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Diritto Immobiliare

Liberazione soci trasformazione: serve consenso formale
La Corte di Cassazione ha stabilito che la liberazione dei soci da responsabilità per debiti anteriori alla trasformazione di una società di persone in società di capitali non può essere presunta. È necessaria una comunicazione formale della trasformazione al creditore, come previsto dall'art. 2500-quinquies c.c. Il semplice fatto che il creditore sia a conoscenza della trasformazione o emetta fatture alla nuova società non è sufficiente a dimostrare il consenso alla liberazione. Di conseguenza, in assenza di tale comunicazione formale, gli ex soci rimangono illimitatamente responsabili.
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Diritto di ritenzione: l’illogica sentenza annullata
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d'Appello che aveva creato un paradosso giuridico. Pur stabilendo che l'acquirente di un immobile all'asta non dovesse pagare l'indennità di avviamento al conduttore, gli aveva però riconosciuto il diritto di ritenzione, bloccando di fatto il rilascio. La Cassazione ha ritenuto tale motivazione manifestamente illogica e contraddittoria, cassando la sentenza.
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Disdetta locazione ente pubblico: quando è legittima?
Una società energetica si oppone alla disdetta di un contratto di locazione da parte di un Comune, che intende destinare l'area a un diverso uso pubblico non ancora conforme al piano urbanistico. La Corte di Cassazione, confermando la legittimità della disdetta locazione ente pubblico, stabilisce che il giudice deve valutare la serietà dell'intenzione e la non assoluta impossibilità giuridica del progetto, senza entrare nel merito della legittimità del procedimento amministrativo di variante urbanistica, poiché l'ente possiede gli strumenti per attuarla.
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Indennità di occupazione: dovuta anche con contratto risolto
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11827/2025, ha stabilito un principio fondamentale in materia di locazioni commerciali. Anche se il contratto di locazione viene risolto per inadempimento del locatore, il conduttore che rimane nell'immobile in attesa di ricevere l'indennità di avviamento è comunque tenuto a versare un'indennità di occupazione. Il diritto di ritenzione dell'immobile, infatti, non rende gratuita l'occupazione. La Corte ha inoltre chiarito che le domande relative a canoni e indennità possono essere proposte in un giudizio separato da quello che ha dichiarato la risoluzione del contratto, senza violare il principio del giudicato.
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Ricorso tardivo: quando l’appello è inammissibile
La Cassazione dichiara inammissibile un appello per ricorso tardivo, essendo stato presentato oltre i 60 giorni previsti dalla legge. La Corte ha inoltre condannato l'appellante per lite temeraria, sottolineando come la proposizione di un gravame palesemente inammissibile costituisca un abuso del processo.
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Contratto a favore di terzo: quando non si applica
La Corte di Cassazione ha chiarito i limiti del contratto a favore di terzo in ambito fiscale. Nel caso esaminato, due fratelli, beneficiari di immobili tramite una permuta stipulata dalla madre, sono stati ritenuti parti sostanziali dell'accordo e non semplici terzi. Avendo richiesto personalmente le agevolazioni 'prima casa', sono stati considerati responsabili per il recupero delle imposte a seguito della rivendita infraquinquennale degli immobili. La Corte ha stabilito che la partecipazione attiva del beneficiario al negozio giuridico esclude la configurabilità del contratto a favore di terzo.
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Responsabilità del committente: quando è esclusa?
Una recente sentenza della Cassazione analizza la responsabilità del committente per danni causati a un vicino durante lavori di demolizione. La Corte ha escluso la responsabilità del proprietario, stabilendo che la condotta imprevedibile e negligente dell'appaltatore costituisce un 'caso fortuito' che interrompe il nesso causale tra la cosa in custodia (l'immobile) e il danno, liberando il committente da obblighi risarcitori ai sensi dell'art. 2051 c.c.
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Distanze legali sopraelevazione: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11925/2025, ha stabilito che una sopraelevazione va considerata una nuova costruzione e deve rispettare le normative sulle distanze, anche se l'edificio è in aderenza a quello confinante. Il caso riguardava una controversia tra vicini in un centro storico (Zona A), dove le norme urbanistiche (D.M. 1444/1968) prevalgono sulle deroghe del Codice Civile, impedendo la sopraelevazione senza il rispetto delle distanze legali. La Corte ha cassato la decisione d'appello che aveva erroneamente ritenuto legittima l'opera.
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Sale and lease back: quando è nullo per violazione?
La Corte di Cassazione conferma la nullità di un contratto di sale and lease back utilizzato per eludere il divieto di patto commissorio. La sentenza chiarisce che la presenza di difficoltà economiche del venditore, la sproporzione tra il valore del bene e il prezzo, e l'uso del prezzo per estinguere debiti preesistenti verso una parte correlata al compratore sono indici di illiceità. La Corte ha inoltre ribadito che le domande di credito verso un fallimento devono essere proposte nella procedura concorsuale e non tramite domanda riconvenzionale in un giudizio ordinario.
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Estinzione del giudizio: la rinuncia in Cassazione
Una complessa disputa tra vicini riguardante la distanza legale degli alberi e l'usucapione di una servitù giunge fino alla Corte di Cassazione. Tuttavia, prima della pronuncia finale, i ricorrenti presentano una rinuncia all'impugnazione, accettata dalla controparte. Di conseguenza, la Corte dichiara l'estinzione del giudizio, ponendo fine al contenzioso e compensando integralmente le spese legali tra le parti.
