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Diritto Fallimentare

Titolo esecutivo fallimento: quando è valido?
Una società si opponeva a un'esecuzione forzata, sostenendo che la sentenza di condanna a suo carico fosse stata annullata da una successiva decisione d'appello che aveva dichiarato l'improcedibilità a causa del suo fallimento. Il Tribunale ha respinto l'opposizione, chiarendo che il titolo esecutivo fallimento rimane valido. La declaratoria di improcedibilità dell'appello, limitata alla fase concorsuale, non sostituisce né annulla la condanna di primo grado, che torna a essere pienamente efficace e azionabile una volta che il debitore è tornato 'in bonis'.
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Liquidazione controllata: ok per start-up innovativa
Una start-up innovativa, in stato di sovraindebitamento, ha ottenuto dal Tribunale di Brescia l'apertura della liquidazione controllata dei propri beni. Il tribunale ha verificato la sussistenza dei requisiti soggettivi, qualificando l'impresa come "minore", e oggettivi, confermando lo stato di crisi. La sentenza ha quindi avviato la procedura, nominando gli organi preposti e stabilendo una durata minima di tre anni.
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Liquidazione controllata: i requisiti per ottenerla
Il Tribunale di Ancona ha accolto la richiesta di una debitrice per l'apertura della procedura di liquidazione controllata. La debitrice, gravata da un'ingente esposizione debitoria derivante da garanzie prestate per società di persone familiari, non era più in grado di far fronte ai propri obblighi. Il Tribunale ha verificato la sussistenza dei presupposti di legge, tra cui lo stato di sovraindebitamento, e ha nominato un liquidatore per gestire il patrimonio, che include una parte dello stipendio e un'autovettura, al fine di soddisfare i creditori.
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Liquidazione Giudiziale: quando si apre la procedura?
Il Tribunale di Ancona ha dichiarato l'apertura della Liquidazione Giudiziale nei confronti di una società formalmente agricola, ma la cui attività è stata ritenuta prevalentemente commerciale. La decisione si basa sullo stato di insolvenza della società, con debiti per oltre 300.000 euro, e sulla sua mancata costituzione in giudizio, che ha fatto scattare la presunzione di assoggettabilità alla procedura concorsuale.
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Socio occulto: la responsabilità illimitata per i debiti
Un creditore agisce contro un presunto socio occulto di una s.a.s. estinta per recuperare un debito. Il Tribunale accoglie la domanda, riconoscendo la responsabilità illimitata del socio occulto sulla base delle prove della sua ingerenza nella gestione societaria, condannandolo al pagamento.
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Scientia decoctionis: prova e revocatoria fallimentare
Il Tribunale di Brescia ha accolto un'azione revocatoria fallimentare, dichiarando inefficace un pagamento di 10.000 euro effettuato da una società pochi giorni prima della sua dichiarazione di fallimento. La decisione si fonda sulla prova della scientia decoctionis del creditore, ovvero la sua consapevolezza dello stato di insolvenza del debitore. Tale consapevolezza è stata desunta da una serie di indizi, tra cui il grave ritardo nel pagamento, la necessità di azioni legali per recuperare il credito e l'accettazione di una somma a saldo e stralcio notevolmente inferiore al debito originario.
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Responsabilità amministratore: sequestro per mala gestio
Un'ordinanza del Tribunale di Brescia conferma il sequestro conservativo sui beni di un ex amministratore per mala gestio. La decisione evidenzia la grave responsabilità dell'amministratore che ha causato un ingente danno alla società, quantificato nel deficit patrimoniale. Il provvedimento è stato concesso a tutela del credito risarcitorio della liquidazione giudiziale, considerando il rischio concreto che l'amministratore potesse disperdere il proprio patrimonio.
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Esdebitazione debitore: come ottenere la liberazione
Con decreto, il Tribunale di Brescia ha concesso l'esdebitazione a un debitore, dichiarando inesigibili i debiti non pagati dopo la liquidazione del patrimonio. La decisione si basa sulla cooperazione del debitore, l'assenza di frode e il rispetto dei requisiti previsti dalla legge sul sovraindebitamento, portando alla completa liberazione dai debiti residui.
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Esdebitazione: cancellare i debiti residui
Un debitore, al termine di una procedura di liquidazione del patrimonio in cui i creditori erano stati soddisfatti solo in parte, ha richiesto e ottenuto la cancellazione dei debiti rimanenti (esdebitazione). Il Tribunale di Brescia ha concesso il beneficio, dopo aver verificato la condotta meritevole e cooperativa del debitore e l'assenza di cause ostative, come previsto dalla legge sul sovraindebitamento (L. 3/2012).
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Revocatoria fallimentare: ipoteca su debito preesistente
Un istituto di credito ha concesso un finanziamento garantito da ipoteca a una società, successivamente fallita. Il Tribunale di Brescia ha applicato la revocatoria fallimentare, annullando la garanzia ipotecaria. La decisione si fonda sul fatto che il finanziamento non era "nuova finanza", ma un'operazione volta a garantire un debito preesistente e non garantito, violando così la parità di trattamento tra creditori. La banca ha quindi visto il proprio credito ammesso al passivo come semplice credito chirografario.
