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Contratto lavoro sportivo: inefficacia e fallimento

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un dirigente sportivo contro il fallimento di una società calcistica. La Corte ha stabilito che il suo contratto lavoro sportivo è divenuto inefficace non a causa del fallimento, ma a seguito della mancata iscrizione della squadra al campionato, evento di cui il dirigente stesso era stato ritenuto responsabile. Di conseguenza, il suo credito per le retribuzioni non è stato ammesso allo stato passivo del fallimento.

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Contratto Lavoro Sportivo e Fallimento: Cosa Succede se la Squadra non si Iscrive al Campionato?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9502/2024, ha affrontato un caso delicato che intreccia diritto del lavoro, diritto sportivo e diritto fallimentare. La decisione chiarisce le sorti di un contratto lavoro sportivo quando la società datrice di lavoro non viene ammessa al campionato di competenza, un evento che precede la dichiarazione di fallimento. La pronuncia sottolinea come la responsabilità del dirigente possa avere un impatto diretto sul suo diritto alla retribuzione.

I Fatti del Caso: un Dirigente Escluso dal Passivo Fallimentare

Un ex direttore generale di una nota società di calcio si opponeva alla decisione del Tribunale di escludere il suo credito, pari a oltre 170.000 euro per retribuzioni non corrisposte, dallo stato passivo del fallimento della società. Il credito era stato negato sulla base del fatto che la mancata partecipazione della squadra al campionato 2019/20, dovuta alla revoca dell’affiliazione da parte della F.I.G.C., aveva reso il contratto di lavoro inefficace. Secondo il Tribunale, la responsabilità di tale mancata iscrizione era da attribuirsi proprio al direttore generale.

Il dirigente ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la presunta violazione delle norme a tutela dei lavoratori in caso di insolvenza del datore di lavoro e l’errata applicazione dell’accordo collettivo di settore rispetto alla legge fallimentare.

La Decisione della Corte sul contratto lavoro sportivo

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso del dirigente, confermando la decisione del Tribunale di Palermo. I giudici hanno stabilito che il rapporto di lavoro si era già estinto prima della dichiarazione di fallimento. La causa dell’estinzione non era il fallimento stesso, ma l’avverarsi di una condizione risolutiva prevista dall’Accordo Collettivo di settore.

La Prevalenza dell’Accordo Collettivo

Il punto cruciale della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 3, punto 4, dell’Accordo Collettivo tra F.I.G.C., Lega Nazionale Professionisti Serie B e l’Associazione dei Direttori Sportivi. Tale clausola prevedeva espressamente che il contratto “non sarà efficace o cesserà i propri effetti in caso di mancata ammissione o partecipazione della Società al Campionato di competenza”.

Poiché la società calcistica era stata definitivamente esclusa dal campionato con una delibera del Consiglio Federale del 12 luglio 2019, il contratto del dirigente era diventato inefficace da quella data. La dichiarazione di fallimento, intervenuta solo il 19 ottobre 2019, non poteva quindi attivare le tutele previste dalla legge fallimentare (come l’art. 72 l. fall.), poiché queste si applicano solo ai contratti ancora in essere al momento del fallimento.

La Responsabilità del Dirigente come Causa di Esclusione del Credito

Un altro aspetto fondamentale è che il credito non è stato escluso per una mancanza di prove (come le buste paga), ma perché la curatela fallimentare ha sollevato con successo un’eccezione di inadempimento. La curatela ha sostenuto che proprio la condotta del direttore generale era stata la causa della mancata iscrizione al campionato, evento che ha poi determinato l’inefficacia del suo stesso contratto. La sua responsabilità, quindi, ha neutralizzato il suo diritto a pretendere la retribuzione.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso punto per punto. Ha chiarito che la normativa europea sulla tutela dei crediti dei lavoratori in caso di insolvenza non è pertinente, poiché il presupposto per la sua applicazione è l’esistenza di un diritto di credito valido, che in questo caso mancava. Il contratto era già inefficace prima del fallimento.

Inoltre, i giudici hanno respinto l’argomento della presunta disparità di trattamento rispetto ad altri creditori ammessi al passivo. La Corte ha sottolineato che la posizione del ricorrente è stata valutata specificamente e si è rivelata diversa da quella di altri, proprio a causa del suo ruolo e della sua responsabilità diretta nell’evento che ha causato la cessazione del rapporto.

Infine, è stata confermata la condanna del dirigente al pagamento delle spese processuali, in base al principio della soccombenza, non ravvisando alcuna ipotesi di compensazione delle spese.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per i Dirigenti Sportivi

Questa ordinanza offre importanti spunti di riflessione per chi opera nel settore sportivo. In primo luogo, evidenzia la forza vincolante degli accordi collettivi, le cui clausole possono prevalere sulla normativa generale in specifiche circostanze. In secondo luogo, ribadisce un principio fondamentale: il diritto alla retribuzione è strettamente legato non solo all’esecuzione della prestazione lavorativa, ma anche all’assenza di condotte del lavoratore che possano causare un danno al datore di lavoro o, come in questo caso, la risoluzione del contratto stesso. Per i dirigenti sportivi, ciò significa che le loro responsabilità gestionali hanno un impatto diretto e significativo sulla stabilità del loro rapporto contrattuale e sui loro diritti economici.

Un contratto di lavoro sportivo può diventare inefficace se la società non viene ammessa al campionato di competenza?
Sì. La Cassazione ha confermato che, se previsto da un accordo collettivo specifico del settore, il contratto cessa i suoi effetti qualora la società non partecipi al campionato. In questo caso, l’inefficacia del contratto è sopravvenuta prima della dichiarazione di fallimento.

La normativa sul fallimento si applica a un rapporto di lavoro già cessato in precedenza per altre cause?
No. La Corte ha chiarito che le norme della legge fallimentare, come quella sulla sospensione dei rapporti pendenti, si applicano solo ai contratti in essere al momento della dichiarazione di fallimento. Se il contratto di lavoro è già cessato per cause precedenti, come l’inefficacia per mancata iscrizione al campionato, tali norme non trovano applicazione.

La responsabilità del lavoratore nella mancata iscrizione al campionato può influire sul suo diritto alla retribuzione?
Sì. Nel caso specifico, il credito retributivo del dirigente è stato escluso perché la curatela fallimentare ha sollevato un’eccezione di inadempimento, collegando la responsabilità del dirigente, in qualità di direttore generale, all’impossibilità di iscrivere la squadra al campionato, evento che ha reso il suo stesso contratto inefficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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