LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Commerciale

Prededuzione crediti: no tra procedure diverse
Una società fornitrice ha richiesto il riconoscimento della prededuzione per un credito maturato nei confronti di una grande impresa mentre questa era in amministrazione giudiziaria. Successivamente, l'impresa debitrice è entrata in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che non esiste continuità giuridica (consecuzione) tra una misura di prevenzione come l'amministrazione giudiziaria e una procedura concorsuale come l'amministrazione straordinaria. Di conseguenza, la prededuzione crediti, valida nella prima procedura, non si trasferisce automaticamente alla seconda.
Continua »
Autonomia funzionale: Cassazione su cessione di ramo
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17205/2025, ha annullato la decisione della Corte d'Appello in un caso di cessione di ramo d'azienda relativo al settore del recupero crediti. La Suprema Corte ha ribadito che il requisito dell'autonomia funzionale del ramo ceduto deve preesistere al trasferimento e non può essere creato successivamente tramite contratti di servizio con la società cedente. La mancanza di tale autonomia, dimostrata dalla dipendenza del ramo ceduto dalle strutture di supporto tecnico e amministrativo rimaste alla cedente, rende inapplicabile l'art. 2112 c.c. e invalida il trasferimento nei confronti dei lavoratori.
Continua »
Sospensione del processo: errore su art. 295 c.p.c.
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza di sospensione del processo, chiarendo un punto fondamentale di procedura civile. Il caso riguardava un giudizio di opposizione a un decreto ingiuntivo, sospeso da un tribunale in attesa della definizione di un'altra causa pendente in appello. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha errato nell'applicare l'art. 295 c.p.c. (sospensione necessaria), poiché la norma corretta da utilizzare in presenza di una sentenza non ancora definitiva è l'art. 337, comma 2, c.p.c. (sospensione facoltativa). Questa pronuncia riafferma la distinzione tra i due tipi di sospensione del processo e le loro diverse condizioni di applicabilità.
Continua »
Contratto di Espromissione: validità e condizioni
La Corte di Cassazione ha confermato la validità di un contratto di espromissione stipulato dai soci di una società per garantire un debito verso una banca. L'accordo era una condizione per l'adesione della banca a un piano di ristrutturazione che prevedeva la rinuncia a quello stesso credito nei confronti della società. La Corte ha chiarito che la rinuncia era efficace solo verso il debitore originario, mentre il debito sopravviveva in capo ai soci espromittenti, preservando la causa del contratto e garantendo il pieno soddisfacimento del creditore.
Continua »
Somme irreperibili: la Cassazione sulla vecchia legge
La Corte di Cassazione ha stabilito che, nelle procedure di amministrazione straordinaria soggette alla normativa anteriore al 2006, le somme accantonate per i creditori irreperibili non possono essere redistribuite agli altri creditori insoddisfatti. La sentenza chiarisce che il deposito di tali somme aveva un effetto liberatorio definitivo per la procedura, impedendo ogni successiva ripartizione, a differenza di quanto previsto dalla legge attuale. Di conseguenza, è stato respinto il ricorso di una società garante che, dopo aver soddisfatto alcuni creditori, chiedeva l'assegnazione di tali fondi residui.
Continua »
Foro del creditore: Cassazione chiarisce competenza
Una società creditrice ha impugnato la decisione di un tribunale che si era dichiarato incompetente a decidere su un mancato pagamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di inadempimento nel pagamento di forniture di beni mobili, si applica il foro del creditore, ovvero la competenza territoriale del tribunale del luogo in cui il venditore ha il proprio domicilio, ribaltando la decisione precedente e affermando un principio chiave in materia di competenza territoriale.
Continua »
Crediti società cancellata: la parola alle Sezioni Unite
Ex soci di una società cancellata agiscono per un credito non inserito nel bilancio di liquidazione. La Corte d'Appello rigetta la domanda, presumendo la rinuncia. La Cassazione, rilevando un contrasto giurisprudenziale sul tema dei crediti società cancellata, sospende il giudizio e rimette la questione alle Sezioni Unite per una decisione definitiva.
