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Adozione piena: Cassazione salva i legami affettivi

In un caso di adozione piena di minori, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio di diritto fondamentale. Pur confermando che l’adozione recide i legami giuridici con la famiglia d’origine, ha chiarito che il giudice può e deve valutare, caso per caso, il preminente interesse del minore a conservare relazioni socio-affettive significative e positive con alcuni parenti. La decisione, emessa a seguito di un intervento della Corte Costituzionale, introduce una flessibilità cruciale, distinguendo tra il piano formale-giuridico e quello affettivo-relazionale, ponendo il benessere psicologico del bambino al centro di ogni valutazione.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Adozione Piena: La Cassazione Apre alla Conservazione dei Legami Affettivi

Con una decisione di straordinaria importanza, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’adozione piena non comporta necessariamente la recisione totale dei legami con la famiglia di origine. Pur rimanendo fermo il taglio dei vincoli giuridici, il giudice ha ora il potere di preservare le relazioni socio-affettive se ciò risponde al superiore interesse del minore. Questa ordinanza, la n. 12223/2024, segna una svolta nell’interpretazione della Legge 184/1983, ponendo al centro il benessere psicologico del bambino.

I Fatti del Caso: Una Vicenda Drammatica

La vicenda trae origine da una situazione tragica. La Corte d’Appello di Milano aveva dichiarato lo stato di adottabilità di due minori a causa dell’inidoneità della figura paterna, responsabile della morte della madre. Il tribunale, tuttavia, aveva ritenuto opportuno per il benessere psicologico dei bambini conservare i rapporti con alcuni parenti, in particolare i prozii paterni e la nonna materna, riconoscendo l’esistenza di una relazione significativa e di un legame utile a elaborare il trauma subito.

L’Adozione Piena e il Conflitto Giuridico

Contro questa decisione, la Procura Generale presso la Corte d’Appello ha proposto ricorso in Cassazione. Il motivo del contendere era l’articolo 27 della Legge 184/1983, che stabilisce come con l’adozione legittimante (o piena) “cessano i rapporti dell’adottato verso la famiglia di origine”. Secondo la Procura, la sentenza della Corte d’Appello aveva illegittimamente creato una forma ibrida di adozione, mescolando elementi dell’adozione mite con quelli dell’adozione piena, in contrasto con la chiara previsione normativa.

Le Motivazioni: L’Intervento della Corte Costituzionale e il Principio di Diritto

La Corte di Cassazione, riconoscendo la delicatezza e l’importanza della questione, aveva precedentemente sollevato un dubbio di legittimità costituzionale dell’art. 27 alla Corte Costituzionale. Quest’ultima, con la sentenza n. 183 del 2023, ha fornito la chiave di volta. Ha stabilito che l’assolutezza del divieto riguarda il legame giuridico, ma non quello affettivo. Il giudice, quindi, può e deve accertare se la prosecuzione di relazioni socio-affettive consolidate e positive con membri della famiglia d’origine realizzi il miglior interesse del minore. L’interruzione di tali legami, al contrario, potrebbe causare un ulteriore pregiudizio.

Sulla base di queste indicazioni, la Corte di Cassazione, pur dichiarando inammissibile il ricorso della Procura, ha enunciato un fondamentale “principio di diritto nell’interesse della legge” ai sensi dell’art. 363 c.p.c. Il principio afferma che: “L’art. 27, comma 3, della L. 184/1983, riguardante gli effetti dell’adozione piena o legittimante, non esclude che il giudice possa valutare in concreto il preminente interesse del minore a mantenere relazioni socio affettive con il nucleo parentale della famiglia di origine, attenendo la necessaria ed inderogabile recisione dei rapporti parentali, esclusivamente al piano delle relazioni giuridico formali”.

Le Conclusioni: Cosa Cambia in Pratica

Questa ordinanza rappresenta un’evoluzione fondamentale nel diritto di famiglia. Non si tratta di creare un nuovo tipo di adozione, ma di interpretare la normativa esistente in modo costituzionalmente orientato, mettendo al primo posto la tutela dell’identità e dello sviluppo psicologico del minore. La decisione introduce una flessibilità cruciale, consentendo ai giudici di non dover scegliere tra due estremi – il taglio netto di ogni radice o la rinuncia all’adozione piena – ma di poter costruire un progetto che, pur garantendo al bambino una nuova famiglia stabile, non lo privi di affetti importanti che costituiscono un tassello fondamentale della sua storia e della sua identità.

L’adozione piena taglia sempre ogni legame con la famiglia d’origine?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene i legami giuridici formali siano inderogabilmente recisi, il giudice può valutare di mantenere le relazioni socio-affettive significative se ciò corrisponde al preminente interesse del minore.

Qual è la differenza tra legami giuridici e legami socio-affettivi secondo la Corte?
I legami giuridici sono i rapporti formali di parentela (es. lo status di figlio o nipote) che vengono interrotti per legge con l’adozione piena. I legami socio-affettivi sono invece i rapporti personali e di affetto consolidati (es. con nonni o zii) che contribuiscono all’identità e al benessere psicologico del bambino.

Perché la Corte di Cassazione ha pronunciato questo principio anche se il ricorso era inammissibile?
Lo ha fatto “nell’interesse della legge” (ai sensi dell’art. 363 c.p.c.), una funzione che le permette di chiarire questioni giuridiche di particolare importanza per garantire un’interpretazione uniforme della legge e guidare le decisioni future di tutti i tribunali italiani in casi simili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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