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Codice Penale

Il delitto di “millantato credito”

Art. 346 C.P. : “ Chiunque millantando credito presso un pubblico ufficiale o presso un pubblico impiegato che presti un pubblico servizio, riceve o fa dare o fa promettere, a sè o ad altri, denaro o altra utilità, come prezzo della propria mediazione verso il pubblico ufficiale o impiegato, è punito con la reclusione da […]

Pubblicato il 17 February 2008 in Diritto Penale

Art. 346 C.P. : “ Chiunque millantando credito presso un pubblico ufficiale o presso un pubblico impiegato che presti un pubblico servizio, riceve o fa dare o fa promettere, a sè o ad altri, denaro o altra utilità, come prezzo della propria mediazione verso il pubblico ufficiale o impiegato, è punito con la reclusione da un anno a cinque anni e con la multa da euro 309 a euro 2.065. La pena è della reclusione da due a sei anni e della multa da euro 516 a euro 3.098, se il colpevole riceve o fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra utilità, col pretesto di dover comprare il favore di un pubblico ufficiale o impiegato, o di doverlo remunerare”. Integra dunque, la fattispecie in esame, la condotta di chi, per vanteria ostenti la conoscenza di pubblici ufficiali o impiegati in pubblico servizio, che vengono fatti apparire quali persone avvicinabili a favorire interessi privati a danno di quelli pubblici. Il delitto si configura altresì, allorquando, il credito vantato dall’agente, pur essendo realmente sussistente, venga dallo stesso ingigantito, al fine di ingenerare la convinzione di essere in grado di influire in favore dell’interessato sulle determinazione di chi opera nel settore pubblico in qualità di ufficiale o impiegato. Da una analisi della norma summenzionata ne scaturisce una sostanziale differenza tra l’ipotesi prevista dal 1° comma e quella invece prevista dal 2° comma, ravvisabile non già nell’oggettiva destinazione del danaro, ma nella diversa rappresentazione della destinazione delle cose che l’agente fa al soggetto passivo del reato e cioè: nella prima ipotesi farsi promettere e consegnare denaro o altra utilità quale obbligo di mediazione presso il pubblico ufficiale; nella seconda ipotesi promettere la corruzione di quest’ultimo. Soggetto passivo o offeso del reato in parola, è lo Stato e quindi la Pubblica amministrazione, mentre il pubblico ufficiale o l’impiegato di un pubblico servizio è da intendersi danneggiato per quanti concerne il nocumento subito dalla sua persona. Bene- interesse tutelato va ravvisato nel “prestigio della pubblica amministrazione”. Infine, relativamente agli istituti processuali ne consegue. • competenza: Tribunale monocratico; • procedibilità: d’ufficio; • arresto: facoltativo; • fermo: non consentito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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