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Diritto Commerciale

Conflitto di interessi: quando il contratto è nullo?
Una società facente parte di un gruppo ha richiesto l'ammissione al passivo di un'altra società del medesimo gruppo, in amministrazione straordinaria, per un credito derivante da canoni di locazione. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, i quali avevano ritenuto il contratto di locazione annullabile per conflitto di interessi. Anche in presenza di una proprietà comune, l'amministratore aveva agito favorendo una società a discapito dell'altra. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile in quanto mirava a un riesame dei fatti, non consentito in sede di legittimità.
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Trasformazione atipica: la Cassazione e la prescrizione
Un'imprenditrice prosegue l'attività della sua ex società di persone come ditta individuale. La Cassazione stabilisce che si tratta di una "trasformazione atipica", cioè una successione. Di conseguenza, gli atti interruttivi della prescrizione inviati a nome della vecchia società sono validi anche per l'imprenditrice. La sentenza d'appello, che aveva dichiarato il diritto al risarcimento prescritto, viene annullata con rinvio per un nuovo esame.
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Cessione del contratto di leasing e liberazione
Una società finanziaria ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro l'utilizzatore originario di un bene in leasing per canoni non pagati. L'utilizzatore si è opposto, sostenendo di non essere più il debitore a seguito della cessione del contratto di leasing a un terzo. Il Tribunale di primo grado ha respinto l'opposizione, ma la Corte d'Appello ha ribaltato la decisione. Analizzando una dichiarazione della stessa società finanziaria, la Corte ha accertato che l'intera posizione contrattuale era stata ceduta. Di conseguenza, con il consenso del creditore, l'utilizzatore originario è stato liberato da ogni obbligo, rendendo illegittima la richiesta di pagamento nei suoi confronti.
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Brevetto europeo: validità e traduzione inesatta
Una società produttrice di pannelli per l'edilizia ha impugnato una sentenza di primo grado che l'aveva condannata per contraffazione di un brevetto europeo. I motivi di appello si basavano sulla presunta scadenza del brevetto, qualificato come modello di utilità, e sulla nullità derivante da una traduzione italiana inesatta che ne ampliava la portata. La Corte d'Appello ha respinto il ricorso, confermando la validità del brevetto europeo. Ha chiarito che la legge permette la correzione di una traduzione errata e che il testo di riferimento resta quello originale. La Corte ha inoltre precisato che, sebbene il brevetto avesse caratteristiche simili a un modello di utilità, si trattava di un valido brevetto d'uso, non soggetto alla scadenza decennale dei modelli.
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Garanzia a prima richiesta: effetti della nullità ABI
La Cassazione chiarisce che, in presenza di una garanzia a prima richiesta, la nullità parziale delle clausole anticoncorrenziali (schema ABI) non travolge l'intero contratto. Per interrompere la decadenza prevista dall'art. 1957 c.c., è sufficiente una richiesta stragiudiziale del creditore, senza necessità di un'azione in giudizio. La Corte ha respinto il ricorso dei garanti, sottolineando che la natura autonoma della garanzia rende irrilevante la cessazione del loro interesse soggettivo (come la vendita delle quote della società debitrice).
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Notifica PEC e appello tardivo: la Cassazione decide
Una società proponeva appello avverso una sentenza, ma la controparte ne eccepiva la tardività, provando l'avvenuta notifica PEC della decisione di primo grado tramite copie cartacee delle ricevute. La Cassazione ha rigettato il ricorso della società appellante, confermando che la prova della notifica PEC può essere fornita con copie analogiche e che il disconoscimento della loro conformità all'originale digitale deve avvenire nella prima occasione utile, pena l'inefficacia. La tardiva contestazione ha quindi reso l'appello inammissibile.
