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Tutela della salute, giurisdizione

La protezione che l’ordinamento vigente appresta al titolare del diritto alla salute si estrinseca sia nel vietare agli altri consociati di tenere comportamenti che contraddicano il diritto, sia nel sanzionare gli effetti lesivi della condotta illecita, obbligando il responsabile al risarcimento del danno. Il diritto alla salute, infatti, appartiene a quella categoria di diritti che […]

Pubblicato il 17 November 2006 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

La protezione che l’ordinamento vigente appresta al titolare del diritto alla salute si estrinseca sia nel vietare agli altri consociati di tenere comportamenti che contraddicano il diritto, sia nel sanzionare gli effetti lesivi della condotta illecita, obbligando il responsabile al risarcimento del danno. Il diritto alla salute, infatti, appartiene a quella categoria di diritti che non tollerano interferenze esterne che ne mettano in discussione l’integrità. Anche la Corte Costituzionale ha dichiarato che, in tema di lesione della salute umana, è possibile il ricorso all’art. 2043 c.c. sia sotto la forma della reintegrazione del patrimonio del danneggiato, sia sotto quello della prevenzione dell’illecito (sentenza 30 dicembre 1987 n. 641). Il diritto alla salute, che l’art. 32 della Costituzione espressamente proclama come fondamentale diritto dell’individuo, da tempo ha perduto la valenza assicurativa – corporativa propugnata nei primi anni dell’entrata in vigore della Carta costituzionale e da parte della categoria dei diritti sociali a valenza erga omnes o della categoria dei diritti assoluti della personalità, acquistando, secondo la nuova prospettiva, il titolo per influire sulle relazioni private e limitare l’esercizio dei pubblici poteri. Il carattere di assolutezza del diritto alla salute e la sua elaborazione sul versante dei rapporti intersoggettivi ha trovato riscontro sia nell’affermazione che esso è sovrastante all’amministrazione di guisa che questa non ha alcun potere, neppure per motivi di interesse pubblico specialmente rilevante, non solo di affievolirlo, ma neanche di pregiudicarlo nel fatto indirettamente, perché, incidendo in un diritto fondamentale, la pubblica amministrazione agisce nel fatto, dal momento che, non essendo giuridicamente configurabile un suo potere in materia, esso per il diritto non provvede, ma esplica comunque e soltanto attività materiale illecita. Nelle controversie che hanno per oggetto la tutela del diritto alla salute non vale, quindi, il richiamo alla posizione di preminenza della funzione della pubblica amministrazione, la quale, invece, è priva di qualunque potere di affievolimento delle posizioni soggettive valutate come assolute dall’ordinamento. La domanda di risarcimento del danno proposta da privati nei confronti della pubblica amministrazione o dei suoi concessionari per conseguire il risarcimento dei danni alla salute, in definitiva, è devoluta al giudice ordinario. Cassazione Civile, Sezioni Unite, Sentenza n. 23735 dell’8 novembre 2006

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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