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Start-up innovativa: registro non prova i requisiti
Una società qualificata come start-up innovativa si è vista respingere il reclamo per l'ammissione alla liquidazione controllata. La Corte d'Appello di Milano, pur riconoscendo la tempestività della domanda, ha negato l'accesso alla procedura perché l'azienda non ha fornito prove concrete della sua natura innovativa (spese in R&S, brevetti, personale qualificato). La decisione sottolinea che la sola iscrizione formale nel registro speciale delle imprese non è sufficiente a dimostrare i requisiti sostanziali richiesti dalla legge.
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Liquidazione Controllata: anche senza beni attuali?
Un imprenditore agricolo ha impugnato l'apertura della liquidazione controllata a suo carico, sostenendo la nullità della notifica e l'assenza di beni da liquidare. La Corte d'Appello ha respinto il reclamo, confermando la correttezza della notifica e stabilendo un principio chiave: la procedura di liquidazione controllata può essere avviata anche in assenza di un patrimonio attuale, poiché il debitore risponde delle obbligazioni anche con i beni futuri.
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Liquidazione controllata ex imprenditore: la decisione
Il Tribunale di Bolzano ha esaminato il caso di un ex imprenditore individuale. Pur dichiarando improcedibile la domanda di liquidazione giudiziale, poiché l'attività era cessata da oltre un anno, ha aperto la procedura di liquidazione controllata. La decisione si fonda sulla constatazione dello stato di sovraindebitamento dell'individuo, i cui debiti residui dall'attività d'impresa superavano i 50.000 euro, rendendolo un soggetto idoneo per questa specifica procedura di risoluzione della crisi.
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Misure protettive: la guida del Tribunale di Ancona
Il Tribunale di Ancona ha concesso misure protettive a una start-up in crisi, bloccando le azioni dei creditori per 90 giorni. La decisione si basa sulla necessità di favorire il buon esito della composizione negoziata, ritenuta strumento preferenziale per il risanamento aziendale rispetto alla liquidazione. Il provvedimento bilancia la protezione dell'impresa con i diritti dei creditori, sottolineando la funzionalità delle misure per preservare l'operatività aziendale durante le trattative.
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Startup innovativa: requisiti per la liquidazione
Il Tribunale di Firenze ha stabilito che per qualificare una società come startup innovativa, e quindi ammetterla alla liquidazione controllata anziché a quella giudiziale, è necessaria una verifica sostanziale dei requisiti, non bastando la mera iscrizione formale nel registro delle imprese. Nel caso specifico, la titolarità di un software, anche se registrato formalmente solo in un secondo momento, è stata ritenuta sufficiente a provare il requisito innovativo per tutto il periodo richiesto dalla legge.
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Liquidazione giudiziale: quando si considera attiva?
La Corte d'Appello di Genova ha confermato la sentenza di liquidazione giudiziale di una società che si opponeva sostenendo di essere inattiva da anni e di non aver ricevuto la notifica del procedimento sulla propria PEC. La Corte ha stabilito che, finché una società è iscritta come 'attiva' nel Registro delle Imprese, ha il dovere di controllare la propria PEC, che costituisce canale di notifica valido. Inoltre, la 'cancellazione di fatto' per inattività non ha valore legale; rileva solo la cancellazione formale dal registro. L'onere di provare di non superare le soglie di debito per la liquidazione giudiziale ricade sull'imprenditore.
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Impresa minore: come evitare la liquidazione giudiziale
Una società, inizialmente sottoposta a liquidazione giudiziale sulla base dei dati fiscali, ha ottenuto la revoca del provvedimento in appello. La Corte ha stabilito che per definire una 'impresa minore', esente dalla procedura, si devono considerare i 'ricavi lordi' risultanti dal bilancio civilistico e non i dati aggregati della dichiarazione dei redditi (ISA). La sentenza sottolinea l'importanza della corretta interpretazione dei requisiti dimensionali e la prevalenza del bilancio regolarmente tenuto sulle dichiarazioni fiscali ai fini della procedura concorsuale.
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Simulazione contratto preliminare: la decisione
La Corte d'Appello conferma la nullità di un contratto preliminare di vendita, ritenendolo un'operazione fittizia. La decisione si fonda sulla prova per indizi della simulazione del contratto preliminare, orchestrata tra due società con forti legami per sottrarre fondi alla società acquirente, ormai insolvente e prossima al fallimento. Elementi decisivi sono stati l'insolvenza dell'acquirente, i legami tra gli amministratori e le anomalie nei pagamenti della caparra.
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Azione revocatoria: pagamenti pre-fallimento revocati
Il Tribunale di Torino ha accolto un'azione revocatoria promossa da una società in amministrazione straordinaria. Ha dichiarato inefficaci due pagamenti per oltre 183.000 euro, effettuati a favore di un fornitore nei sei mesi antecedenti la dichiarazione di insolvenza. La decisione si basa sulla presunzione di conoscenza dello stato di crisi del debitore da parte del creditore, desunta dalla necessità di quest'ultimo di intraprendere ripetute azioni legali per ottenere il pagamento dei propri crediti.
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Pagamento diretto subappaltatore: non è revocabile
Una società in amministrazione straordinaria ha citato in giudizio un proprio subappaltatore per revocare pagamenti per circa 234.000 euro ricevuti direttamente dalla stazione appaltante. Il Tribunale di Torino ha rigettato la domanda, stabilendo che il pagamento diretto al subappaltatore negli appalti pubblici è una modalità normale e prevista dalla legge, non un mezzo anormale di pagamento soggetto a revocatoria fallimentare. Inoltre, non è stata fornita la prova della conoscenza dello stato di insolvenza da parte del subappaltatore.
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