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Compenso avvocato recesso: il diritto alla success fee

Un’ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema del compenso avvocato recesso del cliente. Il caso riguarda uno studio professionale che si è visto negare una ‘success fee’ dopo che il cliente, poi fallito, aveva revocato l’incarico. La Corte ha stabilito che se l’attività pregressa del professionista ha contribuito al successo finale, il compenso è dovuto. Ha inoltre chiarito che il privilegio del credito si calcola dalla fine dell’incarico e copre tutta la prestazione.

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Compenso Avvocato Recesso: Sì alla Success Fee se il Lavoro Svolto è Stato Decisivo

Il tema del compenso avvocato recesso del cliente è una questione delicata che tocca il cuore del rapporto fiduciario tra professionista e assistito. Cosa accade se un cliente decide di revocare l’incarico prima della conclusione della causa, specialmente quando era stata pattuita una ‘success fee’, ovvero un compenso legato all’esito favorevole? Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo scenario, stabilendo principi cruciali a tutela del lavoro svolto dal legale.

I Fatti del Caso

Uno studio legale associato aveva assistito una società in una complessa controversia tributaria. L’accordo prevedeva, oltre al compenso base, una ‘success fee’ in caso di esito positivo. In corso di causa, la società cliente decideva di affidare la propria difesa ad altri legali, di fatto recedendo dall’incarico con il primo studio, sebbene senza una comunicazione formale. Successivamente, la controversia si concludeva con una conciliazione favorevole alla società, la quale, però, veniva dichiarata fallita poco tempo dopo.

Lo studio legale originario chiedeva quindi di essere ammesso al passivo del fallimento per il proprio credito, comprensivo della ‘success fee’, e con il riconoscimento del privilegio che la legge accorda ai crediti professionali. Il tribunale, in prima battuta, rigettava la richiesta, ritenendo che l’incarico fosse cessato prima della conciliazione e, quindi, oltre il biennio rilevante per il privilegio.

La Decisione della Corte di Cassazione sul compenso avvocato recesso

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione del tribunale. Ha accolto il ricorso dello studio legale, affermando due principi fondamentali: il diritto al compenso aggiuntivo non viene meno automaticamente a causa del recesso del cliente e il calcolo del termine per il privilegio del credito va effettuato correttamente.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato il suo ragionamento su due pilastri giuridici di grande rilevanza pratica.

Il Diritto alla Success Fee Nonostante il Recesso del Cliente

Il punto centrale della controversia era se lo studio avesse diritto alla ‘success fee’ pur non avendo formalmente concluso la causa. Secondo la Cassazione, il recesso del cliente, per quanto legittimo, non può pregiudicare il diritto del professionista a veder remunerata la propria attività, specialmente se questa è stata determinante per il risultato finale.

Il fatto che il cliente abbia interrotto il rapporto ha, di per sé, impedito al primo avvocato di portare a termine l’opera. Pertanto, è necessario valutare se e in quale misura l’attività professionale svolta prima della revoca abbia contribuito in maniera sostanziale al raggiungimento dell’esito favorevole (la conciliazione). Se tale contributo esiste ed è provato, al professionista spetta una quota del compenso aggiuntivo, proporzionata al lavoro svolto. Negare questo diritto significherebbe permettere al cliente di eludere i propri obblighi contrattuali semplicemente cambiando difensore in prossimità del risultato.

Il Privilegio del Credito e la Decorrenza dei Termini

Un altro aspetto cruciale riguardava il privilegio del credito. L’articolo 2751 bis, n. 2, c.c. stabilisce un privilegio generale sui beni mobili del debitore per i crediti dei professionisti relativi agli ultimi due anni di prestazione. Il tribunale aveva erroneamente fatto decorrere questo biennio a ritroso dalla data del fallimento.

La Cassazione ha chiarito che il termine decorre, invece, dal momento in cui l’incarico professionale è stato portato a termine o è comunque cessato. Nel caso di specie, la cessazione non era avvenuta con la nomina informale di nuovi legali, ma con la conclusione del contenzioso (maggio 2016). Inoltre, la Corte ha ribadito il carattere unitario dell’incarico professionale: il privilegio non copre solo le attività svolte materialmente negli ultimi due anni, ma l’intero compenso maturato per quel singolo incarico, anche se iniziato in precedenza. Questa interpretazione offre una tutela più robusta al professionista, il cui credito per l’intera prestazione viene protetto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza la posizione dei professionisti legali di fronte al recesso del cliente. Stabilisce che il compenso avvocato recesso non esclude il diritto a percepire una ‘success fee’ se si dimostra che il proprio operato ha posto le basi per la vittoria finale. La decisione offre anche un’interpretazione chiara e favorevole al professionista riguardo al privilegio del credito nelle procedure fallimentari, ancorando il calcolo dei termini alla fine della prestazione e garantendo la copertura per l’intero compenso relativo a un incarico unitario. Si tratta di un precedente importante che equilibra la libertà del cliente di scegliere il proprio difensore con il giusto riconoscimento del valore e del lavoro del professionista.

Se un cliente recede dal mandato, l’avvocato perde il diritto al compenso aggiuntivo pattuito (success fee)?
No. Se il recesso del cliente ha impedito al professionista di completare l’opera, ma l’attività già svolta ha contribuito in modo determinante al risultato finale positivo, il diritto al compenso aggiuntivo sussiste e deve essere valutato in proporzione al contributo dato.

Come si calcola il periodo di due anni per il riconoscimento del privilegio sul credito di un professionista?
Il periodo degli ‘ultimi due anni di prestazione’ previsto dall’art. 2751 bis n. 2 c.c. decorre dal momento in cui l’incarico professionale è stato portato a termine o è comunque cessato, non dalla data di dichiarazione di fallimento del debitore.

Il privilegio copre solo l’attività svolta negli ultimi due anni?
No. In virtù del carattere unitario dell’esecuzione dell’incarico, il privilegio copre l’intero corrispettivo per l’attività svolta nell’ambito di quel mandato, inclusa quella prestata prima del biennio anteriore alla cessazione dell’incarico stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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