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Diritto Commerciale

Estinzione del giudizio: la rinuncia dopo l’accordo
Un consorzio di imprese edili aveva richiesto la revocazione di un'ordinanza della Corte di Cassazione. Tuttavia, dopo aver raggiunto un accordo transattivo con la controparte, ha formalmente rinunciato al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia, ha dichiarato l'estinzione del giudizio, compensando integralmente le spese legali tra le parti in virtù dell'accordo raggiunto.
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Risoluzione associazione in partecipazione: la Cassazione
La Cassazione ha confermato la decisione di merito che respingeva la domanda di risoluzione associazione in partecipazione. La Corte ha ritenuto inammissibile la modifica della domanda da risoluzione per inadempimento a quella per impossibilità sopravvenuta, avvenuta oltre i termini processuali. Inoltre, ha escluso il diritto di recesso in un contratto a tempo determinato, ribadendo l'inammissibilità delle censure su accertamenti di fatto.
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Concorrenza sleale: risarcimento per asta annullata
Una società vince un'asta per l'acquisto di rottami di vetro, ma l'azienda fornitrice, parte di un gruppo concorrente, orchestra la revoca dei mandati di fornitura per deviare il materiale a una consociata. Il tribunale qualifica questa manovra come concorrenza sleale, condannando l'intero gruppo a risarcire il danno subito dall'aggiudicatario, consistente nel maggior costo sostenuto per reperire altrove il materiale.
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Pagamenti termini d’uso: l’esenzione dalla revocatoria
Una procedura di amministrazione straordinaria ha intentato un'azione revocatoria contro un'agenzia di marketing per recuperare due pagamenti effettuati da un'impresa prima della dichiarazione di insolvenza. Il Tribunale ha respinto la domanda, applicando l'esenzione prevista per i pagamenti termini d'uso. La decisione sottolinea che, in assenza di una prassi consolidata a causa di un rapporto commerciale recente, le condizioni contrattuali pattuite diventano il parametro di riferimento per valutare la normalità delle transazioni, escludendole dalla revocatoria.
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Responsabilità solidale: multa annullata alla società
La Corte di Cassazione ha annullato una sanzione pecuniaria inflitta a una società della grande distribuzione. La multa, originata dalla mancata indicazione di provenienza e categoria su alcuni documenti di trasporto, è stata dichiarata illegittima perché l'ordinanza-ingiunzione era stata emessa direttamente contro la società come autrice della violazione, anziché contestarle la corretta responsabilità solidale per l'illecito commesso dal suo legale rappresentante, unica persona fisica sanzionabile.
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Clausola earn-out: valida anche in caso di pandemia?
Una società acquirente ha contestato la richiesta di pagamento di una tranche di prezzo variabile, legata a una clausola earn-out, a seguito del mancato raggiungimento del fatturato previsto a causa della pandemia di Covid-19. La società venditrice sosteneva che il mancato raggiungimento fosse imputabile a una cattiva gestione dell'acquirente. Il Tribunale ha dato ragione all'acquirente, stabilendo che la pandemia ha configurato un'impossibilità sopravvenuta non imputabile, escludendo così l'obbligo di pagamento. La sentenza ha inoltre chiarito la validità generale delle clausole earn-out e risolto una disputa sui costi del personale tramite un accordo di cut-off.
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Termine accertamento Consob: la guida della Cassazione
La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d'Appello, chiarendo il principio fondamentale sul termine accertamento Consob. Il caso riguardava una sanzione inflitta a un amministratore di un istituto di credito per violazioni informative. La Cassazione ha stabilito che il termine di 180 giorni per la contestazione non decorre dalla mera ricezione di informazioni preliminari, ma dal momento in cui l'Autorità di Vigilanza completa l'attività istruttoria e ha un quadro conoscitivo pieno e sufficiente per formulare l'addebito. Questo processo, data la complessità della materia finanziaria, richiede una valutazione approfondita che non può essere affrettata.