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Aliud pro alio: macchinari non conformi e vendita
Un'azienda agricola acquista un impianto oleario che si rivela non conforme alle normative di sicurezza alimentare, in quanto non realizzato con i materiali prescritti (acciaio inox). La Corte di Cassazione ha stabilito che tale difformità non costituisce un semplice vizio, ma può integrare la fattispecie di vendita di 'aliud pro alio', ovvero la consegna di un bene completamente diverso da quello pattuito. Questa qualificazione è cruciale perché il bene è risultato del tutto inidoneo ad assolvere alla sua funzione economico-sociale, legittimando così la richiesta di risoluzione del contratto senza sottostare ai brevi termini di prescrizione previsti per la garanzia per vizi.
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Inammissibilità ricorso: motivi non specifici
La Cassazione dichiara l'inammissibilità di un ricorso in materia di leasing e presunta usura. La decisione sottolinea come la mancata contestazione specifica delle decisioni dei giudici di merito e la formulazione generica dei motivi rendano il ricorso non accoglibile. Il caso evidenzia l'importanza di una difesa tecnica precisa sin dai primi gradi di giudizio per evitare l'inammissibilità del ricorso in cassazione.
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Foro del consumatore: una società semplice è consumatore?
Una società semplice ha avviato un'azione legale contro una società di mediazione immobiliare. Quest'ultima ha contestato la competenza del tribunale adito, indicando una clausola contrattuale che stabiliva un foro diverso. La Corte di Cassazione ha stabilito che una società semplice non può essere qualificata come consumatore, pertanto non si applica il Foro del consumatore e deve essere rispettato il foro concordato nel contratto.
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Termine accertamento sanzioni: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione di una Corte d'Appello che aveva cancellato una sanzione dell'Autorità di Vigilanza contro gli ex amministratori di una banca. Il caso verteva sul corretto calcolo del termine accertamento sanzioni. La Suprema Corte ha stabilito che tale termine non decorre dalla ricezione delle prime informazioni, ma dal momento in cui l'Autorità, a seguito di un'istruttoria complessa, acquisisce un quadro probatorio completo e definitivo, necessario per la contestazione formale dell'illecito.
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Centro degli interessi principali: la sede reale vince
La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra due tribunali, stabilendo che per l'apertura della liquidazione giudiziale è competente il foro in cui si trova il centro degli interessi principali (COMI) effettivo dell'impresa, anche se diverso dalla sede legale formale. La decisione si basa su prove concrete che dimostravano come l'intera attività direttiva, amministrativa e operativa della società debitrice si svolgesse in una provincia diversa da quella della sede legale, risultata essere un mero recapito. Viene così confermata la prevalenza della realtà sostanziale su quella formale.
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Motivazione apparente: Cassazione cassa la sentenza
Una disputa sulla fornitura di macchinari industriali arriva in Cassazione. La Corte accoglie il ricorso dell'acquirente, annullando la sentenza d'appello per vizio di 'motivazione apparente'. I giudici di merito avevano rigettato la richiesta di risarcimento danni senza spiegare perché le prove testimoniali offerte non fossero state ammesse, un'omissione che ha reso la loro motivazione solo superficiale e quindi invalida. Il caso è stato rinviato alla Corte d'Appello per una nuova valutazione.
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Contratto autonomo di garanzia: la Cassazione decide
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una società di costruzioni, confermando che una polizza, sebbene denominata 'fideiussoria', deve essere qualificata come contratto autonomo di garanzia quando la sua funzione è quella di assicurare una rapida soddisfazione del creditore, specialmente nel contesto di appalti pubblici. La Corte ha stabilito che la volontà effettiva delle parti e il contesto normativo prevalgono sul nome formale ('nomen iuris') dato al contratto. I motivi procedurali sollevati dalla ricorrente sono stati dichiarati inammissibili in quanto questioni di fatto già coperte da un precedente lodo arbitrale e da decisioni conformi dei giudici di merito.
