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Sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza

La condotta contemplata dall’art. 186 del codice della strada, consistente nella guida di autoveicolo in stato di ebbrezza costituisce un fatto penalmente rilevante, cui consegue, quale sanzione amministrativa accessoria, la sospensione della patente di guida. Pertanto, esula dall’ambito del procedimento disciplinato dalla legge n. 689 del 1981, e dei relativi poteri del giudice di pace, […]

Pubblicato il 23 October 2006 in Codice della strada, Giurisprudenza Civile

La condotta contemplata dall’art. 186 del codice della strada, consistente nella guida di autoveicolo in stato di ebbrezza costituisce un fatto penalmente rilevante, cui consegue, quale sanzione amministrativa accessoria, la sospensione della patente di guida. Pertanto, esula dall’ambito del procedimento disciplinato dalla legge n. 689 del 1981, e dei relativi poteri del giudice di pace, l’annullamento del verbale di accertamento della esistenza del reato ipotizzato nel verbale stesso, essendo, invece, limitata la competenza del predetto giudice alla verifica della legittimità della sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida, e, quindi, all’accertamento della sussistenza del fatto contestato solo nei limiti in cui tale accertamento sia funzionale alla valutazione della sussistenza dei presupposti per l’applicazione della sanzione amministrativa. Pertanto, a tale scopo, l’opposizione dell’interessato non può essere rivolta nei confronti del verbale di accertamento, che, al di fuori dell’ambito delle sanzioni amministrative pecuniarie – in relazioni alle quali è idoneo ad assumere valore di titolo esecutivo ed è perciò direttamente impugnabile ex. art. 204 del codice della strada – costituisce un mero atto interno nel procedimento di irrogazione di una sanzione amministrativa, e, che, quanto alla contestazione del reato di guida in stato di ebbrezza, non potrebbe, attraverso la impugnazione innanzi al giudice di pace, essere privato della sua rilevanza. Ne consegue la inammissibilità della opposizione proposta avverso il verbale di accertamento del reato di cui all’art. 186 del codice della strada, implicante l’adozione della predetta sanzione amministrativa accessoria, opposizione proponibile invece, solo nei confronti del provvedimento prefettizio che abbia comminato tale sanzione. Con riferimento al rapporto tra i rimedi proponibili nel caso di violazioni del codice della strada integranti illecito penale al quale accede una sanzione amministrativa accessoria, la Suprema Corte, prosegue, che in tema di sanzioni amministrative per violazione delle norme del codice della strada, l’obbligo di contestazione immediata della violazione, imposto dagli artt. 200 di detto codice e dell’art. 385 del relativo regolamento – disposizioni contenute nella sezione prima del capo primo del titolo sesto dei predetti codice e regolamento, espressamente riferite alle sanzioni pecuniarie conseguenti ad illeciti amministrativi – non è applicabile alle violazioni che integrino gli estremi di un reato, alle quali accede una sanzione amministrativa non pecuniaria (nel caso di specie guida in stato di ebbrezza con conseguente provvedimento prefettizio di sospensione della patente ex. artt. 186 e 223, terzo comma c.d.s.), la cui maggiore gravità alla quale corrisponde generalmente anche una maggiore complessità ed una minore immediatezza nell’attività di accertamento, ha suggerito di non porre a carico degli organi deputati alla contestazione un onere analogo a quello previsto in caso di infrazioni rilevanti solo sul piano amministrativo e sanzionate solo pecuniariamente. Né tale scelta legislativa presta il fianco a dubbi di illegittimità costituzionale, avuto riguardo alla obiettiva diversità delle infrazioni di cui si tratta e tenuto conto che il diritto di difesa del preteso trasgressore è pienamente tutelato dalla necessità della contestazione della infrazione, ancorché non necessariamente immediata, e dalla possibilità dello stesso di esperire contro il provvedimento sanzionatorio i rimedi giurisdizionali previsti dalla legge. Per quanto riguarda, in particolare, il provvedimento di sospensione della patente di guida ex. art. 223 del codice della strada, si è chiarito che lo stesso ha natura cautelare e trova giustificazione nella necessità di impedire nell’immediato, prima ancora che sia accertata la responsabilità penale, che il conducente del veicolo, nei cui confronti sussistono fondati elementi di un’evidente responsabilità in ordine ad eventi lesivi dell’incolumità altrui, continui una condotta che può arrecare pericolo ad altri. E proprio in relazione alla funzione cautelare del provvedimento prefettizio di sospensione della patente di guida è sorto contrasto nella giurisprudenza della Cassazione circa la necessità che detto provvedimento debba essere adottato in tempi compatibili e coerenti che con la funzione stessa, ovvero se possa essere adottato senza limitazioni di tempo. E proprio in considerazione della finalità cautelare del provvedimento di sospensione o di revoca della patente ex. art. 223 codice della strada, la Suprema Corte, dopo aver rilevato che la citata disposizione, nel prevedere che il Prefetto possa adottare la sospensione provvisoria della patente di guida, richiede, ai fini della emissione di tale provvedimento, la sussistenza di fondati elementi di una evidente responsabilità, ha affermato che in sede di opposizione si impone la valutazione in ordine alla presenza, nel caso di specie, di detti presupposti, cui il giudice del merito non può sottrarsi, limitando il proprio esame alla regolarità formale della misura adottata. In considerazione della previsione normativa richiamata, si è inoltre chiarito che il controllo sul provvedimento di sospensione non può essere contenuto nella verifica circa la presenza del fumus, ma richiede la concreta ed oggettiva sussistenza delle condizioni richieste dalla legge sulla base delle risultanze processuali. Del resto, si è osservato, il provvedimento provvisorio, proprio perché necessariamente preventivo rispetto all’applicazione della sanzione accessoria della sospensione della patente da parte del giudice penale o dello stesso Prefetto (in caso di estinzione o di improcedibilità del reato connesso alla violazione del codice della strada), conserva una sua autonomia sul piano della finalità in quanto volto a tutelare con immediatezza la incolumità e l’ordine pubblico, impedendo al conducente che si è reso responsabile di alcuni reati inerenti alla circolazione di continuare nella guida, ritenuta potenzialmente pericolosa. Si giustifica, conseguentemente, in tal modo la necessità di una altrettanta autonoma valutazione sulla presenza dei richiamati presupposti. Cassazione Civile, Sezione Prima, Sentenza n. 18617 del 28 agosto 2006

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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