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Codice Penale

Condizione risolutiva o sospensiva

Le parti, nella loro autonomia contrattuale, possono pattuire una condizione risolutiva o sospensiva nell’interesse esclusivo di uno soltanto dei contraenti. A tal fine occorre una espressa clausola contrattuale che ne disponga, o quantomeno, un insieme di elementi che siano idonei ad indurre il convincimento che si tratti di una condizione alla quale l’altra parte non abbia alcun interesse.

Pubblicato il 04 March 2007 in Contratti, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Non configura una illegittima condizione meramente potestativa la pattuizione che fa dipendere dal comportamento, adempiente o meno, della parte l’effetto risolutivo del negozio, e ciò non solo per l’efficacia (risolutiva e non sospensiva) del verificarsi dell’evento dedotto in condizione, ma anche perché tale clausola, in quanto attribuisce il diritto di recesso unilaterale dal contratto, il cui esercizio è rimesso a una valutazione ponderata degli interessi della stessa parte, non subordina l’efficacia del medesimo a una scelta meramente arbitraria della stessa.

Le parti, nella loro autonomia contrattuale, possono pattuire una condizione risolutiva o sospensiva nell’interesse esclusivo di uno soltanto dei contraenti.

A tal fine occorre una espressa clausola contrattuale che ne disponga, o quantomeno, un insieme di elementi che siano idonei ad indurre il convincimento che si tratti di una condizione alla quale l’altra parte non abbia alcun interesse.

Ne consegue che la parte contraente, nel cui interesse è posta la condizione, ha la facoltà di rinunziarvi sia prima che dopo l’avveramento od il non avveramento di essa, senza che la controparte possa comunque ostacolarne la volontà.

La giurisprudenza ha più volte statuito che l’accertamento del giudice del merito in ordine agli elementi che caratterizzano l’accertamento della volontà delle parti in relazione al contenuto di un certo contratto e la valutazione delle prove si traducono in una indagine di fatto riservata al giudice di merito, sicché le relative valutazioni sono censurabili in sede di legittimità solo per vizi di motivazione e, per quanto concerne i contratti, per violazione dei canoni legali di interpretazione.

Cassazione Civile, Seconda Sezione, Sentenza n. 24299 del 13 novembre 2006

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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