LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Azione individuale di responsabilità: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11325/2024, ha chiarito i confini dell’azione individuale di responsabilità del socio nei confronti dell’amministratore, anche in caso di fallimento della società. Il caso riguardava un socio che aveva subito un danno diretto a causa di una falsa annotazione contabile operata dall’amministratore, che aveva portato al rigetto della sua richiesta di ammissione al passivo fallimentare. La Suprema Corte ha stabilito che l’azione del socio per il risarcimento del danno subito personalmente è autonoma e distinta da quella spettante alla curatela fallimentare, rigettando il ricorso dell’amministratore e confermando la sua condanna.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Azione individuale di responsabilità: la Cassazione decide sulla tutela del socio

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 11325 del 29 aprile 2024 offre un importante chiarimento sulla tutela del singolo socio nei confronti dell’amministratore di una S.r.l. In particolare, la Suprema Corte ha delineato con precisione i confini e l’autonomia dell’azione individuale di responsabilità anche nel complesso scenario del fallimento societario, confermando che il socio, se direttamente danneggiato, non perde il suo diritto ad agire.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’azione legale promossa da un socio, detentore del 50% delle quote della Società Alfa S.r.l., nei confronti dell’altro socio e amministratore. L’accusa era di mala gestio, avendo l’amministratore compiuto una serie di atti lesivi sia per la società che per il socio stesso. Nello specifico, il socio lamentava un danno personale derivante dalla falsa iscrizione in bilancio del pagamento di un suo credito di circa 21 mila euro, maturato come agente di commercio.

Durante il giudizio di primo grado, la Società Alfa S.r.l. veniva dichiarata fallita. La curatela fallimentare si costituiva in giudizio per proseguire l’azione di responsabilità sociale, mentre il socio-creditore continuava la propria azione per il danno subito personalmente. Il Tribunale accoglieva parzialmente le domande, condannando l’amministratore a risarcire sia il Fallimento per la condotta distrattiva, sia il socio per il danno derivante dalla falsa annotazione contabile. La Corte d’Appello confermava la decisione, rigettando l’appello dell’amministratore.

La distinzione tra azioni e l’azione individuale di responsabilità

Il fulcro del ricorso per cassazione presentato dall’amministratore si basava sull’argomento secondo cui, a seguito del fallimento, solo la curatela sarebbe stata legittimata a proseguire qualsiasi azione di responsabilità. L’amministratore sosteneva che l’azione del socio, anche in qualità di creditore, dovesse essere dichiarata improcedibile.

La Suprema Corte ha respinto categoricamente questa tesi, evidenziando una distinzione fondamentale sancita dall’art. 2476 del codice civile:
1. Azione sociale di responsabilità: È l’azione che spetta alla società (e, in caso di fallimento, alla curatela) per i danni arrecati al patrimonio sociale. Il socio può promuoverla come sostituto processuale, ma l’eventuale risarcimento va a beneficio della società.
2. Azione dei creditori sociali: Anche questa, in caso di fallimento, è esercitata dalla curatela e mira a reintegrare il patrimonio sociale quando questo è divenuto insufficiente a soddisfare i creditori.
3. Azione individuale di responsabilità: È l’azione che spetta al singolo socio o a un terzo per i danni che sono stati direttamente causati al loro patrimonio personale da un atto illecito (doloso o colposo) dell’amministratore.

Nel caso di specie, il danno lamentato dal socio non era un mero riflesso della cattiva gestione del patrimonio sociale, ma un pregiudizio diretto e personale. La falsa annotazione del pagamento del suo credito aveva causato il rigetto della sua domanda di ammissione al passivo fallimentare, ledendo direttamente il suo diritto di credito.

Altri motivi di ricorso esaminati

L’amministratore aveva sollevato ulteriori motivi di ricorso, anch’essi rigettati. Tra questi, la contestazione sulla violazione delle norme in tema di responsabilità verso i creditori sociali (inammissibile, poiché si trattava di un’azione personale del socio) e la presunta assenza di un nesso causale tra la condotta e il danno, ritenuta dalla Corte una contestazione di merito non ammissibile in sede di legittimità. Infine, sono state respinte anche le censure relative alla regolamentazione delle spese processuali.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Corte di Cassazione è chiara e si fonda sull’autonomia dell’azione individuale di responsabilità. I giudici hanno specificato che, sebbene dopo il fallimento la curatela subentri nell’azione sociale di responsabilità, ciò non pregiudica il diritto del socio di proseguire un’azione diversa, già intentata, per un danno subito uti singulus (come singolo) e non uti socius (come socio). Il danno diretto, nel caso concreto, è stato individuato proprio nella falsa registrazione contabile che ha precluso al socio-creditore la possibilità di recuperare il suo credito nell’ambito della procedura fallimentare. La condotta dell’amministratore ha inciso direttamente sul patrimonio del socio, non solo su quello della società. Pertanto, l’azione del socio era pienamente legittima e procedibile, indipendentemente dall’intervento della curatela.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la tutela del singolo socio, confermando che il fallimento della società non estingue il suo diritto a chiedere conto all’amministratore per i danni diretti e personali subiti a causa di una gestione illecita. La decisione ribadisce che il sistema delle azioni di responsabilità è articolato per proteggere interessi diversi: il patrimonio sociale (tutela della società e dei creditori) e il patrimonio del singolo socio o del terzo. Questa autonomia garantisce che il socio, il cui patrimonio sia stato direttamente leso da un atto doloso o colposo dell’amministratore, possa ottenere un risarcimento, anche quando la società è ormai insolvente.

Quando un socio può agire direttamente contro l’amministratore anche se la società è fallita?
Un socio può agire direttamente contro l’amministratore, anche dopo il fallimento della società, se ha subito un danno diretto e personale al proprio patrimonio a causa di un atto doloso o colposo dell’amministratore. Questa azione (azione individuale di responsabilità) è autonoma e non viene assorbita da quella esercitata dalla curatela fallimentare a tutela del patrimonio sociale.

Che differenza c’è tra l’azione di responsabilità dei creditori sociali e l’azione individuale del socio?
L’azione di responsabilità dei creditori sociali (esercitata dalla curatela in caso di fallimento) mira a reintegrare il patrimonio della società quando questo è insufficiente a pagare i debiti. L’azione individuale del socio, invece, mira a risarcire un danno che ha colpito direttamente e specificamente il patrimonio del singolo socio, non un danno che è solo un riflesso della perdita subita dalla società.

Una semplice irregolarità contabile può causare un danno diretto a un socio?
Sì. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che la falsa annotazione contabile del pagamento di un credito vantato dal socio costituisse la causa diretta del danno, poiché ha portato al rigetto della sua domanda di ammissione al passivo fallimentare, impedendogli di recuperare quanto gli era dovuto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati