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La rescissione del contratto

L’istituto in esame prende le mosse dall’ipotesi in cui, un atto contrattuale sia concluso sulla base di un vizio del consenso tale da determinare uno squilibro di posizioni tra i soggetti contraenti. Il riferimento normativo è riscontrabile nell’art.1447 c.c., norma che richiede, per la rescindibilità del contratto il verificarsi di due estremi: a) l’iniquità delle […]

Pubblicato il 15 November 2007 in Diritto Civile

L’istituto in esame prende le mosse dall’ipotesi in cui, un atto contrattuale sia concluso sulla base di un vizio del consenso tale da determinare uno squilibro di posizioni tra i soggetti contraenti. Il riferimento normativo è riscontrabile nell’art.1447 c.c., norma che richiede, per la rescindibilità del contratto il verificarsi di due estremi: a) l’iniquità delle condizioni contrattuali, elemento necessario tendente alla tutela sia della libertà contrattuale che della specifica libertà di evitare la stipula di contratti dannosi; b) necessità, nota alla controparte, di salvare sé o altri da un pericolo in atto; in quest’ultima ipotesi, merita precisare, che lo stato di pericolo attuale è escluso in caso di pericolo alle sole cose. La sproporzione della prestazione, tale da determinare una disparità sostanziale tra i contraenti, legittima il contraente danneggiato a proporre apposita domanda giudiziale di rescissione del contratto. Tuttavia ai fini dell’ammissibilità dell’azione generale di rescissione è necessario, che: a)la lesione ecceda la metà del valore che la prestazione eseguita o promessa della parte danneggiata aveva al tempo del contratto; cd: “laesio ultra dimidium” b)la lesione deve perdurare fino al tempo della proposizione della domanda giudiziale; c)sussista lo stato di bisogno. Questo non sempre coincide con l’assoluta indigenza o con una pressante esigenza di danaro, ma più precisamente è associato a quella specifica condizione psicologica derivante da difficoltà economiche tali da indurre il soggetto a porre in essere un atto negoziale. d)approfittamento consapevole da parte del contraente più avvantaggiato. Nel pronunciare la rescissione, il giudice, se lo ritiene opportuno, può assegnare un equo compenso all’altra parte per l’opera prestata. L’esercizio dell’azione di cui in parola, si prescrive in un anno dalla conclusione del contratto, decorso tale temine la rescindibilità del contratto non può essere opposta in via di eccezione. La legge può accordare al contraente contro il quale è opposta l’azione, la possibilità di evitarla offrendo una modificazione del contratto atta a ricondurlo ad equità. E’ questa una dichiarazione di volontà che può essere formulata sia in via giudiziale che stragiudiziale. Nella prima ipotesi, ci si trova di fronte ad una vera è propria domanda giudiziale le cui modificazioni possono sia essere attuate su espressa richiesta della parte istante che riammesse alla volontà dell’organo giudicante. Nella seconda ipotesi, invece, ci si trova di fronte ad una “proposta contrattuale”che accettata dalla controparte da vita ad un nuova contratto, modificativo di quello oggetto di rescissione. Merita infine rilevare, che per espressa previsione codicistica, non possono essere rescissi per causa di lesione i cd “contratti aleatori”, che per natura già sono soggetti ad un alto rischio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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