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Data Certa nel Fallimento: Prova del Credito
Una società fornitrice di servizi informatici ha richiesto l'ammissione al passivo del fallimento di una sua cliente per crediti relativi a prestazioni, pagamenti a fornitori e retribuzioni di dipendenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Il motivo centrale è la mancanza di prove documentali con data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, un requisito fondamentale per rendere un credito opponibile alla massa dei creditori. La sentenza ribadisce che l'onere di fornire tale prova certa grava interamente sul creditore istante.
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Riduzione canone locazione: la Cassazione e il Covid
La Corte di Cassazione si è pronunciata sul caso di una società commerciale che richiedeva la riduzione del canone di locazione a causa delle chiusure imposte dall'emergenza Covid-19. La Corte ha stabilito che non esiste un diritto automatico a ottenere una riduzione giudiziale del canone. Il decreto "Cura Italia" esclude la responsabilità per inadempimento ma non crea un diritto alla rinegoziazione forzata. Il rimedio principale per l'eccessiva onerosità sopravvenuta resta la risoluzione del contratto, con la facoltà per il locatore di offrire una modifica per evitarla. La richiesta di riduzione del canone locazione del conduttore è stata quindi respinta.
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Vizio redibitorio: qualità promesse e onere prova
Un'azienda agricola ha citato in giudizio i suoi fornitori per averle venduto piantine di pomodoro risultate non resistenti a un virus, contrariamente a quanto promesso. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha confermato la responsabilità dei venditori e del produttore delle sementi. La decisione chiarisce aspetti fondamentali sul vizio redibitorio, sulla distinzione tra qualità promesse e tolleranza a difetti, e sulle modalità di riproposizione delle domande in appello. La Corte ha rigettato sia il ricorso principale del produttore che quello incidentale dell'azienda agricola, confermando la condanna al risarcimento dei danni per lucro cessante.
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Cessione banche venete: esclusi i debiti estinti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 15682/2025, ha stabilito un principio fondamentale riguardo alla cessione banche venete. Un istituto di credito che acquisisce rami d'azienda di una banca in liquidazione non subentra nelle passività relative a rapporti bancari già estinti al momento della cessione, anche se su di essi pende un contenzioso. La Corte ha chiarito che il criterio per l'inclusione di una passività non è la mera pendenza della lite, ma la sua inerenza e funzionalità all'esercizio dell'impresa bancaria dell'acquirente, come specificato nel contratto di cessione. Di conseguenza, le pretese relative a rapporti conclusi devono essere rivolte alla procedura di liquidazione e non all'istituto cessionario.
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Termine impugnazione ordinanza: la Cassazione decide
Una società e una persona fisica hanno proposto ricorso per cassazione avverso un'ordinanza della Corte d'Appello che dichiarava inammissibile il loro gravame. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché tardivo, chiarendo che il termine di impugnazione dell'ordinanza di 60 giorni decorre dalla comunicazione del provvedimento da parte della cancelleria e non dalla sua successiva notificazione.
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Clausola assicurativa: interpretazione e scopo
Una società di gestione idrica si vede negare la copertura assicurativa per danni da allagamento a causa di una clausola assicurativa ambigua. La Corte di Cassazione interviene, stabilendo che l'interpretazione di una polizza non può essere illogica o svuotare il contratto del suo significato. La Suprema Corte ha chiarito che la clausola di esclusione per 'infiltrazione di acque' si riferiva ai danni causati alle acque stesse e non ai danni provocati dall'acqua a terzi, accogliendo il ricorso dell'azienda e ribaltando le decisioni dei gradi precedenti.
