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Diritto Commerciale

Giurisdizione contratti internazionali: il caso licenza
La Corte di Cassazione ha stabilito la mancanza di giurisdizione del giudice italiano in una controversia su un contratto di licenza di fabbricazione tra una società italiana e una algerina. La decisione si fonda sul criterio del luogo di esecuzione della prestazione caratteristica. La Corte ha identificato tale prestazione nel trasferimento del know-how e nella concessione del diritto di produrre e commercializzare i beni nel territorio algerino, localizzando quindi la giurisdizione in Algeria. Questo caso chiarisce come si determina la giurisdizione nei contratti internazionali.
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Decadenza Garanzia Vizi: la denuncia tardiva è fatale
Un acquirente ha citato in giudizio il venditore per difetti in un impianto di autolavaggio. Il venditore ha eccepito la decadenza garanzia vizi, sostenendo che i difetti non fossero stati denunciati entro 8 giorni dalla scoperta. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d'Appello, respingendo le pretese dell'acquirente. Ha stabilito che né un verbale di riunione non firmato né gli interventi di manutenzione ordinaria costituiscono un 'riconoscimento dei vizi' da parte del venditore, atto necessario per evitare la decadenza. La Corte ha inoltre chiarito che, una volta intervenuta la decadenza, la questione della prescrizione diventa irrilevante, poiché il diritto stesso si è estinto.
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Azione revocatoria pagamenti: la Cassazione decide
Una società fornitrice ha impugnato in Cassazione la sentenza che accoglieva l'azione revocatoria pagamenti promossa dall'amministrazione straordinaria di una sua cliente. I pagamenti, avvenuti prima della dichiarazione di insolvenza, erano stati revocati. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la continuazione di fatto di un contratto non implica un subentro tacito da parte dei commissari e che anche l'IVA versata al fornitore è soggetta a revoca per tutelare la parità dei creditori.
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Contributi INPS soci srl: esclusi i redditi da capitale
L'INPS richiedeva a un commerciante il pagamento di contributi previdenziali anche sui redditi percepiti come socio di una S.r.l. La Corte di Cassazione ha rigettato la pretesa, stabilendo un principio fondamentale sui contributi INPS per i soci di srl: i redditi da capitale, derivanti dalla mera partecipazione a una società senza prestazione di attività lavorativa, non rientrano nella base imponibile per il calcolo dei contributi dovuti alla Gestione Commercianti.
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Ribasso d’asta ATI: quale accordo prevale?
Una società facente parte di un'Associazione Temporanea di Imprese (ATI) agiva in giudizio contro la società mandataria per ottenere il pagamento del corrispettivo basato su un ribasso d'asta inferiore a quello da lei originariamente proposto. L'ATI si era aggiudicata un appalto pubblico con un ribasso medio complessivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società mandataria, confermando le decisioni dei giudici di merito. È stato stabilito che, in assenza di una prova certa e scritta di un accordo interno sulla ripartizione dei compensi basata sui singoli ribassi, l'unico dato valido è il ribasso unitario offerto alla stazione appaltante. Gli accordi interni non possono prevalere sull'impegno collettivo assunto pubblicamente.
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Impugnazione delibere fondo: la Cassazione decide
Un investitore in un fondo comune immobiliare ha contestato le delibere dell'assemblea che modificavano il regolamento e sostituivano la società di gestione. Le corti di merito avevano negato la sua legittimazione ad agire. La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 12474/2025, ha ribaltato la decisione, stabilendo un principio fondamentale: l'investitore ha pieno diritto all'impugnazione delle delibere del fondo, assimilando la sua tutela a quella prevista per i soci di società di capitali.
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Cessione del credito e ricorso inammissibile: il caso
Una banca, cessionaria di crediti vantati da una società appaltatrice verso un ente pubblico, ha agito per il pagamento di alcune fatture. L'ente ha sospeso il pagamento invocando l'art. 1676 c.c., poiché i dipendenti della società appaltatrice avevano richiesto il pagamento diretto dei loro stipendi. La banca ha sostenuto che la notifica della cessione del credito fosse anteriore alla richiesta dei dipendenti, rendendola inefficace. La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito della questione, dichiarando il ricorso della banca inammissibile per un vizio formale: la mancata esposizione sommaria dei fatti di causa nell'atto di ricorso, requisito essenziale previsto dal codice di procedura civile.
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Prova presuntiva: quando il giudice può dedurre i fatti
Una società di noleggio imbarcazioni ha impugnato una sentenza che la condannava a risarcire il proprietario di uno yacht per danni e canoni non pagati. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la validità dell'uso della prova presuntiva da parte dei giudici di merito per accertare il mancato pagamento e ha chiarito i limiti del sindacato di legittimità sulla valutazione delle prove testimoniali e sull'interpretazione contrattuale.
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Inadempimento contrattuale: riparazione non autorizzata
La Corte di Cassazione conferma la risoluzione di un contratto di collaborazione per inadempimento contrattuale. Una società ha smontato e riparato un macchinario in violazione delle clausole di esclusiva, che riservavano la produzione e gli interventi tecnici all'altra parte. La Corte ha ribadito che spetta al debitore provare di aver adempiuto correttamente, respingendo il ricorso e condannando la società alle spese.
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Sconto tariffario sanità: quando non è dovuto?