Continua »
Crediti irreperibili: le somme non si ridistribuiscono
La Corte di Cassazione ha stabilito che nelle procedure di amministrazione straordinaria iniziate prima della riforma del 2006, le somme accantonate per i crediti irreperibili non possono essere redistribuite agli altri creditori. La vecchia normativa prevedeva un "effetto liberatorio" del deposito di tali somme, che quindi fuoriuscivano definitivamente dal patrimonio della procedura, impedendo ogni successiva ripartizione. La richiesta di una società controllante, che aveva agito anche come garante, di ottenere tali fondi è stata pertanto respinta.
Continua »
Concordato preventivo e fallimento: decisione Cassazione
La Corte di Cassazione chiarisce le regole per l'ammissione dei crediti in un fallimento che segue un concordato preventivo. La decisione dipende crucialmente dalla scadenza del termine per la risoluzione del concordato. Se il fallimento è dichiarato dopo tale scadenza, i creditori possono insinuarsi solo per l'importo ridotto dal concordato, poiché l'effetto esdebitatorio è divenuto definitivo. Il caso è stato rinviato al Tribunale per verificare questo specifico presupposto temporale.
Continua »
Errore di fatto: quando la Cassazione non sbaglia
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per revocazione, chiarendo che un presunto errore di fatto del giudice non è tale se riguarda la qualificazione giuridica della domanda. Nel caso specifico, una società contestava che la Corte avesse erroneamente trattato la sua causa per violazione di un disegno registrato come se riguardasse un modello di utilità. La Corte ha stabilito che tale operazione rientra nell'attività interpretativa del giudice e non in una svista materiale, rendendo inapplicabile il rimedio della revocazione.
Continua »
Improcedibilità del ricorso: termini perentori e PCT
La Corte di Cassazione ha dichiarato l'improcedibilità del ricorso presentato da una società in una controversia sulla natura di un contratto, qualificato come finanziamento anziché come servizio di investimento. La decisione si fonda sul tardivo deposito dell'atto, avvenuto oltre il termine perentorio di legge. La Corte ha respinto l'istanza di rimessione in termini, poiché l'errore tecnico che ha impedito il primo tentativo di deposito (la lunghezza eccessiva dell'oggetto della PEC) è stato ritenuto un fattore imputabile direttamente alla parte ricorrente e non una causa di forza maggiore. Viene così confermata la rigidità dei termini processuali e la responsabilità del difensore nel rispettare le specifiche tecniche del processo telematico.
Continua »
Credito in contenzioso: la valutazione nel fallimento
Una società in liquidazione, dichiarata fallita dal Tribunale, ha impugnato la decisione sostenendo la propria solvenza sulla base di un ingente credito in contenzioso derivante da un lodo arbitrale. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Ha stabilito che, ai fini della valutazione dello stato di insolvenza, il giudice di merito deve effettuare un'analisi prudenziale e concreta degli attivi, inclusi i crediti contestati. La valutazione sulla verosimile infondatezza del credito in contenzioso costituisce un apprezzamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità, confermando così la dichiarazione di fallimento basata sull'incertezza del principale asset patrimoniale della società.
Continua »
Istanza di verificazione implicita: la Cassazione decide
Un'acquirente ha disconosciuto la propria firma su una bolla di consegna per un distributore automatico, sostenendo l'inefficacia del contratto. La società venditrice ha insistito per il pagamento. La Corte di Cassazione ha stabilito che la volontà della parte di avvalersi del documento, manifestata in giudizio, equivale a un'istanza di verificazione implicita della firma, legittimando la decisione dei giudici di merito che avevano riconosciuto l'autenticità della sottoscrizione e condannato l'acquirente al pagamento.
