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Buono pasto turno notturno: diritto anche senza CCNL

Un infermiere ha rivendicato il diritto ai buoni pasto per i turni notturni svolti tra il 2002 e il 2008. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello a favore del lavoratore, dichiarando inammissibile il ricorso dell’Azienda Sanitaria. La sentenza sottolinea che il diritto al buono pasto turno notturno non deriva solo dalla durata dell’orario, ma dalla sua specifica articolazione che impedisce di consumare il pasto a casa.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Buono Pasto Turno Notturno: La Cassazione Conferma il Diritto

Il diritto al buono pasto turno notturno è una questione dibattuta che interessa migliaia di lavoratori, specialmente nel settore sanitario. Con l’ordinanza n. 20602/2024, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una vertenza, confermando che il diritto al buono pasto non dipende meramente dalla durata del lavoro, ma dalla sua specifica articolazione che rende impossibile consumare il pasto al di fuori dell’orario di servizio.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Buono Pasto

Un infermiere, dipendente di un’Azienda Sanitaria Locale, aveva richiesto il riconoscimento del suo diritto a usufruire dei buoni pasto per il periodo compreso tra il 1° febbraio 2002 e il 31 dicembre 2008. La richiesta si riferiva specificamente ai turni di lavoro notturni, svolti dalle ore 20:00 alle ore 8:00 del mattino seguente.

Inizialmente, il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda del lavoratore. Tuttavia, la Corte d’Appello di Napoli aveva ribaltato la decisione, accogliendo il ricorso dell’infermiere. Secondo i giudici di secondo grado, la “particolare articolazione dell’orario di lavoro”, come previsto dal CCNL Sanità del 2001, giustificava il diritto al buono pasto anche per il turno notturno. Sebbene un accordo sindacale del 1996 limitasse il buono pasto alla fascia oraria 12:30/14:30, un successivo accordo del 2008 lo aveva esteso anche al personale notturno, riconoscendo di fatto una necessità preesistente.

L’Azienda Sanitaria ha quindi presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione della Corte d’Appello.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso dell’azienda inammissibile, confermando di fatto la decisione della Corte d’Appello e il diritto del lavoratore a ricevere i buoni pasto per i turni notturni svolti.

La decisione non è entrata nel merito della questione in senso stretto, ma si è basata su vizi procedurali del ricorso presentato dall’azienda. Questo, tuttavia, rende definitiva la sentenza di secondo grado e i principi in essa contenuti.

Le Motivazioni: Perché il buono pasto turno notturno è dovuto?

Le motivazioni della Cassazione si concentrano sulla scorretta impostazione del ricorso. I giudici hanno rilevato due principali carenze:

1. Mancanza di specificità: Il ricorso dell’azienda non riportava in modo adeguato i passaggi cruciali degli accordi sindacali del 1996 e del 2008, impedendo alla Corte di valutare correttamente la presunta erronea interpretazione da parte dei giudici d’appello. Il ricorso era generico e non rispettava i requisiti formali richiesti dall’art. 366 c.p.c.

2. Errata formulazione del motivo di ricorso: L’azienda lamentava un “omesso esame di un fatto decisivo”, ma in realtà stava semplicemente contestando il contrasto interpretativo tra la sentenza di primo grado e quella d’appello. La Cassazione ha ribadito che un mero disaccordo tra le decisioni dei giudici di merito non costituisce un valido motivo di ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 360, n. 5, c.p.c.

Di conseguenza, la motivazione sostanziale che resta valida è quella della Corte d’Appello: il diritto al buono pasto sorge quando la modalità di svolgimento del lavoro, come un lungo turno notturno, crea la necessità di consumare un pasto, a prescindere da accordi sindacali limitativi precedenti. L’accordo del 2008 viene visto come un riconoscimento di tale esigenza.

Le Conclusioni: Implicazioni per Lavoratori e Aziende

L’ordinanza della Cassazione offre importanti spunti di riflessione:

* Il diritto al buono pasto è legato all’organizzazione del lavoro: Non conta solo ‘quante’ ore si lavora, ma ‘come’. Un turno che si estende per l’intera notte e che scavalca l’orario convenzionale della cena genera il diritto al servizio mensa o al buono sostitutivo.
* L’importanza della corretta formulazione dei ricorsi: La decisione evidenzia come il successo di un ricorso in Cassazione dipenda in modo cruciale dal rispetto rigoroso delle norme procedurali. Errori nella formulazione possono portare all’inammissibilità, indipendentemente dalla fondatezza delle ragioni nel merito.
* Valore degli accordi sindacali: Gli accordi aziendali possono specificare e, come in questo caso, estendere i diritti previsti dal CCNL, e la loro interpretazione è fondamentale per definire i diritti dei lavoratori.

Il diritto al buono pasto per il turno notturno dipende solo dalla durata dell’orario di lavoro?
No, la decisione conferma che il diritto sorge dalla “particolare articolazione dell’orario di lavoro”, ovvero da come il turno è strutturato in modo da generare la necessità di un pasto, non semplicemente dalla sua durata.

Un accordo sindacale successivo può chiarire un diritto preesistente?
Sì. Sebbene un accordo del 2008 abbia esteso esplicitamente il diritto al turno notturno, la Corte d’Appello (la cui decisione è diventata definitiva) lo ha interpretato come un chiarimento di un principio già esistente, fondato sulla disciplina di legge e contrattuale precedente.

Perché il ricorso dell’azienda è stato dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile per motivi procedurali: era generico, non riportava correttamente i passaggi chiave degli accordi sindacali contestati e aveva errato nel formulare i motivi di ricorso, lamentando un semplice contrasto interpretativo tra sentenze invece di un vizio specifico previsto dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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