essere rilasciata su un atto separato, come una memoria di costituzione, ma solo a margine o in calce al ricorso o controricorso. L'invalidità della procura ha reso nulla l'istanza di decisione, portando al rigetto del ricorso e a sanzioni per abuso del processo.
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Collegamento negoziale: l’analisi del comportamento
La Corte di Cassazione chiarisce l'importanza del collegamento negoziale nell'interpretazione dei contratti. Un'analisi letterale non basta: è necessario valutare il comportamento complessivo delle parti e la finalità economica dell'operazione. Il caso riguardava un preliminare di vendita di quote sociali e un contestuale contratto di comodato per un immobile. La Corte ha cassato la sentenza di merito per non aver correttamente qualificato un pagamento come canone di locazione anziché caparra, nonostante il nomen iuris utilizzato, e per aver negato un'indennità di occupazione con motivazioni incomprensibili.
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Decoro architettonico: quando le opere sono legittime?
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo al decoro architettonico di un edificio. Una società immobiliare, durante la ristrutturazione di un appartamento, necessitava di installare canne fumarie e contatori sulla facciata interna, di proprietà di altri condomini. Questi ultimi si sono opposti, lamentando una lesione del decoro architettonico. La Corte ha stabilito che la valutazione dell'impatto di una nuova opera deve tenere conto dello stato preesistente dell'edificio. Se il decoro è già compromesso, un'ulteriore alterazione non peggiorativa può essere considerata legittima. La sentenza ha anche confermato che l'accesso al fondo del vicino per eseguire lavori è obbligatorio quando le alternative sono sproporzionatamente più complesse e onerose, rigettando il ricorso.
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Rinuncia al ricorso: come si estingue una causa
Una condomina impugna due delibere di un supercondominio per vizi nella votazione. Dopo aver perso in primo e secondo grado, ricorre in Cassazione. Tuttavia, prima dell'udienza, le parti presentano una rinuncia al ricorso congiunta. La Suprema Corte, di conseguenza, dichiara l'estinzione del giudizio senza decidere nel merito e senza statuire sulle spese, poiché l'accordo di rinuncia le preclude.
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Mediazione Obbligatoria: il termine per l’eccezione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12858/2025, ha chiarito un punto cruciale sulla mediazione obbligatoria. In un caso di locazione, la società conduttrice non aveva esperito la mediazione nel termine fissato dal giudice. Tuttavia, né la controparte né il giudice avevano sollevato l'improcedibilità alla prima udienza utile. La Corte ha stabilito che tale omissione sana il vizio, precludendo la possibilità di sollevare la questione in appello. La decisione sottolinea che la mancata eccezione o il mancato rilievo d'ufficio alla prima udienza rendono la domanda procedibile.
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Comodato e usucapione: il giudicato lo esclude
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che rivendicava l'usucapione di un terreno. La Corte ha stabilito che l'esistenza di un precedente giudicato, che aveva accertato un rapporto di comodato tra le parti, esclude la configurabilità di un possesso utile all'usucapione, qualificando la relazione con il bene come mera detenzione. Viene così confermata la decisione che obbliga alla restituzione del fondo al legittimo proprietario.
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Danno in re ipsa: la Cassazione cambia orientamento
Una proprietaria cita in giudizio il vicino per aver sopraelevato il proprio edificio, violando le distanze legali e ostruendo la veduta dal suo terrazzo. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12879/2025, interviene su un punto cruciale: il risarcimento del danno. Pur confermando la violazione, la Corte rigetta il concetto di 'danno in re ipsa', secondo cui il danno sarebbe implicito nella violazione stessa. Richiamando un'importante sentenza delle Sezioni Unite, stabilisce che chi subisce il danno deve allegare e, se contestato, provare un pregiudizio concreto per ottenere il risarcimento. La violazione della norma non è più sufficiente per un indennizzo automatico.
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