LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Commerciale

Termini d’uso: pagamenti salvi dalla revocatoria
Una società in amministrazione straordinaria ha richiesto la revoca dei pagamenti dei canoni di locazione effettuati a favore del locatore prima della dichiarazione di insolvenza. Il Tribunale ha respinto la domanda, stabilendo che i pagamenti, sebbene avvenuti con un leggero e costante ritardo rispetto alle scadenze contrattuali, rientravano nei 'termini d'uso' consolidatisi tra le parti. Questa prassi commerciale prevale sul contratto, rendendo i pagamenti non soggetti a revocatoria fallimentare.
Continua »
Gestione rifiuti: obblighi degli enti locali soci
Una Città Metropolitana, socia di una società per la gestione dei rifiuti, ha contestato l'obbligo di pagare i servizi erogati, sostenendo la mancanza di un contratto specifico. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l'obbligo di pagamento per la gestione rifiuti degli enti locali non deriva da un accordo volontario, ma direttamente dalla legge e dalla partecipazione obbligatoria alla società d'ambito, creata appositamente per svolgere tali funzioni. La sentenza afferma che il credito della società era legittimo e andava onorato.
Continua »
Interessi moratori professionisti: sì da privati
Un avvocato ha richiesto il pagamento dei suoi compensi a una società privata, con l'aggiunta degli interessi maggiorati previsti dal D.Lgs. 231/2002. La Corte d'Appello aveva negato tali interessi, ma la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione. La sentenza stabilisce che le norme sugli interessi moratori professionisti si applicano a tutte le transazioni commerciali, anche quelle tra professionisti e imprese private, e non solo con enti pubblici. Inoltre, ha chiarito che il calcolo degli interessi parte dalla data della richiesta formale di pagamento, anche se antecedente all'azione legale.
Continua »
Commercio itinerante: legittimo il divieto per tutela
Due società di commercio itinerante, sanzionate per aver operato in un'area storica protetta di una grande città, hanno impugnato il provvedimento sostenendo la violazione delle norme sulla libera concorrenza. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il divieto di commercio itinerante è legittimo quando motivato da ragioni di pubblico interesse, come la tutela del patrimonio storico e culturale. Tale tutela, secondo la Corte, costituisce un valido motivo per limitare la libertà di iniziativa economica, prevalendo sulle norme a tutela della concorrenza.
Continua »
Gestione integrata rifiuti: obblighi degli enti soci
Una Città Metropolitana si rifiutava di pagare una società partecipata per servizi di raccolta, sostenendo di non averli mai richiesti formalmente. La Corte di Cassazione ha stabilito che, nel sistema di gestione integrata rifiuti, il conferimento delle funzioni alla società d'ambito è obbligatorio per legge. L'ente socio non può sottrarsi ai propri obblighi e deve corrispondere il pagamento per i servizi resi, poiché il quadro normativo prevale sulle clausole statutarie interpretabili.
Continua »
Responsabilità amministratore: calcolo del danno
Un amministratore ritarda la dichiarazione di fallimento della società, aggravandone il dissesto con nuovi debiti. Condannato in primo e secondo grado, ricorre in Cassazione contestando il metodo di calcolo del danno. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile e chiarisce un principio fondamentale sulla responsabilità amministratore: in caso di ritardata dichiarazione di fallimento, il danno risarcibile corrisponde all'aumento dei debiti causato dal ritardo, e non alla generica differenza tra i netti patrimoniali.
Continua »
Prescrizione concordato: quando si sospende?
Una società in concordato preventivo ha chiesto al tribunale di dichiarare prescritti i debiti verso i suoi creditori, sostenendo che il termine di prescrizione fosse decorso dalla data di omologa del piano. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che la prescrizione nel concordato viene sospesa dopo la fase di omologa. Il piano omologato rende i crediti temporaneamente inesigibili, creando un impedimento legale che sospende la prescrizione fino alla scadenza dei termini di pagamento previsti dal piano stesso.
