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Diritto Commerciale

Obbligo contributivo coadiutrice: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imprenditore contro una richiesta di pagamento dell'INPS. La controversia riguardava l'obbligo contributivo per la moglie, amministratrice della società di famiglia, considerata anche coadiutrice familiare. La Corte ha confermato che, al di là del ruolo formale, l'effettiva partecipazione abituale e prevalente all'attività commerciale giustifica il doppio obbligo contributivo coadiutrice e la conseguente iscrizione alla Gestione Commercianti, valorizzando le prove raccolte in sede ispettiva.
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Bilancio s.a.s.: immobile socio e valore normale
Un socio impugnava il bilancio s.a.s. perché non includeva come ricavo il valore normale di un immobile societario utilizzato da un altro socio. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso, stabilendo che, poiché l'immobile era occupato senza titolo e la società aveva avviato un'azione legale per riottenerlo, non si trattava di un'assegnazione al socio che giustificasse l'applicazione del criterio del valore normale, ma di un'occupazione illegittima.
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Fermo amministrativo: legittimo con fumus boni iuris
La Corte d'Appello di Roma ha confermato la legittimità di un fermo amministrativo emesso da un Ministero nei confronti degli eredi di un imprenditore. Al centro della controversia, un presunto credito milionario vantato dall'Amministrazione per pagamenti in eccesso relativi a concessioni di lavori pubblici. La sentenza stabilisce che per l'adozione del fermo amministrativo non è necessario un credito certo e definitivo, ma è sufficiente la presenza di un 'fumus boni iuris', ovvero una ragionevole apparenza della fondatezza della pretesa, anche se il credito è ancora oggetto di contestazione in un separato giudizio.
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Sospensione lodo arbitrale: la scelta del rito giusto
La Corte d'Appello di Roma ha dichiarato inammissibile la richiesta di sospensione di un lodo arbitrale, presentata nell'ambito di un reclamo contro il decreto che ne dichiarava l'esecutività. La Corte ha chiarito che il procedimento di reclamo, per sua natura, non prevede tale facoltà. La sospensione del lodo arbitrale deve essere richiesta nel giudizio di impugnazione per nullità del lodo stesso, come previsto da specifiche norme procedurali.
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Cessione ramo d’azienda: i requisiti di autonomia
La Corte di Cassazione conferma la nullità di una cessione ramo d'azienda nel settore del recupero crediti. La sentenza stabilisce che, per essere valido, il trasferimento deve riguardare un'entità economica che possieda autonomia funzionale e sia preesistente alla cessione stessa. Nel caso specifico, il ramo trasferito non era in grado di operare autonomamente sul mercato senza il supporto determinante della società cedente, rendendo l'operazione illegittima e inefficace nei confronti dei lavoratori trasferiti.
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Cessione di quote: obblighi di indennizzo e pagamento
Un venditore di partecipazioni societarie ha citato in giudizio gli acquirenti per il mancato pagamento del prezzo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del venditore, confermando che egli non poteva esigere il pagamento poiché non aveva prima adempiuto al suo obbligo contrattuale di tenere indenni gli acquirenti da debiti fiscali preesistenti della società. Il caso evidenzia l'importanza delle clausole di garanzia nella cessione di quote.
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Data Certa Cambiale: no alla marca da bollo datata
Una società creditrice ha richiesto di essere ammessa al passivo di un fallimento sulla base di alcune cambiali. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17541/2025, ha stabilito che la semplice presenza di una marca da bollo datata su una cambiale non è sufficiente a fornire la prova della 'data certa cambiale', necessaria per renderla opponibile alla curatela. Secondo la Corte, per ottenere la data certa sono necessari eventi più sicuri, come un timbro postale di annullamento, che colleghino in modo inequivocabile la data al documento.
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Ammortamento alla francese: legittimo nel leasing?
Un'impresa contesta un contratto di leasing per interessi usurari e illegittimità del piano di ammortamento alla francese. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il piano di ammortamento alla francese è legittimo, non costituisce anatocismo, e che la mancata indicazione del TAEG non invalida il contratto, avendo solo funzione informativa.
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Risoluzione contratto di leasing: sorte del subaffitto
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un subconduttore che occupava un immobile dopo la risoluzione del contratto di leasing principale. La Corte ha ribadito che il contratto di sublocazione è un rapporto derivato e la sua sorte dipende da quella del contratto principale. Pertanto, con la risoluzione contratto di leasing, anche il subaffitto cessa di avere efficacia, e il subconduttore è tenuto al rilascio dell'immobile, non potendo opporre il proprio titolo al concedente.
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Assicurazione per conto altrui: la clausola che esclude
La Corte di Cassazione interviene su un caso di assicurazione per conto altrui, stabilendo la nullità della clausola che attribuisce il diritto all'indennizzo esclusivamente al contraente (conduttore dell'immobile) a discapito dell'assicurato (proprietario). A seguito di un incendio, la compagnia assicurativa aveva liquidato il danno al conduttore. La Corte ha chiarito che il diritto all'indennizzo spetta al titolare dell'interesse assicurato, ovvero il proprietario, rendendo la sua esclusione contrattualmente invalida. La sentenza affronta anche la legittimazione ad agire e l'interruzione della prescrizione.
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Riconoscimento vizi: prescrizione da annuale a decennale
Una recente ordinanza della Cassazione stabilisce che il riconoscimento vizi da parte del venditore, anche tramite un comportamento concludente come l'inizio di una riparazione, modifica la prescrizione dell'azione di garanzia. Il termine non è più quello breve di un anno dalla consegna, ma l'ordinario termine decennale. La Corte ha anche chiarito che la responsabilità del produttore per prodotto difettoso non viene meno con un semplice avviso al venditore, ma richiede un'azione efficace verso il consumatore finale.
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Effetti fusione societaria: la tutela del creditore
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16689/2025, ha stabilito che l'iscrizione dell'atto di fusione nel Registro delle Imprese produce un effetto sanante assoluto, che preclude la dichiarazione di invalidità dell'operazione anche se eseguita in pendenza dell'opposizione di un creditore. Gli effetti della fusione societaria sono quindi irretrattabili. Al creditore pregiudicato non resta che la tutela risarcitoria, in linea con il principio di stabilità degli atti societari e di certezza dei rapporti giuridici.
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Revoca amministratore società partecipata: il caso
La Corte di Cassazione chiarisce le regole per la revoca dell'amministratore di una società partecipata. Un amministratore, revocato per giusta causa senza una preventiva contestazione formale degli addebiti prevista dal contratto, si è rivolto al giudice. La Corte di Appello aveva dichiarato la revoca illegittima, riconoscendo un risarcimento. La Cassazione, pur confermando l'illegittimità della revoca per la violazione della clausola contrattuale, ha stabilito che la tutela applicabile non è quella 'reale' (reintegrazione) ma esclusivamente quella 'risarcitoria' (monetaria), rinviando il caso alla Corte d'Appello per la corretta quantificazione del danno.
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Accordi di ristrutturazione: procedura concorsuale
Una società creditrice si è vista negare la prededuzione del proprio credito in una liquidazione coatta amministrativa. La Corte di Cassazione, pur correggendo il giudice di merito e affermando che gli accordi di ristrutturazione sono a tutti gli effetti procedure concorsolari, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione risiede nel fatto che la società ricorrente non ha contestato tutte le motivazioni della decisione impugnata, ma solo una parte di esse.
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Credito prededucibile: non si trasferisce al fallimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che un credito prededucibile sorto durante un'amministrazione giudiziaria antimafia non conserva automaticamente tale status privilegiato nel successivo fallimento dell'impresa. La Corte ha negato la cosiddetta "consecuzione" tra le due procedure, evidenziando le loro diverse finalità: la prima è una misura di prevenzione, la seconda una procedura concorsuale basata sull'insolvenza. Pertanto, la prededuzione, essendo una priorità processuale, cessa con la procedura in cui è nata.
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Patto non concorrenza: quando la penale è valida
In una controversia su un patto di non concorrenza legato a una cessione di quote societarie, la Corte di Cassazione ha confermato la validità di una clausola penale di 500.000 euro. L'ordinanza ha stabilito che la penale non era manifestamente eccessiva e che la sua valutazione spetta al giudice di merito. Inoltre, ha chiarito che la violazione dell'accordo non giustificava automaticamente il mancato pagamento del saldo del prezzo delle quote, in assenza di un nesso di corrispettività diretta tra le obbligazioni.
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Interesse ad agire: soci e debiti di società estinta
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 17734/2025, ha stabilito che un creditore ha sempre interesse ad agire nei confronti degli ex soci di una società estinta, anche se questi non hanno percepito somme dal bilancio di liquidazione. L'interesse ad agire, di natura dinamica, sussiste per ottenere un titolo esecutivo utile in caso di future sopravvenienze attive, come l'esito favorevole di un'azione revocatoria, o per interrompere la prescrizione. La Corte ha cassato la decisione di merito che aveva negato tale interesse, omettendo di considerare la pendenza di un giudizio revocatorio volto a recuperare beni al patrimonio sociale.
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Prededuzione crediti: no tra procedure diverse
Una società fornitrice ha richiesto il riconoscimento della prededuzione per un credito maturato nei confronti di una grande impresa mentre questa era in amministrazione giudiziaria. Successivamente, l'impresa debitrice è entrata in amministrazione straordinaria. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, chiarendo che non esiste continuità giuridica (consecuzione) tra una misura di prevenzione come l'amministrazione giudiziaria e una procedura concorsuale come l'amministrazione straordinaria. Di conseguenza, la prededuzione crediti, valida nella prima procedura, non si trasferisce automaticamente alla seconda.
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Autonomia funzionale: Cassazione su cessione di ramo
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17205/2025, ha annullato la decisione della Corte d'Appello in un caso di cessione di ramo d'azienda relativo al settore del recupero crediti. La Suprema Corte ha ribadito che il requisito dell'autonomia funzionale del ramo ceduto deve preesistere al trasferimento e non può essere creato successivamente tramite contratti di servizio con la società cedente. La mancanza di tale autonomia, dimostrata dalla dipendenza del ramo ceduto dalle strutture di supporto tecnico e amministrativo rimaste alla cedente, rende inapplicabile l'art. 2112 c.c. e invalida il trasferimento nei confronti dei lavoratori.
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Sospensione del processo: errore su art. 295 c.p.c.
La Corte di Cassazione ha annullato un'ordinanza di sospensione del processo, chiarendo un punto fondamentale di procedura civile. Il caso riguardava un giudizio di opposizione a un decreto ingiuntivo, sospeso da un tribunale in attesa della definizione di un'altra causa pendente in appello. La Corte ha stabilito che il giudice di merito ha errato nell'applicare l'art. 295 c.p.c. (sospensione necessaria), poiché la norma corretta da utilizzare in presenza di una sentenza non ancora definitiva è l'art. 337, comma 2, c.p.c. (sospensione facoltativa). Questa pronuncia riafferma la distinzione tra i due tipi di sospensione del processo e le loro diverse condizioni di applicabilità.
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