LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Diritto Commerciale

Fallimento del preponente: indennità e contratto d’agenzia
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5603/2025, interviene su un caso di contratto di agenzia interrotto dal fallimento del preponente. La Corte stabilisce un principio fondamentale: il fallimento non comporta la risoluzione automatica e incolpevole del contratto. Si applica invece la disciplina dei contratti pendenti (art. 72 Legge Fallimentare), che prevede la sospensione del rapporto. Questa decisione apre alla possibilità per l'agente di ottenere le indennità di fine rapporto, come quella di preavviso e di clientela, cassando la precedente decisione del Tribunale che le aveva escluse.
Continua »
Fallimento preponente: indennità agente e contratto
Una società di rappresentanze si opponeva all'ammissione parziale dei propri crediti nel passivo fallimentare della società preponente. La Corte di Cassazione, riformando la decisione di merito, ha stabilito che il fallimento del preponente non determina la risoluzione automatica del contratto di agenzia, ma la sua sospensione ai sensi dell'art. 72 della Legge Fallimentare. Di conseguenza, se il curatore decide di sciogliere il rapporto, l'agente può avere diritto all'indennità di preavviso e di clientela, non essendo lo scioglimento imputabile a una giusta causa automatica.
Continua »
Qualificazione del contratto: la volontà reale prevale
La Corte di Cassazione conferma che un contratto, pur nominato 'affitto di ramo d'azienda', deve essere considerato una 'vendita con riserva di proprietà' se la reale intenzione delle parti e la sua funzione economica puntano a un trasferimento definitivo del bene. Questa corretta qualificazione del contratto è cruciale, specialmente in un contesto fallimentare, poiché determina le norme applicabili e la sorte dei crediti. La Corte ribadisce che il giudice ha il dovere di andare oltre il senso letterale delle parole per ricercare la comune volontà dei contraenti.
Continua »
Inammissibilità ricorso Cassazione: analisi ordinanza
Una società alberghiera ha presentato ricorso in Cassazione dopo aver perso in appello una causa per danni derivanti da un'operazione di cartolarizzazione. La Suprema Corte ha dichiarato l'estinzione del giudizio nei confronti di una parte per rinuncia al ricorso e ha stabilito l'inammissibilità ricorso Cassazione nei confronti di un'altra parte per mancanza di motivi specifici, confermando di fatto la decisione precedente. L'ordinanza chiarisce i requisiti procedurali essenziali per un valido ricorso.
Continua »
Affitto ramo d’azienda: quando è locazione?
La Corte di Cassazione chiarisce la distinzione tra affitto ramo d'azienda e locazione commerciale. Se il locatore fornisce un locale 'al rustico', privo di un'organizzazione aziendale preesistente, il contratto è una locazione, con conseguente diritto del conduttore all'indennità di avviamento, anche se l'immobile si trova in un centro commerciale.
Continua »
Ricorso Inammissibile: Autosufficienza e Limiti
Una società locatrice contesta l'applicazione di interessi moratori tipici delle transazioni commerciali, sostenendo che il rapporto fosse una locazione e non un appalto. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile per difetto di autosufficienza, poiché la ricorrente non ha allegato il testo del contratto, impedendo alla Corte di valutare la presunta errata interpretazione. La decisione sottolinea l'importanza di redigere ricorsi completi e il divieto per la Cassazione di riesaminare i fatti.
Continua »
Mandato senza rappresentanza: quando è inammissibile
Una società ha citato in giudizio i suoi locatori per danni dopo che il loro presunto rappresentante ha bloccato la vendita dell'azienda rifiutando il trasferimento del contratto di locazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d'Appello. Il punto cruciale è stata la mancanza di prova di un "mandato senza rappresentanza" dai locatori al rappresentante, rendendo le sue azioni non imputabili ai proprietari.
Continua »
Obbligazione fideiussoria: la Cassazione chiarisce
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'obbligazione fideiussoria rimane valida ed efficace anche se il decreto ingiuntivo non viene notificato al debitore principale. La Corte ha chiarito che in caso di coobbligati solidali, i rapporti processuali sono indipendenti. Pertanto, l'inefficacia del decreto verso il debitore principale non si estende al garante. Il ricorso del fideiussore, che lamentava anche la nullità della garanzia per indeterminatezza dell'oggetto, è stato rigettato.
Continua »
Revoca beneficio fallimento: quando nasce il credito?
La Corte di Cassazione ha stabilito che il credito derivante dalla revoca di un beneficio pubblico concesso a un'impresa è di natura concorsuale e va ammesso al passivo fallimentare, anche se il provvedimento formale di revoca interviene dopo la dichiarazione di fallimento. La Corte ha chiarito che il fatto costitutivo del credito non è l'atto di revoca, che ha natura meramente dichiarativa, ma il verificarsi dei presupposti per la restituzione (ad esempio, la mancata destinazione dei fondi), che sono anteriori al fallimento. Di conseguenza, il credito sorge 'ex lege' al momento dell'erogazione del beneficio, e la revoca funge solo da condizione per poter agire per il recupero. Questa interpretazione rafforza la posizione dell'ente erogatore nei confronti della massa dei creditori.
Continua »
Privilegio garanzia pubblica: esteso anche ai crediti SACE
La Corte di Cassazione ha stabilito che il privilegio garanzia pubblica, previsto dal D.Lgs. 123/1998, si estende anche ai crediti vantati da un ente garante a seguito dell'escussione di una garanzia su un finanziamento a un'impresa, poi fallita. La Corte ha riformato la decisione del tribunale di merito, che aveva negato il privilegio ritenendo che si applicasse solo a erogazioni dirette di denaro. Secondo i giudici di legittimità, la finalità pubblicistica di sostegno alle imprese giustifica un'interpretazione estensiva della norma, includendo anche le garanzie tra le forme di 'finanziamento' tutelate.
