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Controversie locazione, citazione in luogo del ricorso

Qualora l’opposizione contro un decreto ingiuntivo emesso in relazione ad un credito la cui deduzione in giudizio secondo le regole della cognizione piena dovrebbe avvenire con il rito del lavoro o locativo, venga introdotta non già con ricorso ai sensi dell’art. 420 c. p. c. e provveda ad una nuova notificazione nei confronti dell’opposto, salva la necessità della notificazione del provvedimento di cambiamento del rito all’opposto, ove egli sia rimasto contumace in applicazione dei principi affermati dalla Corte Costituzionale n. 14 del 1977.

Qualora l’opposizione contro un decreto ingiuntivo emesso in relazione ad un credito la cui deduzione in giudizio secondo le regole della cognizione piena dovrebbe avvenire con il rito del lavoro o locativo, venga introdotta non già con ricorso ai sensi dell’art. 415 c.p.c., depositato nella cancelleria del giudice che emise il decreto nel termine di cui al primo comma dell’art. 641 c.p.c. (ricorso al quale dovrebbe seguire il decreto di fissazione dell’udienza di discussione e la notificazione, a cura della parte, del ricorso e del decreto con il rispetto del termine minimo per la comparizione di cui al quinto comma dell’art. 415 c.p.c.), bensì con citazione, questa tiene luogo del tempestivo deposito del ricorso, ai fini dell’ammissibilità dell’opposizione, qualora alla sua notificazione sia seguita l’iscrizione a ruolo ed il suo deposito nel detto termine, perché in tal modo la forma dell’opposizione, ancorché erronea, non ha impedito il raggiungimento dello scopo dell’atto ai fini della tempestività dell’opposizione. In tal caso, il giudice dell’opposizione deve dar corso d’ufficio al cambiamento del rito ai sensi dell’art. 426 c.p.c. e non è necessario, ai fini dell’ammissibilità dell’opposizione, che l’opponente insti per l’emanazione di un decreto di fissazione dell’udienza ai sensi dell’art. 420 c.p.c. e provveda ad una nuova notificazione nei confronti dell’opposto, salva la necessità della notificazione del provvedimento di cambiamento del rito all’opposto, ove egli sia rimasto contumace in applicazione dei principi affermati dalla Corte Costituzionale n. 14 del 1977.

Cassazione Civile, Sezione Terza, Sentenza n. 797 del 15 gennaio 2013

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