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Fallimento, scritture private e contabili, regime probatorio

Relativamente al regime probatorio concernente le scritture private e scritture contabili astrattamente applicabile nei confronti di un imprenditore, ove sia successivamente intervenuto il suo fallimento, anche nei confronti del curatore, in proposito per quanto concerne l’art.

Pubblicato il 17 May 2013 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile

Relativamente al regime probatorio concernente le scritture private e scritture contabili astrattamente applicabile nei confronti di un imprenditore, ove sia successivamente intervenuto il suo fallimento, anche nei confronti del curatore, in proposito per quanto concerne l’art. 2710 c.c., si è reiteratamente affrontata la questione relativa all’efficacia probatoria astrattamente attribuibile ai libri bollati, vidimati e regolarmente tenuti nei rapporti tra imprenditori e in quelli fatti valere da un imprenditore nei confronti del curatore dell’intervenuto fallimento.

E’ da escludere la riferibilità del disposto dell’art. 2710 c.c. al curatore fallimentare, salvo che egli non fosse subentrato nella posizione sostanziale e processuale del fallito.

Più precisamente, la detta esclusione risulta incentrata sul condivisibile rilievo che il regime probatorio delineato dal citato art. 2710 c.c. opera soltanto fra imprenditori, in relazione a rapporti inerenti all’esercizio dell’impresa. Il curatore certamente non è un imprenditore e dunque, una volta escluso che la sua posizione sia quella successoria in un rapporto già facente capo al fallito, essendo viceversa a lui attribuibile esclusivamente la funzione di semplice gestore del patrimonio di quest’ultimo, ne deriva automaticamente l’inapplicabilità nei suoi confronti della disciplina probatoria.

Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 4213 del 20 febbraio 2013

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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