Continua »
Prededuzione tra procedure: no al nesso automatico
Una banca ha richiesto il riconoscimento della prededuzione per un suo credito nell'ambito di un'amministrazione straordinaria, basandosi sul fatto che tale privilegio era stato concesso in una precedente procedura di amministrazione giudiziaria antimafia. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che non esiste una 'consecutio' (continuità) tra le due procedure, data la loro natura e finalità radicalmente diverse. La prededuzione riconosciuta in un procedimento di prevenzione non si trasferisce automaticamente a una successiva procedura concorsuale per insolvenza.
Continua »
Credito prededucibile: no continuità tra procedure
La Corte di Cassazione ha stabilito che un credito prededucibile, sorto durante un'amministrazione giudiziaria (misura di prevenzione antimafia), non conserva il suo status di priorità se l'impresa entra successivamente in amministrazione straordinaria (procedura concorsuale). La decisione si fonda sulla netta distinzione di finalità tra le due procedure: la prima mira a bonificare l'azienda da infiltrazioni criminali, la seconda a gestire uno stato di insolvenza. Mancando la 'consecuzione' tra le due, il privilegio del credito prededucibile non si trasferisce.
Continua »
Sospensione sentenza: la cauzione come tutela efficace
Un'ordinanza della Corte d'Appello di Roma analizza un'istanza di sospensione della sentenza. Sebbene la richiesta sia stata respinta perché la sentenza era di natura dichiarativa, la Corte ha tutelato il debitore imponendo al creditore, una società con sede alle Bahamas, di prestare un'idonea cauzione prima di procedere all'esecuzione, bilanciando così il rischio di irreparabilità del danno.
Continua »
Polizza TFM fallimento: quando è capitale finanziario
Un ex amministratore rivendicava il diritto su una polizza TFM (Trattamento di Fine Mandato) dopo il fallimento della sua società. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito: il contratto non era una polizza vita impignorabile, ma un'operazione di capitalizzazione finanziaria. Di conseguenza, le somme sono state correttamente acquisite all'attivo fallimentare e il credito dell'amministratore è stato ammesso solo come chirografario. La sentenza sottolinea i limiti del sindacato della Cassazione sulla qualificazione del contratto operata nei gradi precedenti.
Continua »
Recesso ad nutum: quando non è abuso del diritto
Una società immobiliare si opponeva alla restituzione di un finanziamento ricevuto in base a un contratto preliminare, dopo che la controparte aveva esercitato il diritto di recesso ad nutum. La Cassazione ha confermato la legittimità del recesso, escludendo l'abuso del diritto, poiché motivato dalla sopravvenienza di un sequestro preventivo sui beni della società venditrice, un fatto che giustificava la tutela degli interessi della parte acquirente.
Continua »
Responsabilità eredi debiti aziendali: il caso
La Corte di Cassazione conferma la condanna in solido di tutti gli eredi al pagamento dei debiti dell'azienda di famiglia verso una dipendente. La sentenza chiarisce che la continuazione dell'attività imprenditoriale dopo la morte del titolare può dare vita a una società di fatto, determinando la responsabilità eredi debiti aziendali per tutte le obbligazioni, anche quelle sorte prima della successione, in applicazione della disciplina sul trasferimento d'azienda.
Continua »
Obblighi informativi intermediario: la firma non basta
La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo agli obblighi informativi di un intermediario finanziario. Alcuni risparmiatori avevano citato in giudizio l'intermediario per la violazione di tali doveri in relazione a investimenti ad alto rischio. La Corte ha confermato un orientamento consolidato: la firma del cliente su un modulo che attesta di aver ricevuto le informazioni sull'inadeguatezza dell'operazione crea una presunzione di adempimento da parte dell'intermediario. Tuttavia, questa presunzione non è assoluta. Il cliente può superarla, ma deve specificare in modo puntuale quali informazioni sono state omesse. Poiché nel caso di specie i ricorrenti si erano limitati a contestazioni generiche, il loro ricorso è stato respinto.
Continua »