LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso commissario straordinario: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si è pronunciata sul ricorso di due ex commissari di un’amministrazione straordinaria in merito alla liquidazione del loro compenso. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo principi importanti sulla distinzione tra questioni di rito e di giurisdizione. Ha chiarito che la Corte d’Appello, riformando la decisione di primo grado su un’improcedibilità, non era tenuta a rimettere la causa al primo giudice, ma poteva decidere nel merito. Inoltre, ha dichiarato inammissibile la censura sui criteri di liquidazione del compenso del commissario straordinario perché non si confrontava specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Compenso Commissario Straordinario: La Cassazione detta le Regole tra Rito e Merito

La determinazione del giusto compenso del commissario straordinario è un tema cruciale nelle procedure di crisi d’impresa, poiché incide sull’equilibrio tra la remunerazione di un’attività complessa e la tutela dei creditori. Con l’ordinanza n. 11214/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso complesso, offrendo chiarimenti fondamentali sulla corretta procedura da seguire in caso di contestazioni e sui limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti del Caso: La Richiesta dei Commissari

Due professionisti, ex componenti del collegio commissariale di un gruppo di società in amministrazione straordinaria, avevano agito in giudizio contro il Ministero dello Sviluppo Economico e le società del gruppo. Essi contestavano l’importo del compenso liquidato con decreto ministeriale a seguito della loro cessazione dall’incarico, chiedendo il riconoscimento di una somma maggiore.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Competenza al Merito

Il percorso legale è stato travagliato. Inizialmente, il Tribunale di Lecco si era dichiarato incompetente a favore del Tribunale di Milano. Quest’ultimo, a sua volta, aveva dichiarato la domanda improponibile, ritenendo che la pretesa dovesse essere fatta valere all’interno della procedura di accertamento del passivo, ravvisando un difetto temporaneo di giurisdizione.

La Corte d’Appello di Milano, investita della questione, aveva ribaltato la decisione di primo grado. Aveva ritenuto superata la fase di accertamento del passivo e, invece di rimettere la causa al primo giudice, aveva deciso direttamente nel merito, rigettando le pretese dei commissari e confermando la correttezza dei criteri di liquidazione usati dal Ministero.

La Decisione della Cassazione sul Compenso del Commissario Straordinario

I commissari hanno quindi proposto ricorso per cassazione, lamentando due vizi principali: uno di natura processuale e uno di merito.

Primo Motivo: Questione di Rito, non di Giurisdizione

I ricorrenti sostenevano che la Corte d’Appello, avendo riformato la decisione di primo grado su una questione di giurisdizione, avrebbe dovuto rimettere la causa al primo giudice (ex art. 353 c.p.c.), garantendo così il doppio grado di giudizio nel merito.

La Cassazione ha respinto questa tesi con una motivazione molto chiara. Ha specificato che la questione non atteneva alla ‘giurisdizione’ (cioè la ripartizione del potere tra giudice ordinario, amministrativo, ecc.) né alla ‘competenza’ territoriale, ma al ‘rito’. Decidere se una pretesa creditoria vada accertata in un giudizio ordinario o tramite l’insinuazione al passivo è una questione che attiene alla corretta procedura da seguire. Si tratta di una circostanza che impedisce l’ingresso della lite in un determinato modo (litis ingressum impediens), ma non nega il diritto in sé. Di conseguenza, la Corte d’Appello ha agito correttamente decidendo la causa nel merito, senza doverla rimettere al tribunale.

Secondo Motivo: Inammissibilità della Censura sul Compenso del Commissario Straordinario

Nel secondo motivo, i ricorrenti contestavano i criteri con cui il Ministero aveva liquidato il loro compenso, definendolo erroneamente ‘definitivo’ anziché ‘provvisorio’, data la pendenza delle procedure, e lamentando una carenza di motivazione nella scelta dei coefficienti applicati.

Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Suprema Corte ha rilevato che i ricorrenti si erano limitati a criticare l’operato del Ministero, senza però confrontarsi adeguatamente con le argomentazioni della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva spiegato perché, in base alla normativa applicabile ai commissari cessati dall’incarico, la liquidazione fosse corretta e in linea con principi di economicità procedurale. Il ricorso è risultato generico, poiché non ha attaccato specificamente il ragionamento della sentenza impugnata, ma ha riproposto le stesse doglianze già esaminate e respinte in appello.

Le Implicazioni della Pronuncia

Questa ordinanza consolida importanti principi. In primo luogo, ribadisce la distinzione tra questioni di giurisdizione, competenza e rito, con conseguenze dirette sulla gestione del processo d’appello. La scelta del rito corretto è fondamentale, ma un errore su questo punto non comporta necessariamente un ritorno al primo grado di giudizio.

In secondo luogo, sottolinea il rigore richiesto nel redigere un ricorso per cassazione. Non basta lamentare un errore, ma è indispensabile demolire la struttura argomentativa della sentenza che si intende impugnare, pena l’inammissibilità del ricorso. Per i professionisti che operano nelle procedure concorsuali, la decisione conferma che la liquidazione del compenso, pur basata su un atto ministeriale, costituisce un diritto soggettivo tutelabile davanti al giudice ordinario, ma le contestazioni devono essere precise e puntuali in ogni grado di giudizio.

Quando un giudice d’appello riforma una decisione di primo grado su una questione procedurale, deve sempre rimettere la causa al primo giudice?
No. La Cassazione chiarisce che la rimessione al primo giudice è prevista solo in casi specifici, come una riforma su una questione di giurisdizione. La questione se una pretesa debba essere fatta valere in un giudizio ordinario o nella procedura di accertamento del passivo è una questione di rito, non di giurisdizione, quindi la Corte d’Appello può e deve decidere nel merito.

Il compenso del commissario straordinario può essere liquidato prima della chiusura definitiva della procedura?
Sì. Sebbene la regola generale possa prevedere la liquidazione alla chiusura, normative specifiche possono stabilire che al commissario che cessa l’incarico anticipatamente il compenso sia liquidato ‘tenuto conto dell’opera prestata’, senza dover attendere la fine dell’intera procedura.

Come si può contestare in Cassazione la valutazione dei criteri di liquidazione del compenso operata da un giudice di merito?
Non è sufficiente contestare genericamente la decisione amministrativa che ha liquidato il compenso. È necessario confrontarsi specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata (in questo caso, della Corte d’Appello), dimostrando perché il suo ragionamento sarebbe errato. Una critica generica che non affronta le motivazioni del giudice di merito viene dichiarata inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati