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Contratto di appalto: installazione e garanzia

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che qualifica come contratto di appalto, e non vendita, la fornitura e installazione di un sistema di videosorveglianza. La Corte ha stabilito che se l’installatore interviene per riparare i difetti, riconosce la propria responsabilità, superando i termini di decadenza e prescrizione per la garanzia. Di conseguenza, ha confermato la risoluzione del contratto e la condanna dell’installatore alla restituzione del prezzo pagato dal cliente insoddisfatto.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Contratto di Appalto o Vendita? Il Caso del Sistema di Videosorveglianza Difettoso

Quando si commissiona l’installazione di un impianto, come un sistema di videosorveglianza, si stipula un contratto di appalto o una semplice vendita? La distinzione è cruciale, specialmente quando sorgono problemi e si deve far valere la garanzia. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi su questo punto, analizzando il caso di un farmacista insoddisfatto del sistema di sicurezza installato nella sua attività.

I Fatti di Causa

Un farmacista aveva commissionato a una società specializzata l’installazione di un sistema di videosorveglianza per motivi di sicurezza. Dopo l’installazione e il pagamento di quasi 12.000 euro, il farmacista si è reso conto che l’impianto era inadeguato: la qualità delle immagini non permetteva di identificare chiaramente persone e cose, rendendolo inutile per lo scopo prefissato. Di fronte alle lamentele, la società installatrice aveva tentato più volte di risolvere i problemi, sostituendo anche alcune telecamere, senza però successo. Il farmacista ha quindi citato in giudizio la società, chiedendo la risoluzione del contratto, la restituzione del prezzo e il risarcimento dei danni.

La Decisione dei Giudici: la qualificazione come contratto di appalto

In primo grado, il Tribunale aveva dato torto al farmacista, qualificando il rapporto come una vendita e ritenendo che il suo diritto alla garanzia fosse decaduto per aver denunciato i vizi troppo tardi. La Corte di Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione. I giudici di secondo grado hanno correttamente inquadrato la vicenda non come una vendita, ma come un contratto di appalto. La distinzione fondamentale risiede nella prestazione principale: nel caso di specie, non si trattava solo di fornire delle telecamere (il “dare”), ma soprattutto di progettarle, configurarle e installarle per raggiungere un determinato scopo funzionale (il “facere”). Poiché l’attività di installazione e configurazione era prevalente rispetto alla mera fornitura dei materiali, si doveva applicare la disciplina dell’appalto, che prevede termini di garanzia diversi e più favorevoli per il committente.

L’importanza del riconoscimento dei vizi nel contratto di appalto

Un punto chiave della decisione della Corte di Appello è stato il comportamento tenuto dalla società installatrice. Intervenendo più volte per tentare di risolvere i problemi denunciati dal cliente, la società ha, di fatto, ammesso l’esistenza dei difetti. Questo comportamento, secondo la giurisprudenza, costituisce un “riconoscimento dei vizi” che ha un effetto molto importante: svincola il committente dai rigidi termini di decadenza (60 giorni dalla scoperta) e prescrizione (2 anni dalla consegna) previsti dall’art. 1667 del Codice Civile per far valere la garanzia. Avendo riconosciuto i difetti, l’appaltatore non poteva più eccepire che il cliente si fosse lamentato “troppo tardi”.

Le Motivazioni della Cassazione

La società installatrice ha impugnato la sentenza di appello davanti alla Corte di Cassazione, insistendo sulla qualificazione del contratto come vendita e sostenendo di non aver mai ammesso alcun vizio. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando integralmente la decisione dei giudici di merito.

I giudici hanno ribadito che la qualificazione del rapporto come contratto di appalto era corretta. La società non era una semplice rivenditrice di apparecchiature, ma un’impresa che offriva un servizio complesso di installazione e configurazione, assumendosi l’obbligo di fornire un risultato funzionante. Il “facere” era chiaramente preponderante sul “dare”.

Inoltre, la Cassazione ha confermato che i ripetuti interventi tecnici per risolvere le problematiche e la proposta di un nuovo preventivo per un impianto più performante costituivano un comportamento inequivocabile, da cui si desumeva il riconoscimento dei difetti dell’opera. Di conseguenza, la Corte di Appello aveva giustamente ritenuto inapplicabili i termini di decadenza e prescrizione. Infine, una volta stabilito l’inadempimento grave dell’appaltatore (l’impianto non raggiungeva lo scopo essenziale per cui era stato commissionato), era corretta la decisione di risolvere il contratto e condannare la società alla restituzione dell’intero prezzo pagato.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti lezioni pratiche:
1. Attenzione alla natura del contratto: Quando si commissiona la fornitura e posa in opera di un bene (un impianto, un infisso, una cucina su misura), è molto probabile che si tratti di un contratto di appalto e non di una vendita. Questo implica l’applicazione di un regime di garanzia specifico, che tutela maggiormente il cliente.
2. Il riconoscimento dei vizi: Se l’impresa interviene per riparare un difetto che avete segnalato, non solo sta tentando di adempiere ai suoi obblighi, ma sta anche, implicitamente, riconoscendo l’esistenza del problema. Questo atto è fondamentale perché protegge il cliente dalla possibile eccezione di aver denunciato il vizio fuori termine. È sempre consigliabile, comunque, effettuare le denunce dei vizi in forma scritta per avere una prova certa.

Quando l’installazione di un impianto è un contratto di appalto e non una vendita?
Si tratta di un contratto di appalto quando l’obbligazione principale non è la semplice fornitura di beni (il “dare”), ma l’esecuzione di un’opera o di un servizio complesso, come la progettazione, configurazione e installazione di un sistema per raggiungere uno specifico risultato funzionale (il “facere”). La prevalenza del servizio sulla fornitura determina la natura del contratto.

Che effetto hanno gli interventi di riparazione dell’installatore sulla garanzia?
Secondo la Corte, se l’appaltatore interviene per riparare i difetti denunciati dal cliente, compie un atto che equivale al riconoscimento dei vizi. Questo riconoscimento ha l’effetto di svincolare il cliente dai brevi termini di decadenza e prescrizione previsti dalla legge (art. 1667 c.c.), consentendogli di far valere la garanzia anche se la denuncia formale non è avvenuta entro 60 giorni dalla scoperta.

In caso di impianto non funzionante, chi deve provare cosa?
Nel caso di un’azione per la risoluzione del contratto per inadempimento, spetta al committente (il cliente) allegare l’inadempimento, ovvero dimostrare che l’impianto non raggiunge lo scopo per cui è stato commissionato. Spetta invece all’appaltatore (l’installatore) fornire la prova di aver eseguito la prestazione in modo esatto e conforme al contratto e alle regole dell’arte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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