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'applicazione di uno sconto tariffario da parte di un'Azienda Sanitaria Locale non è legittima per periodi non coperti dalla legge, a meno che non esista un accordo contrattuale esplicito. Un semplice richiamo alla normativa nel contratto è stato ritenuto una 'clausola di stile' insufficiente a derogare alla legge, confermando il diritto di un centro radiologico alla restituzione delle somme indebitamente trattenute.
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Credito da fideiussione: no prededuzione nel fallimento
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un istituto finanziario che chiedeva la prededuzione per un credito sorto dal pagamento di una garanzia a favore di una società poi fallita. La Suprema Corte ha confermato che la qualificazione del rapporto come fideiussione, operata dal giudice di merito, non è sindacabile in sede di legittimità se non vengono specificamente contestate le regole di interpretazione contrattuale. Di conseguenza, il credito da fideiussione del garante è un semplice credito di regresso da ammettere al passivo in via chirografaria, senza alcuna priorità.
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Polizza crediti e decadenza: denuncia formale è cruciale
Una società assicurata si è vista negare l'indennizzo per crediti insoluti perché non ha rispettato i termini e le modalità formali per la denuncia di mancato pagamento previsti dalla polizza. La Corte d'Appello di Roma ha confermato la decisione di primo grado, stabilendo che le comunicazioni informali non possono sostituire le procedure contrattuali, con conseguente decadenza dal diritto all'indennizzo. La sentenza sottolinea l'importanza di una gestione rigorosa delle clausole contrattuali per non perdere la copertura assicurativa.
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Risarcimento danni dirigente: la prova del danno è cruciale
La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che negava il risarcimento danni a una confederazione imprenditoriale contro un suo ex dirigente per mala gestio. Nonostante la condotta illecita del manager, la richiesta è stata respinta per mancata prova di un danno economico effettivo e concreto subito dall'azienda. La sentenza ribadisce che l'onere di dimostrare il pregiudizio patrimoniale grava interamente sul datore di lavoro che avanza la pretesa di risarcimento danni dirigente.
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Abuso del concordato: la Cassazione conferma fallimento
Una società rinuncia al concordato con riserva per depositarne uno pieno, tentando di aggirare i termini. La Cassazione conferma il fallimento, ravvisando un abuso del concordato e respingendo i motivi di ricorso sulla violazione del contraddittorio e la valutazione dello stato di insolvenza.
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Privilegio garanzia pubblica: vale anche per inadempimento
La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito di un ente che ha prestato una garanzia pubblica a un'impresa poi fallita gode di privilegio anche in caso di semplice inadempimento nel rimborso del finanziamento. Il privilegio sorge per legge al momento della concessione e la revoca del beneficio, anche se successiva al fallimento, ha solo valore ricognitivo. Questa decisione rafforza la tutela del credito derivante da aiuti di stato, confermando l'ampia applicabilità del privilegio garanzia pubblica.
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Inammissibilità ricorso cassazione: il caso assemblaggio
Una controversia nata da un contratto di affiliazione commerciale giunge in Cassazione. La Corte Suprema dichiara l'inammissibilità del ricorso cassazione perché redatto con la tecnica dell'"assemblaggio", ovvero tramite la copia integrale di atti precedenti invece di una sintesi dei fatti. Tale modalità viola l'art. 366 c.p.c., che impone un'esposizione sommaria. La parte ricorrente è stata anche condannata per abuso del diritto processuale.
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Responsabilità professionale commercialista: il caso
Un'ordinanza della Cassazione analizza la responsabilità professionale commercialista per l'omessa presentazione di una dichiarazione fiscale. Lo studio professionale, che ha causato al cliente la perdita di un credito IVA, è stato condannato al risarcimento. Il suo successivo ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile per vizi procedurali, in particolare per non aver contestato la ratio decidendi della sentenza d'appello e per non aver prodotto tempestivamente i documenti necessari, come la polizza assicurativa pertinente.
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Contratto autonomo di garanzia: estensione e limiti
La Corte di Cassazione ha confermato la validità di un contratto autonomo di garanzia anche in caso di significative modifiche successive all'obbligazione principale. Dei garanti coobbligati avevano contestato l'estensione della loro garanzia, prestata per opere di urbanizzazione, a seguito di modifiche che ne avevano triplicato il valore. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la natura del contratto autonomo di garanzia impedisce al garante di opporre eccezioni relative al rapporto sottostante e rende inapplicabile la decadenza prevista dall'art. 1957 c.c., a meno che non sia espressamente pattuito. La decisione del giudice di merito, che aveva qualificato le modifiche come meramente quantitative e non novative, è stata ritenuta una plausibile interpretazione non sindacabile in sede di legittimità.
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Errore percettivo: quando è inammissibile la revocazione
Una compagnia garante ha richiesto la revocazione di un'ordinanza della Cassazione, sostenendo un errore percettivo su una clausola contrattuale. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché l'interpretazione della clausola era un punto controverso e già deciso nel merito, non un mero errore di percezione. Questo caso chiarisce i limiti del rimedio della revocazione per errore di fatto.
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Patto di non concorrenza: modifica e validità
La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di una modifica al patto di non concorrenza in un contratto di agenzia. Un istituto di credito, dopo aver receduto dal patto, aveva subordinato l'erogazione di benefici economici aggiuntivi al rispetto di un nuovo, seppur diverso, obbligo di non concorrenza. La Corte ha rigettato il ricorso dell'agente, stabilendo che tale operazione non costituisce una clausola vessatoria o una violazione di legge, ma una legittima rimodulazione degli obblighi contrattuali, conforme ai principi di buona fede e correttezza, e in linea con la consolidata giurisprudenza.
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