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Danno da interesse negativo per mancata convenzione P.A.

Una società ha citato in giudizio un Comune per il suo rifiuto illegittimo di stipulare una convenzione di lottizzazione precedentemente approvata. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9960/2024, ha confermato la responsabilità della Pubblica Amministrazione, ma ha precisato che il danno risarcibile è limitato al cosiddetto “danno da interesse negativo”. Questo comprende le spese sostenute confidando nell’accordo (danno emergente) e le occasioni alternative perse, ma non il mancato guadagno derivante dal progetto immobiliare. Il ricorso della società è stato respinto per non aver fornito prove adeguate dei costi sostenuti e della perdita di valore del terreno.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Responsabilità della P.A.: il risarcimento si ferma al danno da interesse negativo

Quando un’impresa investe tempo e risorse in un progetto di sviluppo immobiliare basandosi sull’approvazione di un piano di lottizzazione da parte di un Comune, cosa succede se l’amministrazione si rifiuta illegittimamente di firmare l’accordo finale? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9960 del 12 aprile 2024, fornisce una risposta chiara, circoscrivendo la responsabilità della Pubblica Amministrazione al solo danno da interesse negativo e sottolineando l’importanza cruciale dell’onere della prova a carico dell’impresa danneggiata.

I Fatti del Caso: Un Progetto Edilizio Bloccato

La vicenda ha inizio nel 1995, quando una società immobiliare decide di citare in giudizio un Comune. Il motivo? L’illegittimo rifiuto da parte dell’ente locale di stipulare la convenzione di lottizzazione relativa a un piano già formalmente approvato dal Consiglio Comunale l’anno precedente. La società aveva acquistato i terreni oggetto del progetto diversi anni prima, proprio in vista di tale sviluppo edilizio.

Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Cassazione aveva già in passato riconosciuto la responsabilità del Comune, stabilendo che il suo comportamento aveva leso un “affidamento qualificato” della società. Il caso è quindi tornato nei tribunali di merito per quantificare l’ammontare del risarcimento. Mentre il Tribunale di primo grado aveva riconosciuto un danno limitato alle spese sostenute, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, negando qualsiasi risarcimento. La società ha quindi presentato un nuovo ricorso in Cassazione, sostenendo di aver diritto a un risarcimento ben più ampio, che coprisse la perdita della possibilità di edificare.

La Decisione della Corte: il Risarcimento e il Danno da Interesse Negativo

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della società, confermando un principio fondamentale: la responsabilità della Pubblica Amministrazione in casi come questo è assimilabile a una responsabilità precontrattuale, ovvero alla rottura ingiustificata delle trattative.

Di conseguenza, il danno risarcibile non è l'”interesse positivo” (il profitto che l’impresa avrebbe realizzato dal completamento del progetto), ma il cosiddetto danno da interesse negativo. Quest’ultimo copre l’interesse a non essere coinvolti in trattative inutili e comprende due voci principali:
1. Danno Emergente: Le spese vive e inutilmente sostenute in previsione della stipula della convenzione (es. costi di progettazione).
2. Lucro Cessante: La perdita di occasioni alternative di investimento che l’impresa ha trascurato, confidando nell’esito positivo dell’accordo con il Comune.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che, sebbene il piano di lottizzazione fosse stato approvato, la stipula della convenzione non costituiva un “atto dovuto” per l’amministrazione. L’illecito del Comune non consiste nell’aver negato un diritto acquisito, ma nell’aver frustrato un’aspettativa legittima senza una valida motivazione. Questa distinzione è cruciale e fonda la decisione di limitare il risarcimento al solo danno da interesse negativo.

Inoltre, la Corte ha respinto le specifiche richieste di danno della società per motivi probatori:
* Costo di acquisto del terreno: La società non ha dimostrato che il rifiuto del Comune avesse causato un decremento di valore del terreno o che questo non potesse essere utilizzato per altre iniziative imprenditoriali. L’onere di provare tale perdita era interamente a suo carico.
* Spese di progettazione: Sebbene la progettazione sia una spesa tipica in vista di una convenzione, la società non ha fornito la prova di aver effettivamente sostenuto tale costo o di avere un’obbligazione giuridicamente vincolante a pagare il professionista incaricato (ad esempio, presentando fatture, preavvisi di parcella o contratti).

Le Conclusioni: Onere della Prova e Limiti al Risarcimento

Questa ordinanza offre importanti lezioni pratiche per le imprese che interagiscono con la Pubblica Amministrazione nel settore immobiliare. La sentenza conferma che un’amministrazione non può ritirarsi immotivatamente da un percorso già avviato, ma stabilisce chiari confini al risarcimento. Il messaggio della Cassazione è inequivocabile: la tutela risarcitoria non serve a compensare il “sogno infranto” del profitto immobiliare, ma solo a ristorare i costi concreti e provati di un’inutile perdita di tempo e risorse. Per le imprese, ciò significa che la chiave per ottenere un risarcimento risiede non solo nel dimostrare l’illegittimità del comportamento della P.A., ma anche nel documentare meticolosamente ogni singola spesa e ogni obbligazione assunta in vista del progetto.

Quando la Pubblica Amministrazione rifiuta di stipulare una convenzione di lottizzazione già approvata, quale tipo di danno deve risarcire?
La Pubblica Amministrazione deve risarcire il cosiddetto “danno da interesse negativo”. Questo tipo di danno è assimilabile a quello derivante dalla rottura ingiustificata delle trattative e comprende le spese sostenute inutilmente e la perdita di altre occasioni, ma non il mancato profitto che sarebbe derivato dal completamento del progetto immobiliare.

Per ottenere il risarcimento delle spese sostenute, come il costo di acquisto del terreno, cosa deve dimostrare l’impresa?
L’impresa deve dimostrare un nesso di causalità diretto tra la spesa e la convenzione non stipulata. Per il costo del terreno, deve provare che l’acquisto è avvenuto in stretta prossimità temporale con l’iter di approvazione e che il rifiuto del Comune ha causato una concreta perdita di valore dell’immobile o l’impossibilità di utilizzarlo per altre iniziative economiche. L’onere della prova è interamente a carico dell’impresa.

Le spese tecniche per la progettazione del piano di lottizzazione sono sempre risarcibili in questi casi?
No, non sono automaticamente risarcibili. L’impresa deve fornire la prova rigorosa di aver effettivamente sostenuto tale esborso o, in alternativa, di essere giuridicamente obbligata a pagare il professionista. La semplice stima del valore della prestazione da parte di un consulente tecnico, in assenza di documenti come fatture, preavvisi di parcella o contratti, non è sufficiente a fondare il diritto al risarcimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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