Continua »
Modifica contrattuale: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di fornitura commerciale in cui le parti avevano prodotto due versioni diverse dello stesso contratto. La Corte ha confermato la validità della modifica contrattuale manoscritta basandosi sul comportamento successivo delle parti, come i pagamenti effettuati e l'accettazione della merce. Tuttavia, ha cassato la sentenza d'appello per errata interpretazione di una clausola di esonero da responsabilità per ritardi, sottolineando che tale clausola non può coprire la colpa grave o il dolo del fornitore, e per omissione di pronuncia su una domanda di rimborso spese.
Continua »
Qualificazione contratto di factoring: Cassazione annulla
In una complessa vicenda legale tra una società di factoring, il fallimento di una società fornitrice e un'azienda sanitaria, la Corte di Cassazione interviene per la seconda volta. L'oggetto del contendere è la corretta qualificazione del contratto di factoring. La Corte ha annullato la sentenza d'appello che, discostandosi dai principi di diritto precedentemente enunciati, aveva erroneamente classificato l'accordo come una garanzia atipica per un finanziamento, anziché condurre un'analisi completa della volontà delle parti. La Suprema Corte ha ribadito la necessità di un'interpretazione rigorosa e sistematica del contratto, cassando la decisione e rinviando la causa per un nuovo esame.
Continua »
Caparra confirmatoria: valida anche senza dazione denaro
La Corte di Cassazione stabilisce che una caparra confirmatoria è valida anche se costituita tramite compensazione di crediti, senza la materiale consegna di denaro. In un caso di inadempimento di un contratto preliminare, la Corte ha confermato la condanna al pagamento del doppio della caparra, riqualificando la clausola da 'penitenziale' a 'confirmatoria' in base alla reale volontà delle parti. Inoltre, ha ribadito la responsabilità illimitata del socio accomandatario per le obbligazioni sorte prima della trasformazione della società in S.r.l.
Continua »
Confondibilità dei segni: la Cassazione fa chiarezza
Un imprenditore del settore pelletteria ha citato in giudizio un'azienda concorrente per l'uso di un marchio ritenuto simile al proprio. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che non sussiste la confondibilità dei segni. La decisione sottolinea che una parziale assonanza fonetica e il contesto di un mercato estero non sono, di sé, sufficienti a generare un rischio di confusione per i consumatori. I giudici hanno inoltre ribadito l'importanza di formulare correttamente i motivi di ricorso sotto il profilo processuale.
Continua »
Liquidazione giudiziale: quando viene aperta?
Il Tribunale di Venezia ha dichiarato aperta la procedura di liquidazione giudiziale nei confronti di una società, su ricorso di alcuni creditori. La decisione si basa sulla conclamata insolvenza dell'impresa, provata da un cospicuo ammontare di debiti fiscali e contributivi non pagati, e sulla sua mancata costituzione in giudizio. La sentenza nomina un giudice delegato e un curatore, fissando i termini per le successive fasi della procedura.
Continua »
Trasferimento ramo d’azienda: licenziamento e manleva
Una lavoratrice veniva licenziata nel contesto di una complessa operazione di trasferimento di ramo d'azienda che coinvolgeva tre società. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18805/2025, ha chiarito importanti principi. Ha stabilito che l'impugnazione del licenziamento va rivolta al datore di lavoro che lo ha emesso e a quello in carica al momento in cui l'atto ha prodotto effetto. Soprattutto, ha affermato la piena validità della clausola di manleva tra le società, specificando che essa non pregiudica i diritti del lavoratore ma regola solo i rapporti economici interni tra le imprese coinvolte nel trasferimento ramo d'azienda.
Continua »
Firma assegno societario: chi paga il debito?
La Corte di Cassazione ha stabilito che chi appone la propria firma su un assegno tratto da un conto societario, senza specificare di agire in nome e per conto della società, risponde personalmente del pagamento. In base al principio di letteralità dei titoli di credito, la responsabilità personale del firmatario è presunta a meno che non vi sia una chiara indicazione della rappresentanza (come un timbro o una dicitura specifica). La Corte ha inoltre ritenuto inammissibile l'eccezione di aver firmato sotto minaccia, in quanto non formulata come specifica domanda di annullamento nei precedenti gradi di giudizio.
Continua »
Responsabilità precontrattuale e contratto nullo
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un'impresa affiliata che, dopo la dichiarazione di nullità del contratto di franchising orale, tentava di far valere la responsabilità precontrattuale del franchisor. La Corte ha stabilito che la domanda, incentrata in origine sulla risoluzione per inadempimento, non poteva essere reinterpretata in sede di legittimità come una richiesta di risarcimento per comportamento scorretto durante le trattative, trattandosi di una questione nuova.
Continua »
Azione revocatoria: la consapevolezza del terzo acquirente
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di una società che aveva acquistato un ramo d'azienda da un'altra, poi fallita. La Corte ha confermato la validità di un'azione revocatoria promossa da un creditore (Agenzia Entrate Riscossione), stabilendo che la consapevolezza del terzo acquirente circa il danno arrecato ai creditori può essere provata tramite presunzioni e indizi gravi, precisi e concordanti, come i legami tra gli amministratori delle due società e le modalità anomale della transazione. La valutazione di tali elementi è un accertamento di fatto non riesaminabile in sede di legittimità.
Continua »
Obbligazione ex lege e rifiuti: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso complesso tra un Ente Locale e una società di gestione rifiuti. Il nodo centrale era il pagamento di servizi resi in assenza di una richiesta formale. La Corte ha stabilito che per i servizi essenziali di gestione rifiuti, l'obbligo di pagamento discende direttamente dalla legge (obbligazione ex lege), superando le clausole statutarie della società che prevedevano una richiesta esplicita. Ha quindi respinto il ricorso dell'Ente Locale che si rifiutava di pagare, ma anche quello della società che chiedeva il riconoscimento di utili e interessi commerciali, confermando che il rapporto non ha natura contrattuale.
Continua »
Lodo straniero: quando è contrario all’ordine pubblico?
Una società chimica otteneva un lodo straniero che condannava una società energetica a un ingente risarcimento per danni ambientali taciuti in una cessione d'azienda. La Cassazione, chiamata a pronunciarsi sull'opposizione al riconoscimento in Italia, ha respinto il ricorso. Ha chiarito che la valutazione della compatibilità di un lodo straniero con l'ordine pubblico è un controllo esterno, limitato al dispositivo della decisione, e non può mai trasformarsi in un riesame del merito, delle prove o della correttezza giuridica della decisione arbitrale.
Continua »
Clausola compromissoria: quando il giudice è competente
Una società in fallimento ha citato in giudizio un Comune per ottenere il pagamento di somme dovute. Il Tribunale di primo grado si è dichiarato incompetente d'ufficio, basandosi su una clausola compromissoria presente nel contratto tra le parti. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo un principio fondamentale: l'eccezione di incompetenza per la presenza di una clausola compromissoria deve essere sollevata dalla parte interessata nel primo atto difensivo, a pena di decadenza, e non può mai essere rilevata d'ufficio dal giudice. La competenza del giudice ordinario, quindi, è stata confermata.
Continua »
Cessazione materia del contendere: la morte estingue
Un amministratore di un istituto di credito, sanzionato dall'Autorità di vigilanza del mercato finanziario, ha proposto ricorso in Cassazione. A seguito del suo decesso durante il giudizio, la Corte ha dichiarato la cessazione materia del contendere, affermando che la responsabilità per sanzioni amministrative è personale e non si trasmette agli eredi, estinguendo così l'obbligo di pagamento e l'intero contenzioso.
Continua »