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Diritto Fallimentare

Collaborazione a progetto: ricorso inammissibile
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex collaboratore che chiedeva il riconoscimento di crediti di lavoro, sostenendo che il suo rapporto, inizialmente configurato come *collaborazione a progetto*, avrebbe dovuto essere convertito in rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. La Corte ha motivato l'inammissibilità sul fatto che le questioni sollevate erano nuove e non erano state proposte ritualmente nei gradi precedenti del giudizio di opposizione allo stato passivo del fallimento.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Milano ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per una società su sua stessa istanza. La decisione si basa sulla sussistenza dello stato di insolvenza, evidenziato da debiti erariali significativi, un calo di fatturato e il superamento delle soglie previste dal Codice della Crisi. Il Tribunale ha nominato gli organi della procedura e fissato i termini per i creditori.
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Legge Pinto: Indennizzo per ritardo eccessivo
La Corte di Appello di Bologna ha concesso un indennizzo per la durata irragionevole di una procedura fallimentare, applicando la Legge Pinto. Il processo, durato oltre 12 anni, ha superato il limite di 6 anni, portando al riconoscimento di un risarcimento calcolato su 7 anni di ritardo, parzialmente già liquidato con un precedente decreto.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura
Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per un'impresa in grave stato di dissesto. La decisione si basa sull'enorme esposizione debitoria (oltre 2,6 milioni di euro) a fronte di un attivo irrisorio (€ 37), sulla richiesta dei creditori e sulla stessa adesione del debitore. La sentenza nomina il Giudice Delegato e il Curatore, fissando le scadenze per la procedura di accertamento del passivo.
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Privilegio artigiano per consorzi: la decisione
Un consorzio di imprese artigiane si è visto negare il privilegio artigiano su un credito vantato verso una società fallita. Il tribunale di merito aveva escluso il privilegio a causa della natura giuridica del consorzio, ritenuta incompatibile con la nozione di impresa artigiana. La Corte di Cassazione, con un'ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione complessa e non di pronta soluzione. Pertanto, ha deciso di non definire il caso in camera di consiglio, ma di rimetterlo alla discussione in pubblica udienza presso la sezione semplice, per un esame più approfondito.
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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura
Un'impresa del settore alimentare, gravata da ingenti debiti verso fornitori, erario ed enti previdenziali, è stata dichiarata in stato di liquidazione giudiziale dal Tribunale di Bergamo. La sentenza evidenzia lo stato di grave dissesto finanziario, l'incapacità di far fronte alle obbligazioni e la mancata costituzione in giudizio del debitore. Il Tribunale ha nominato un curatore e un giudice delegato, fissando i termini per il deposito dei bilanci e l'udienza di verifica dei crediti, applicando le norme del Codice della Crisi d'Impresa e dell'Insolvenza (CCII).
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Bergamo ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale per una società debitrice su ricorso di un creditore. Nonostante la società resistente avesse tentato di difendersi allegando piani di rientro parzialmente onorati e un presunto credito fiscale, il Tribunale ha accertato uno stato di insolvenza conclamato. La decisione si fonda sull'elevato indebitamento verso il ricorrente e l'erario, sull'esistenza di altre procedure monitorie e sulla mancanza di mezzi liquidi per far fronte alle obbligazioni. È stata inoltre rigettata la richiesta della società di un termine per presentare un piano alternativo, giudicata troppo generica e priva di supporto documentale.
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Fondo di Garanzia INPS: quando non paga le retribuzioni
Con la sentenza n. 34462/2019, la Cassazione Civile, Sez. Lavoro, ha stabilito che il Fondo di Garanzia INPS non è tenuto a corrispondere le ultime retribuzioni se il rapporto di lavoro del dipendente prosegue con la procedura di amministrazione straordinaria del datore di lavoro. La Corte ha chiarito che la funzione del Fondo è di natura previdenziale, per sostenere il reddito perso a causa della cessazione del rapporto, e non per recuperare crediti quando l'attività lavorativa continua. Il ricorso dell'INPS è stato quindi accolto, cassando la precedente decisione di merito.
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Prescrizione crediti tributari: la giurisdizione
La sentenza Cass. Civ., Sez. U, n. 34447 del 24/12/2019 risolve un contrasto sulla giurisdizione in materia di prescrizione crediti tributari. Il caso riguarda un'opposizione allo stato passivo fallimentare in cui la curatela eccepiva la prescrizione di debiti erariali maturata dopo la notifica della cartella di pagamento. Le Sezioni Unite stabiliscono che la giurisdizione appartiene al giudice ordinario (e quindi al giudice fallimentare), e non a quello tributario. La notifica della cartella segna il discrimine: le questioni successive, come la prescrizione, attengono alla fase esecutiva e sono di competenza del giudice ordinario, garantendo piena tutela al debitore.
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Onere prova liquidazione giudiziale: chi deve provare
Una società ha impugnato la propria liquidazione giudiziale, sostenendo un difetto di notifica e la sua qualifica di "impresa minore". La Corte d'Appello ha respinto il reclamo, confermando la validità della notifica e ribadendo che l'onere della prova nella liquidazione giudiziale, per quanto riguarda i requisiti dimensionali dell'impresa minore, ricade esclusivamente sul debitore. In assenza di tale prova, la liquidazione è stata confermata.