Continua »
Investimenti speculativi: la Cassazione decide
Una società ha citato in giudizio un istituto di credito per aver concluso contratti su derivati, sostenendo fossero investimenti speculativi e inadeguati. La Corte d'Appello ha respinto la richiesta, rilevando che l'amministratore di fatto della società, pienamente consapevole dei rischi, aveva scelto di procedere. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo di non poter riesaminare i fatti già accertati dal giudice di merito e confermando che la consapevole accettazione del rischio esclude la responsabilità della banca.
Continua »
Chiamata in causa: salva la domanda errata
Un fallimento ha citato in giudizio una banca per un contratto di leasing, ma la banca non era più titolare del rapporto. L'attore ha quindi effettuato una chiamata in causa della società corretta. La Cassazione ha stabilito che la chiamata in causa sana il difetto iniziale, creando un litisconsorzio processuale passivo e rendendo la domanda procedibile contro entrambi i soggetti, rigettando il ricorso.
Continua »
Ricorso per cassazione inammissibile: i requisiti
Una società di cantieristica navale ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione della Corte d'Appello che aveva revocato due decreti ingiuntivi a suo favore. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile a causa della sua esposizione confusa e della mancata specificità dei motivi, violando i requisiti procedurali essenziali. La decisione sottolinea che il ricorso non può limitarsi a richiedere una nuova valutazione dei fatti, ma deve confrontarsi puntualmente con la ratio decidendi della sentenza impugnata.
Continua »
Riscossione coattiva: sì al ruolo senza titolo esecutivo
La Corte di Cassazione ha stabilito che l'ente pubblico che interviene per onorare una garanzia su un finanziamento privato, in caso di inadempimento del debitore, può procedere alla riscossione coattiva delle somme tramite iscrizione a ruolo, senza necessità di ottenere preventivamente un titolo esecutivo. La Corte ha chiarito che, con il pagamento e la surroga, il credito muta la sua natura da privatistica a pubblicistica, essendo finalizzato al recupero di risorse pubbliche. Questa trasformazione giustifica l'utilizzo degli strumenti di riscossione previsti per le entrate pubbliche.
Continua »
Responsabilità patrimoniale: impresa e titolare unici
Una ditta individuale ha impugnato una sentenza che la condannava a pagare un debito derivante da un contratto di appalto, sostenendo di non essere la reale debitrice. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo il principio fondamentale della responsabilità patrimoniale dell'impresa individuale: non esiste distinzione giuridica tra l'impresa e il suo titolare. Di conseguenza, il titolare risponde delle obbligazioni assunte, e l'impresa è correttamente identificata come parte del rapporto debitorio.
Continua »
Vizio occulto: quando inizia a decorrere il termine?
Un'azienda produttrice di etichette ha citato in giudizio il proprio fornitore di tessuto per un difetto chimico non rilevabile a un primo esame. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna del fornitore, stabilendo che in caso di vizio occulto, il termine di otto giorni per la denuncia decorre dal momento dell'effettiva scoperta e non dalla consegna della merce. La Corte ha inoltre precisato che l'acquirente non è tenuto a svolgere complesse analisi di laboratorio per verificare la conformità del prodotto.
Continua »
Cessazione materia del contendere: il caso risolto
Una società costruttrice di yacht italiana citava in giudizio una società di brokeraggio statunitense per far accertare l'insussistenza del diritto a una provvigione. La società convenuta eccepiva il difetto di giurisdizione del giudice italiano, proponendo regolamento preventivo di giurisdizione. Durante il giudizio, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo, portando la Corte di Cassazione a dichiarare la cessazione della materia del contendere per sopravvenuta carenza di interesse alla decisione.
Continua »
Cessione del credito PA: valida senza assenso?
Una società di factoring ha citato in giudizio un'azienda sanitaria per il pagamento di crediti acquisiti da cliniche private. L'ente pubblico sosteneva che la cessione del credito PA non fosse valida senza l'assenso formale dell'amministrazione regionale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell'ente, stabilendo che il requisito dell'accettazione non si applica ai crediti derivanti da contratti le cui prestazioni sono già state completamente eseguite. In questi casi, il rapporto è considerato "esaurito" e la cessione è efficace con la sola notifica al debitore.
Continua »
Riconoscimento di debito: opponibile al fallimento?
La Corte di Cassazione stabilisce che il riconoscimento di debito, se dotato di data certa anteriore alla dichiarazione di fallimento, è opponibile alla massa dei creditori. Questa decisione ribalta un precedente orientamento, affermando che tale atto fa presumere l'esistenza del debito e inverte l'onere della prova, che ricade sul curatore fallimentare. Il caso riguardava la richiesta di ammissione al passivo di un credito professionale, inizialmente respinta dal Tribunale proprio sulla base della presunta inopponibilità dell'atto di riconoscimento.
Continua »
Prova presuntiva: la Cassazione e l’insider trading
L'Autorità di vigilanza ha sanzionato un amministratore di una società energetica per aver comunicato informazioni privilegiate. La Corte d'Appello ha annullato la sanzione, richiedendo un grado di 'ragionevole certezza'. La Corte di Cassazione ha cassato tale decisione, stabilendo che per la prova presuntiva è sufficiente il criterio della 'ragionevole probabilità' e una valutazione complessiva degli indizi, non atomistica.
Continua »