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Dichiarazione falsa: nullità del contratto immobiliare

La Corte di Cassazione conferma la nullità di una compravendita immobiliare a causa della dichiarazione falsa del venditore. Quest’ultimo aveva attestato che l’immobile fosse stato costruito prima del 1967, mentre in realtà si trattava di una costruzione radicalmente diversa e successiva, edificata senza permesso. La Corte ha stabilito che la veridicità di tale dichiarazione è un requisito essenziale per la validità del contratto, non sanabile da una successiva e peraltro respinta domanda di condono.

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Dichiarazione falsa nell’atto di vendita: quando il contratto è nullo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nelle compravendite immobiliari: la verità delle dichiarazioni urbanistiche è essenziale per la validità del contratto. L’analisi del caso in esame, relativo a una dichiarazione falsa sulla data di costruzione di un immobile, offre spunti cruciali per comprendere i rischi legati a informazioni non veritiere e le tutele previste per gli acquirenti.

I Fatti di Causa

Nel 2017, due acquirenti citavano in giudizio il venditore di un immobile, chiedendo che il contratto di compravendita, stipulato nel 2006, fosse dichiarato nullo. Il motivo? Nell’atto notarile, il venditore aveva dichiarato che l’edificio era stato costruito prima del 1° settembre 1967. Questa dichiarazione, se veritiera, permette per legge di omettere gli estremi della licenza edilizia.

Gli acquirenti sostenevano che tale affermazione fosse una dichiarazione falsa. L’immobile venduto, infatti, non era la struttura originaria del XIX secolo, ma un edificio completamente nuovo di circa 150 mq, edificato senza alcun permesso negli anni ’90 a seguito della demolizione e del riadattamento di una porzione di un vecchio complesso rurale. In primo grado la domanda veniva rigettata, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo la richiesta di nullità.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e la dichiarazione falsa

Il venditore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel valutare i fatti e che le variazioni apportate all’immobile non ne determinassero la nullità. La Suprema Corte, tuttavia, ha rigettato il ricorso, confermando la decisione dei giudici di secondo grado.

La Cassazione ha chiarito che la nullità prevista dalla legge urbanistica (art. 40, L. 47/1985) è una “nullità testuale”. Ciò significa che la validità dell’atto è subordinata alla presenza di specifiche dichiarazioni o documenti, i quali devono fornire un’informazione veritiera. Nel caso di immobili costruiti prima del 1967, la dichiarazione sostitutiva del venditore deve essere veritiera, altrimenti il contratto è nullo.

Le Motivazioni

I giudici hanno sottolineato che l’accertamento compiuto dalla Corte d’Appello era ineccepibile. Era emerso chiaramente che l’immobile oggetto di vendita era “radicalmente diverso” da quello preesistente, essendo il risultato di una nuova costruzione avvenuta senza permesso edilizio. La dichiarazione falsa del venditore non era una mera imprecisione, ma un’attestazione contraria alla realtà dei fatti, finalizzata a eludere i requisiti di legge.

Inoltre, la Corte ha specificato che la domanda di condono edilizio presentata dal venditore non era sufficiente a sanare la nullità. In primo luogo, perché la domanda non era stata accolta a causa di un vincolo idrogeologico. In secondo luogo, perché riguardava solo opere di ristrutturazione recenti e non la costruzione abusiva principale realizzata negli anni ’90.

Il tentativo del ricorrente di ottenere una nuova valutazione dei fatti è stato respinto, poiché la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito, e non può riesaminare le prove se la motivazione della sentenza impugnata è logica e coerente, come in questo caso.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per venditori e acquirenti. Per i venditori, sottolinea l’assoluta necessità di fornire dichiarazioni veritiere e precise riguardo alla conformità urbanistica dell’immobile, pena la nullità dell’atto e le conseguenti richieste di restituzione del prezzo e risarcimento dei danni. Per gli acquirenti, rafforza la tutela legale contro le pratiche scorrette, confermando che la validità di un acquisto immobiliare si fonda sulla trasparenza e sulla correttezza delle informazioni fornite nell’atto notarile. La veridicità non è un’opzione, ma un presupposto inderogabile del contratto.

Cosa succede se un venditore fa una dichiarazione falsa sulla data di costruzione di un immobile?
Il contratto di compravendita è nullo. La legge richiede che le dichiarazioni urbanistiche rese nell’atto notarile, come quella relativa alla costruzione ante 1967, siano veritiere. Una dichiarazione mendace su questo punto invalida l’intero contratto.

Una ristrutturazione radicale di un vecchio immobile può essere venduta con la dichiarazione “ante 1967”?
No. Se le opere realizzate sono così significative da creare un immobile “radicalmente diverso” da quello originario, si tratta a tutti gli effetti di una nuova costruzione. Pertanto, la dichiarazione che l’edificio è stato costruito prima del 1967 risulta falsa e il contratto è nullo se l’opera è stata realizzata senza permesso edilizio.

Presentare una domanda di condono edilizio può sanare la nullità di un contratto basato su una dichiarazione falsa?
No, non automaticamente. Nel caso specifico, la domanda di condono non ha sanato la nullità perché non è stata accolta e, in ogni caso, non copriva le principali opere abusive che avevano trasformato l’immobile. La nullità originata dalla dichiarazione non veritiera persiste.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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