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Distanze legali ascensore: la Cassazione chiarisce
Un cittadino ha citato in giudizio un Comune per l'installazione di un ascensore esterno che limitava il suo diritto di veduta. La Corte di Cassazione, ribaltando le decisioni precedenti, ha stabilito che un ascensore esterno non può essere considerato un semplice 'volume tecnico' esente dal rispetto delle norme sulle distanze. Si tratta di una 'costruzione' a tutti gli effetti, soggetta alle distanze legali, in particolare quelle a tutela del diritto di veduta (art. 907 c.c.). La Corte ha inoltre precisato che le deroghe previste dalla legge per l'abbattimento delle barriere architettoniche si applicano solo in ambito condominiale e non nei rapporti tra proprietà distinte, accogliendo così le ragioni del ricorrente.
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Distanze legali: quando una strada privata le annulla
Un proprietario ha citato in giudizio il vicino per aver costruito un edificio senza rispettare le distanze legali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il motivo è la presenza, tra le due proprietà, di una strada privata ma gravata da servitù di uso pubblico. Secondo la Corte, l'effettiva destinazione della strada al transito pubblico è il fattore decisivo che fa venire meno l'obbligo di rispettare le distanze legali tra costruzioni, rendendo irrilevante la proprietà formale della via.
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Interversione del possesso: prova e usucapione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11972/2025, ha rigettato il ricorso di un soggetto che rivendicava l'usucapione di un immobile. La Corte ha stabilito che per dimostrare l'interversione del possesso non è sufficiente il semplice rifiuto di restituire il bene. È necessario provare con atti inequivocabili la volontà di possedere l'immobile come se si fosse il proprietario. Nel caso di specie, il fatto che i proprietari avessero ancora le chiavi e avessero avuto accesso all'immobile, unitamente alla continuazione dei pagamenti da parte del detentore, ha escluso la sussistenza di un possesso utile all'usucapione.
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Usucapione parcheggio: no se il possesso è saltuario
Un acquirente di un terreno agisce in giudizio per ottenerne la restituzione da parte di terzi che lo utilizzavano come parcheggio. Questi ultimi si oppongono, sostenendo di averlo acquisito per usucapione. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei giudici di merito, respinge il ricorso. La Corte chiarisce che l'uso occasionale di un'area per parcheggiare o depositare materiali, senza un controllo esclusivo e continuo, non configura il possesso 'uti domini' necessario per l'usucapione del parcheggio.
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Usucapione immobile: la prova del possesso è decisiva
Un privato cittadino ha ottenuto il riconoscimento della proprietà di un bene per usucapione immobile contro un istituto diocesano. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione d'appello, respingendo il ricorso dell'istituto. La Suprema Corte ha chiarito che, ai fini dell'usucapione, la prova di un possesso continuato per oltre vent'anni è l'elemento cruciale, e ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso basati su una mescolanza di censure e sulla richiesta di un riesame dei fatti.
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Interruzione usucapione: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 11983/2025, ha rigettato il ricorso di un proprietario che rivendicava l'usucapione di un'area cortilizia. Il punto centrale della decisione riguarda l'efficacia interruttiva di un'azione possessoria precedentemente intentata. La Corte ha stabilito che tale azione, volta a ottenere lo sgombero dell'intera area, è idonea a causare l'interruzione usucapione su tutto il bene conteso, e non solo sulle porzioni materialmente occupate da manufatti specifici. La sentenza conferma che l'interpretazione del contenuto e della portata di una domanda giudiziale è di competenza del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se non per vizi di motivazione.
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Tutela possessoria: Cassazione sui limiti del ricorso
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso in un caso di tutela possessoria di un sottotetto. La Corte ha ribadito che il suo ruolo è di giudice di legittimità e non può riesaminare nel merito le prove, come la detenzione delle chiavi, già valutate dai giudici di primo e secondo grado. La decisione conferma che il possesso è tutelato sulla base di elementi fattuali e che i motivi di ricorso non possono mirare a una nuova valutazione dei fatti.
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Occupazione sine titulo: quando nasce il danno?
La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia di occupazione sine titulo di immobili confiscati. Il diritto dello Stato a ricevere un'indennità non sorge automaticamente dalla confisca, ma solo dal momento in cui l'ente ha la concreta possibilità di utilizzare e mettere a frutto il bene. La semplice trascrizione del sequestro non è sufficiente a fondare la pretesa risarcitoria per il periodo precedente alla effettiva presa in consegna e valutazione dell'immobile.
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Contratto preliminare: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione ha stabilito che chi acquista un box auto con un contratto preliminare, pur pagando l'intero prezzo e ricevendone la disponibilità, non ne diventa proprietario per usucapione. La Corte ha chiarito che tale rapporto configura una detenzione e non un possesso utile all'usucapione, a meno di un atto formale di interversione. Inoltre, è stato ribadito che il vincolo di destinazione a parcheggio non rende il bene impignorabile, limitandosi a garantire un diritto reale d'uso agli aventi diritto.
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Quote di accollo: legge speciale prevale su condominio
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12140/2025, ha stabilito che le quote di accollo per le spese di ricostruzione post-terremoto, eccedenti i contributi statali, devono essere calcolate secondo i criteri della legge speciale (L. 61/1998) e non in base alle tabelle millesimali condominiali. La Corte ha accolto il ricorso di un consorzio, annullando la decisione della Corte d'Appello che aveva erroneamente applicato le norme del condominio, e ha chiarito che la ripartizione deve basarsi sui requisiti economici del proprietario e sui costi delle opere individuali, come previsto dalla normativa speciale.
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