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Il principio di buona fede nei licenziamenti collettivi

Il principio di buona fede nei licenziamenti collettivi L’art. In mancanza di accordo i criteri in concorso tra loro vengono indicati direttamente dalla legge in carichi di famiglia, anzianità ed esigenze tecnico produttive ed organizzative.

Pubblicato il 07 August 2008 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Il principio di buona fede nei licenziamenti collettivi L’art. 5 della legge n. 223/1991 prevede che l’individuazione dei lavoratori da collocare in mobilità deve avvenire in relazione alle esigenze tecnico-produttive ed organizzative del complesso aziendale, nel rispetto dei criteri previsti da contratti collettivi stipulati con le organizzazioni sindacali. In mancanza di accordo i criteri in concorso tra loro vengono indicati direttamente dalla legge in carichi di famiglia, anzianità ed esigenze tecnico produttive ed organizzative.

Appare evidente dal tenore della norma che le esigenze tecnico produttive ed organizzative sono le stesse, sia in caso di accordo con le organizzazioni sindacali, sia in caso contrario.

L’imprenditore che abbia attribuito ad ogni dipendente un identico punteggio di professionalità, non può successivamente effettuare comparazioni in modo da sottrarre alla scelta i lavoratori di un reparto piuttosto che un altro, senza venire contra factum proprium, e quindi violando la regola di buona fede.

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, Sentenza n. 24044 del 20 novembre 2007

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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