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Provvedimento ablativo, incremento patrimoniale ingiustificato

Il provvedimento ablativo deve essere limitato al valore del bene, proporzionato all’incremento patrimoniale ingiustificato per il reimpiego in esso effettuato di profitti illeciti.

Pubblicato il 20 March 2009 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

A norma dell’art. 2-ter, legge 575/1965 il sequestro e la confisca non possono indiscriminatamente colpire tutti i beni di coloro che sono sottoposti a misure di prevenzione personali, bensì solo quelli che si ha motivo di ritenere frutto di attività illecite o che ne costituiscano il reimpiego, se non si pongono problemi nel caso in cui il bene, per intero e nel suo complesso, risulti ab origine acquisito al patrimonio del soggetto per effetto diretto o mediato di provenienza da attività illecite, esiste, invece, la necessità di stabilire i limiti di operatività dell’effetto ablativo nell’ipotesi in cui il reimpiego del denaro, proveniente da fonte sospetta di illiceità penale, avvenga mediante addizioni, accrescimenti, trasformazioni o miglioramenti di beni già nella disponibilità del soggetto medesimo, in virtù di pregresso acquisto del tutto giustificato da dimostrato titolo. In quest’ultima ipotesi, il provvedimento ablativo deve essere rispettoso del generale principio di equità e , per non contrastare il principio costituzionale di cui all’art. 42 Cost., non può coinvolgere il bene nel suo complesso, ma, nell’indispensabile contemperamento delle generali esigenze di prevenzione e difesa sociale con quelle di garanzia della proprietà privata, deve essere limitato al valore del bene, proporzionato all’incremento patrimoniale ingiustificato per il reimpiego in esso effettuato di profitti illeciti: il che si realizza mediante la confisca della quota ideale del bene, rapportata al maggior valore assunto per effetto del reimpiego e valutata al momento della confisca.

Cassazione Penale, Sezione Prima, Sentenza n. 33479 del 4 luglio 2007 – depositata il 28 agosto 2007

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