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Conflitto di interessi amministratore: guida pratica
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5540/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società immobiliare contro una società industriale dello stesso gruppo. La ricorrente chiedeva l'ammissione di un credito al passivo della procedura di amministrazione straordinaria della consociata. Il credito è stato rigettato a causa di un palese conflitto di interessi dell'amministratore comune nelle operazioni immobiliari sottostanti. La Corte ha ribadito che l'appartenenza a un gruppo non giustifica operazioni dannose per una società senza un vantaggio compensativo concreto e immediato, confermando la decisione del tribunale di merito.
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Cessione del credito: come qualificare l’operazione
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5551/2025, ha rigettato il ricorso di una società che chiedeva l'ammissione al passivo fallimentare di un credito di oltre 2 milioni di euro. Il caso verteva sulla corretta qualificazione giuridica di un'operazione complessa: la società ricorrente sosteneva si trattasse di un pagamento eseguito da un terzo, ma la Corte ha confermato la ricostruzione del Tribunale, inquadrandola come una cessione del credito. Secondo i giudici, la società fallita aveva ceduto il proprio credito verso la ricorrente a una terza società come corrispettivo per l'acquisto di azioni. Di conseguenza, la ricorrente non era creditrice del fallimento, ma debitrice della società cessionaria, perdendo così il diritto a insinuarsi nel passivo.
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Provvigione agente: onere della prova e contratto
Un agente di commercio si è visto respingere la richiesta di una cospicua provvigione agente nei confronti di un'azienda fallita. La Corte di Cassazione ha confermato che, in presenza di una clausola contrattuale specifica che richiede l'esplicita accettazione degli ordini, spetta all'agente fornire la prova di tale accettazione. La regola generale del silenzio-assenso non è applicabile se derogata dal contratto. Inoltre, la Corte ha ribadito l'inammissibilità di questioni sollevate per la prima volta in sede di legittimità.
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Risarcimento lucro cessante: limiti e risoluzione
La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di inadempimento di un contratto preliminare, il risarcimento lucro cessante spettante alla parte adempiente è limitato al periodo precedente la domanda giudiziale di risoluzione. Proponendo tale domanda, la parte rinuncia alla prestazione futura e, di conseguenza, ai guadagni che ne sarebbero derivati. Il caso riguardava una promessa di locazione non mantenuta da una società poi fallita.
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Transazione novativa: la Cassazione chiarisce i limiti
La Corte di Cassazione, con l'ordinanza n. 5565/2025, ha stabilito che un'opposizione allo stato passivo basata su una transazione successiva alla domanda di ammissione non costituisce automaticamente una domanda nuova inammissibile. Il giudice di merito deve prima valutare la natura della transazione, distinguendo se si tratta di una transazione novativa, che estingue il rapporto precedente, o conservativa, che si limita a modificarlo. In quest'ultimo caso, come una semplice riduzione dell'importo, la domanda originaria viene solo modificata e non sostituita, rendendo l'opposizione ammissibile.
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Natura agricola: quando prevale l’attività finanziaria?
La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di fallimento di una società semplice agricola, stabilendo che la sua natura agricola era venuta meno. La decisione si basa sulla prevalenza di complesse operazioni finanziarie e immobiliari rispetto all'attività di coltivazione. L'ordinanza chiarisce che la qualifica di imprenditore agricolo non può essere usata come scudo per iniziative di carattere speculativo, confermando che il cessionario di un credito è legittimato a proseguire l'azione per la dichiarazione di fallimento.
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Credito prededucibile: subentro e danni contrattuali
La Corte di Cassazione chiarisce la natura del credito prededucibile nell'ambito dell'amministrazione straordinaria. In un caso riguardante un contratto di appalto per la riparazione di una nave, la Corte ha stabilito che i danni derivanti da un inadempimento della società committente, avvenuto dopo l'apertura della procedura, devono essere considerati prededucibili. Questo perché l'amministrazione, subentrando nel contratto, assume tutti gli obblighi successivi, compreso quello di risarcire i danni per la propria condotta inadempiente, in funzione della continuità aziendale.
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