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Marchio di rinomanza: nome famoso vs. brand di lusso
La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un'artista famosa che ha richiesto la registrazione del proprio nome e cognome come marchio per vari prodotti. Una nota casa automobilistica di lusso, titolare di un marchio di rinomanza con lo stesso cognome, si è opposta. La Corte ha annullato la decisione della Commissione dei Ricorsi che aveva concesso la registrazione, stabilendo che la notorietà personale dell'artista non costituisce automaticamente un 'giusto motivo' per superare i diritti del titolare del marchio di rinomanza. La Cassazione ha sottolineato la necessità di una valutazione concreta del rischio di confusione e di indebito vantaggio (free-riding), che la Commissione aveva omesso, rinviando il caso per un nuovo esame.
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Legittimazione liquidatore concordato: i limiti d’azione
La Corte di Cassazione ha stabilito che la legittimazione del liquidatore nel concordato preventivo è limitata agli atti di liquidazione. Non può agire per un risarcimento danni derivante da un'occupazione abusiva iniziata prima dell'omologa del concordato, poiché tale diritto appartiene all'imprenditore. Il caso riguardava una società in concordato che, tramite il suo liquidatore, aveva citato in giudizio due società per l'occupazione illegittima di un immobile. La Corte ha cassato la sentenza d'appello, che aveva condannato le società occupanti, per difetto di legittimazione processuale del liquidatore.
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Notifica estero nulla: quando è a rischio il processo
La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di un intero giudizio a causa di una notifica eseguita all'estero presso un indirizzo errato. Il caso riguardava un'azione revocatoria promossa da una curatela fallimentare contro una società con sede a Cipro. Poiché la notifica iniziale era viziata, la società non ha potuto partecipare al primo grado di giudizio. La Suprema Corte ha stabilito che una notifica estero nulla compromette il diritto di difesa e che l'onere di verificare la correttezza dell'indirizzo grava sempre sulla parte notificante, ribadendo un principio fondamentale per la validità dei processi transfrontalieri.
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Onere della prova: cessione d’azienda e debiti
Un professionista ha ceduto la sua attività di scommesse ma è stato ritenuto responsabile dei debiti maturati dopo la data di cessione, poiché il nuovo proprietario non aveva ancora ottenuto la licenza per operare. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna, sottolineando il ruolo cruciale dell'onere della prova: spettava al cedente, ancora titolare formale della licenza, dimostrare di non aver proseguito l'attività in quel periodo. La mancata contestazione specifica dei documenti contabili ha ulteriormente rafforzato la posizione della controparte.
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Data Certa: Prova del Credito nel Fallimento
Una società creditrice ha richiesto l'ammissione al passivo di un fallimento per un credito derivante da un accordo commerciale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del tribunale. La motivazione principale è la mancanza di una prova della 'data certa' dell'accordo anteriore alla dichiarazione di fallimento. La Corte ha ribadito che, nei confronti della massa dei creditori, la prova non può basarsi su elementi provenienti dalla sola parte creditrice (come fatture o registri contabili non vidimati), ma richiede fatti oggettivi e incontestabili.
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Presunzione di colpa: onere della prova del rivenditore
La Corte di Cassazione ha confermato una sanzione a un commerciante di prodotti ittici per la vendita di molluschi sottomisura. La Corte ha stabilito che vige una presunzione di colpa a carico del rivenditore, il quale, per essere esente da responsabilità, deve dimostrare attivamente di aver adottato tutte le misure di controllo possibili per evitare l'illecito, non essendo sufficiente invocare l'impossibilità di ispezionare la merce sigillata.
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Commercializzazione di azioni e debiti: la Cassazione
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligo di una banca di riacquistare azioni proprie, derivante da un precedente accordo con una compagnia assicurativa, non si trasferisce alla banca cessionaria in caso di crisi. Tale debito rientra nelle passività escluse dalla cessione, in quanto connesso alla commercializzazione di azioni e ai rapporti con gli azionisti. La domanda della compagnia assicurativa contro la banca cessionaria è stata quindi respinta, confermando che tali obbligazioni restano in capo alla procedura di liquidazione della banca originaria.
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