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L’azione revocatoria ordinaria nelle società di persone
L'ordinanza n. 11296 del 2025 rappresenta un importante contributo alla definizione dei presupposti dell'azione revocatoria ordinaria nelle società di persone, fornendo criteri chiari per l'accertamento dell'eventus damni e precisando la distribuzione dell'onere probatorio nel contesto concorsuale. La decisione evidenzia l'importanza di una valutazione specifica del patrimonio dei soci illimitatamente responsabili, superando approcci meramente formalistici in favore di un'analisi sostanziale della situazione patrimoniale complessiva.
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Finanziamento prededucibile: ok del Tribunale
Una società in composizione negoziata della crisi ha richiesto l'autorizzazione per un finanziamento prededucibile di 2 milioni di euro dai soci. Il Tribunale di Monza ha concesso l'autorizzazione, riconoscendo la natura prededucibile del finanziamento in quanto funzionale alla continuità aziendale e al miglior soddisfacimento dei creditori rispetto alla liquidazione. Il Tribunale ha chiarito che l'autorizzazione può essere concessa anche per somme già erogate.
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Liquidazione giudiziale: quando si è insolventi?
Il Tribunale di Monza ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale di una società edile su istanza di un creditore. La decisione si fonda sulla prova dello stato di insolvenza, desunto da ingenti debiti fiscali e previdenziali, dall'irreperibilità della società e da un pignoramento infruttuoso, evidenziando come l'onere di provare la non soggezione alla procedura gravi sul debitore.
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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?
Con la sentenza del 19/05/2025, il Tribunale di Verona, Sezione Procedure Concorsuali, ha dichiarato l'apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società commerciale. La decisione scaturisce dal ricorso di un creditore per un debito di quasi 900 mila euro. Il Tribunale ha accertato lo stato di insolvenza della società, basandosi su prove quali il mancato deposito dei bilanci, l'ingente debito fiscale e l'esito infruttuoso dei pignoramenti. La sentenza conferma che la presenza di questi elementi, unita al superamento delle soglie di legge, costituisce presupposto sufficiente per avviare la procedura di liquidazione giudiziale.
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Responsabilità del liquidatore: guida al caso pratico
La Corte d'Appello conferma la condanna per responsabilità del liquidatore di una società. Il caso esamina atti di mala gestio, inclusa la vendita di quote a un prezzo inferiore al valore effettivo, la mancata riscossione del corrispettivo tramite una compensazione illegittima e l'esecuzione di pagamenti preferenziali. La sentenza chiarisce i criteri per la quantificazione del danno, limitandolo alla differenza tra il valore reale delle quote e il prezzo pattuito, escludendo il danno da mancata riscossione poiché la curatela non aveva provato l'impossibilità di recuperare il credito dagli acquirenti.
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Concessione abusiva di credito: la responsabilità
Una società finanziaria è stata condannata per concessione abusiva di credito dopo aver stipulato un accordo transattivo con un'impresa già in grave dissesto. La Corte di Appello di Firenze ha confermato la sentenza di primo grado, ritenendo la finanziaria responsabile per aver aggravato lo stato di insolvenza dell'impresa, non essendoci ragionevoli prospettive di risanamento. Il danno è stato quantificato nelle somme percepite dalla finanziaria in forza dell'accordo illecito.
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Revoca contributo pubblico: l’onere formale vince
Una società agricola si è vista confermare la revoca di un contributo pubblico per non aver inviato la documentazione periodica richiesta. La Corte di Appello di Firenze ha stabilito che gli adempimenti formali previsti dal bando sono inderogabili e che la notifica via PEC è valida anche con denominazione incompleta, se inviata all'indirizzo ufficiale. La decisione sottolinea la prevalenza degli oneri formali nella gestione dei fondi pubblici e i limiti del sindacato del giudice civile sulle scelte discrezionali della P.A.
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Risoluzione contratto fallimento: la guida completa
Un'impresa chiede la risoluzione di un contratto e la restituzione di somme. La controparte fallisce e il processo si interrompe automaticamente. La Corte d'Appello, dopo aver annullato gli atti successivi al fallimento, dichiara la domanda di risoluzione contratto fallimento improcedibile, perché di competenza esclusiva del Giudice Delegato per garantire la par condicio creditorum.
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Cancellazione della società e fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che il termine annuale per la dichiarazione di fallimento decorre dalla cancellazione della società dal Registro delle Imprese e che il decreto della Corte d’Appello deve intervenire entro tale termine.
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Equa riparazione: risarcimento per processo lungo
Una società, creditrice in una procedura fallimentare pendente da quasi trent'anni, ha richiesto un'equa riparazione per l'irragionevole durata del processo. La Corte d'Appello di Firenze ha accolto la domanda, stabilendo che la durata ragionevole per una procedura concorsuale è di sei anni e che il ritardo eccedente, pari a 23 anni nel caso di specie, deve essere risarcito. La Corte ha liquidato un indennizzo di € 13.800,00, oltre interessi e spese legali, calcolando € 600,00 per ogni anno di ritardo ingiustificato.
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